Lo Stato svuotato e il modello-mafia
di Mario Sommella (*)
- Un monito contemporaneo: l’estremismo liberista e il “modello mafia”
Stefano Levi Della Torre lancia un avvertimento attuale: l’estremismo liberista, esemplificato da figure come Trump o Bolsonaro, tende alla privatizzazione radicale dello Stato, trasformando il modello “anti-Stato” della mafia in una forma istituzionale. Non è solo il passaggio da comitati d’affari a cricche dominanti – è la sostituzione del pubblico col privato, dove il criterio dell’affiliazione mafiosa sostituisce la cittadinanza.
Analisi analoghe emergono da altri osservatori: un commento definisce l’operato di Trump come un «mafia state», denunciando comportamenti criminali normali nel governo statunitense. Altri lo definiscono addirittura «mafia imperialism», poiché usa la forza, il condizionamento e la coercizione nelle relazioni internazionali, anziché diplomazia o regole riconosciute.
- Contesto storico e analogie filosofiche
2.1 La grande trasformazione e la reazione antitetica
Karl Polanyi, ne «La grande trasformazione», descrive il “doppio movimento”: il primo è l’affermazione del liberismo che autoscioglie l’economia nel mercato; il secondo è la reazione difensiva che attiva la società contro la mercificazione totale. La tesi di Levi Della Torre sembra richiamare una forma estrema di quel movimento: la dissoluzione del pubblico in favore del privato, con il potere economico che logora lo Stato dall’interno.
2.2 Corporatocrazia e capitalismo clientelare
In parallelo, il fenomeno della corporatocrazia descrive come poteri privati, grandi corporazioni o lobby, esercitino decisioni pubbliche, favorendo deregolamentazione, privatizzazione e privilegi a scapito della collettività. È un capitalismo di connivenza o cliente capitalismo che spinge verso la privatizzazione strutturale dello Stato, confinando il ruolo pubblico alle funzioni repressive o formali.
- Dalla teoria alla pratica politica
3.1 Privatizzazione dello Stato e retorica individualistica
Nei Paesi democratici occidentali si osserva un calo della partecipazione e fiducia pubblica, un aumento delle disuguaglianze e una crescente fiducia nel privato. L’individualismo di massa spinge verso una morale privatistica – “ognuno per sé” – che si traduce in consenso politico per chi promette di ridurre l’intervento pubblico, contribuendo alla delegittimazione dello Stato e alla sua privatizzazione.
3.2 Bande al posto dei partiti
Levi Della Torre descrive come attorno a potentati finanziari nascano “bande” – lobby, clientele, network personali – che operano parallelamente e spesso in conflitto con le istituzioni rappresentative. Profitto e affiliazione sostituiscono la delega ideologica o programmatica: si privatizza la spesa pubblica, si infiltrano le istituzioni, si personalizza la politica attraverso leader-carismatici, proprio come in un’organizzazione mafiosa.
3.3 Lo scontro pubblico-privato e la magistratura
Si accentua lo scontro tra governance privatistica e giurisdizione pubblica. Chi detiene potere privato tende a delegittimare la magistratura, che rappresenta l’universalismo e il controllo legale. Non si tratta più di divergenze istituzionali isolate, ma di due sistemi contrapposti: potere privato vs legalità pubblica.
- Confronti storici e attuali
4.1 Fascismo contro mafia e opposto liberismo
Il fascismo voleva costruire uno Stato potente, non distruggerlo: combatteva la mafia perché rivale del potere statale. Al contrario, il modello che descrive Levi Della Torre è il liberismo che distrugge lo Stato dall’interno, affermando il primato del privato a scapito del potere pubblico.
4.2 Precedenti italiani: Berlusconi e l’“esibizione grottesca”
Secondo l’autore, Berlusconi è stato un emblema precoce di questa dinamica: dagli scandali individuali alle leggi ad personam, fino al rapporto morboso con il potere mafioso. Quel suo stile politico – personalizzato, mediatico, violento verso la sfera pubblica – è ripreso da dirigenti simili a Trump, Orban, Putin o Netanyahu.
4.3 La mafia imprenditrice e l’infiltrazione economica
Studi accademici evidenziano come la mafia non sia solo violenza: è una struttura imprenditoriale, capace di infiltrarsi legalmente nell’economia, e di creare sistemi paralleli di potere economico con gerarchie e regole ferree. La mafia come ordine privato concorrente allo Stato legale.
