Lo scrittore algerino Boualem Sansal è libero.
Grande il sollievo ma soprattutto in… Francia.
di Karim Metref (*)
Rimbalza sui media di tutto il mondo la notizia della liberazione dello scrittore Boualem Sansal. La misura di grazia, richiesta personalmente dal presidente della Repubblica tedesca, è stata concessa dal presidente algerino Abdelmadjid Tebboune e ha suscitato grande entusiasmo in Francia e in Europa. Ad Algeri, invece, la notizia è stata accolta con indifferenza: sono altri i prigionieri di opinione di cui la società algerina attende la liberazione.
Boualem Sansal, nato nel 1946, è uno scrittore algerino di lingua francese. Ex ingegnere, insegnante e ricercatore in fisica, ha ricoperto incarichi di alto livello al Ministero dell’Industria algerino, prima di farsi conoscere con il suo primo romanzo, Le serment des barbares, pubblicato nel 1999 da Gallimard in Francia. Il successo fu immediato, e da allora Sansal ha firmato numerose opere, quasi tutte premiate. Tra i suoi riconoscimenti più prestigiosi il Grand Prix de la Francophonie dell’Académie française.
La Francia lo adora, considerandolo una voce coraggiosa; ma il suo successo è dovuto anche (soprattuto?) al fatto che conferma certi sentimenti dominanti nella società francese contemporanea — diffidenza verso l’islam, ostilità verso l’Algeria e filosionismo. In patria, invece, Sansal è stato inizialmente apprezzato per la qualità della scrittura e per aver osato criticare l’integralismo islamista durante la guerra civile, restando a vivere in Algeria. Tuttavia, le sue posizioni sempre più vicine ai circoli della destra francese e del sionismo internazionale lo hanno reso progressivamente impopolare.
Nel novembre 2024, al suo arrivo ad Algeri, è stato arrestato per “minaccia all’unità nazionale” dopo aver rilasciato un’intervista in cui sosteneva tesi care all’ultranazionalismo marocchino, affermando che alcune regioni dell’Algeria occidentale appartenessero storicamente al Marocco. Condannato a cinque anni di carcere nel marzo 2025, Sansal è diventato in Occidente il simbolo della repressione della libertà d’espressione in Algeria — mentre, nello stesso tempo, centinaia di dissidenti di ogni estrazione languono nelle carceri algerine senza alcun sostegno internazionale.
Il 12 novembre 2025, dopo forti pressioni diplomatiche, il presidente Tebboune ha accolto la richiesta diretta del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, concedendo a Sansal la grazia presidenziale. L’autore, 76 anni, è stato liberato per motivi umanitari e trasferito in Germania per cure mediche.
Il “caso Sansal” era diventato ingombrante per il governo algerino: l’altisonante accusa di “alto tradimento” non bastava a riempire un fascicolo d’accusa vuoto. Lo scrittore non ha fatto altro che esprimere opinioni: discutibili o condivisibili, ma non tali da giustificare una condanna in linea con il diritto nazionale e internazionale. Tuttavia, ciò che non crea problemi per decine di anonimi detenuti d’opinione diventa imbarazzante quando il prigioniero è una celebrità internazionale.
Rispondere alla richiesta del presidente tedesco, e non a quelle provenienti dalla Francia, è stata una mossa strategica: il governo algerino si è liberato di un detenuto ingombrante e, al tempo stesso, ha inflitto uno schiaffo diplomatico a Parigi.
“Grande sollievo in Francia”, titola il quotidiano El Watan, sottolineando come la liberazione di Sansal entusiasmi l’Occidente più che la società algerina, che lo accoglie con indifferenza. Lo scrittore ha perso ogni popolarità nel suo Paese, tranne che presso una ristretta cerchia di borghesia francofila. Le opposizioni, tuttavia, hanno sempre denunciato il suo arresto come una violazione della libertà di espressione.
Intanto, mentre si concedeva la grazia al “vecchio scrittore francofilo”, un giovane poeta, Mohamed Tadjadit — noto come “il poeta del Hirak”, il movimento popolare pacifico nato nel 2019 — è stato condannato a cinque anni per “apologia del terrorismo”. Ma di questo, al mondo, non sembra importare.
(*) ripreso da Anbamed.it