- Approfondimento: l’infiltrazione economica della mafia nella “legale” economia
5.1 Mafia come investimento sistemico nel tessuto economico-legale
La mafia ha colonizzato la cosiddetta economia legale, usando crisi come la pandemia per prendere il controllo di imprese lecite attraverso compravendite societarie opache e intestazioni fiduciarie. Settori come costruzioni, rifiuti e servizi pubblici sono i più vulnerabili alla penetrazione mafiosa, trasformando aziende in veicoli di riciclaggio e potere privato.
5.2 Dal reato violento alla frode “bianca”
Secondo Reuters, l’orientamento mafioso si è spostato da estorsioni e omicidi verso frodi fiscali, evasione e truffe sui fondi post COVID o dell’UE, dove le pene sono più lievi rispetto ai reati tradizionali. La ‘Ndrangheta cresce nell’emissione di fatture false e nei fallimenti pilotati, danneggiando lo Stato in modo sistematico.
5.3 Il controllo delle amministrazioni locali
Molti Comuni italiani, soprattutto in Calabria e Puglia, sono stati sciolti per mafia a causa dell’infiltrazione nei bilanci e negli appalti. Modelli di machine learning permettono oggi di prevedere quali Comuni rischiano di cadere sotto influenza mafiosa, consentendo interventi preventivi.
5.4 Impatti economici diretti e a lungo periodo
Studi sul commissariamento dei Comuni (CCDs) mostrano effetti positivi: aumento dell’occupazione formale (+17 %), rinnovamento della classe politica (più giovani e donne) e maggiore trasparenza. Ciò conferma che ridurre l’influenza mafiosa produce crescita economica reale.
5.5 Ecomafia e dominio ambientale
Il giro d’affari dell’“ecomafia” in Italia ha toccato circa 8,8 miliardi di euro nel 2023, con traffici illeciti di rifiuti e abusi edilizi. Anche qui la mafia si maschera da economia “legale”, inserendosi in appalti e settori pubblici strategici.
- Implicazioni e scenari futuri
Privato vs pubblico – Lo Stato diventa apparato formale, mentre il potere reale è privato e affiliativo
Politica personalistica – Leader come boss che impongono accordi e vincoli personali
Legittimità democratica – Viene sostituita dalla logica clientelare, affiliazione al posto della cittadinanza
Democrazia in crisi – Il sistema democratico perde efficacia di fronte a poteri non controllabili democraticamente
- Conclusione: un allarme politico e culturale
Il modello-mafia non è più un’anomalia criminale sotto lo Stato, ma un possibile sbocco politico per un mondo in cui il liberalismo estremo privatizza progressivamente la sfera pubblica. È un processo che trasforma vittime in affiliati, cittadini in clienti, istituzioni in facciata.
Contrastare questo fenomeno non significa solo reprimere reati criminali tradizionali, ma ripristinare trasparenza, partecipazione pubblica, regole efficaci contro la frode, e intervenire preventivamente nelle amministrazioni vulnerabili.
L’allarme lanciato da Levi Della Torre è chiaro: se non si rafforza lo spirito pubblico, lo Stato rischia una mutazione genetica, svuotato e indossato da poteri privati come un guscio morto.
FONTI
• Stefano Levi Della Torre, Per il futuro dello Stato il modello della mafia, Parole Libere, 4 agosto 2025
• Karl Polanyi, La grande trasformazione
• Reuters, Italy’s white-collar mafia is making a business killing (2024)
• CEPR, How machine learning is aiding the fight against mafia infiltration in Italy (2023)
• NBER, The Economic Effects of Anti-Mafia Commissions in Italy (2024)
• Legambiente, Rapporto Ecomafia 2023
• Gurciullo, Network analysis of mafia infiltration (arXiv, 2014)
• AP News, Mafia infiltration in Puglia municipalities (2024)
(*) ripreso da «Un blog di Rivoluzionari Ottimisti. Quando l’ingiustizia si fa legge, ribellarsi diventa un dovere»: mariosommella.wordpress.com
LE IMMAGINI – scelte dalla redazione della “bottega” – sono di VAURO (qui sopra) e di BENIGNO MOI.