Astronomia: parole, gorgheggi, pennellate…
… e volteggi sul pianeta Mercurio.
di Maria Teresa Messidoro (*)
Parole. «Parlami, parlami parlami/chiudo gli occhi un poco e ti ascolto/abbiamo attraversato dormienti boschi/ e abbiamo volato sopra mari e continenti». Chissà se la poeta bulgara Elisaveta Bagryana poteva immaginare che il suo nome sarebbe stato dato a un cratere sul pianeta Mercurio. Sicuramente visse circondata dalle parole, quelle che scrisse ventenne nei suoi primi poemi pubblicati, Perché e Canto notturno, quelle che regalò a diversi giornali e riviste dopo la Prima guerra mondiale grazie ai suoi articoli, quelle che utilizzò nei libri per l’infanzia, quelle che le permisero di scrivere altri libri, tutti con un’ottica di genere. Ricevette tre nomination per il Premio Nobel per la letteratura negli anni Quaranta, mentre nel 1969 vinse una medaglia d’oro dell’Associazione Nazionale di Poeti a Roma. Insieme a Dora Gabe viene considerata una delle figure di spicco della letteratura femminile bulgara. Una punta sull’isola Greenwich, nelle Isole Shetland Meridionali in Antartide, porta il suo nome, così come l’asteroide 4400, scoperto nel 1985: dal freddo più intenso allo spazio del nostro sistema solare si possono dunque ascoltare le sue parole.

Pennellate. Colori pastello, corpi morbidi, drappeggi spigolosi: sono le caratteristiche dei quadri dipinti da Maria De Dominici, pittrice e scultrice prima ancora che terziaria carmelitana. Nata in una cittadina dell’isola di Malta nel 1645, era figlia dell’orefice di fiducia dei Cavalieri di Malta, discendente di quel gruppo di siciliani che parteciparono nel 1091 all’invasione dell’isola da parte di Ruggero I della contea di Sicilia per porre fine al dominio arabo. Nel 1530, inoltre, Malta venne concessa ai Cavalieri di San Giovanni dall’imperatore Carlo V fino al XIX secolo, con uno scambio fecondo di culture e di lingue. Maria visse dunque in un ambiente ricco di stimoli anche artistici: fu sorella e zia di pittori, lei stessa allieva del pittore Mattia Preti. Sicuramente si ribellò all’idea di sposarsi per sottomettersi al marito e occuparsi solo di faccende domestiche e di prole: scelse perciò il convento, trasformando i voti di castità e obbedienza in uno strumento per esprimersi liberamente su tele e con sculture, determinata a superare i limiti a quel tempo imposti alle donne. I rari testi che parlano di lei la descrivono come una persona focosa, determinata, testarda e audace. Morì a soli cinquantotto anni, in un convento a Roma, il che le impedì di raggiungere la maturità come maestra della pittura e di produrre altre opere. Oltre a un cratere su Mercurio, una strada della cittadina maltese di Santa Lucia porta il suo nome, un omaggio all’essere stata la prima artista donna dell’isola.

Gorgheggi. «Non so se sono diavolo o santo/so solo che quando ti sento/sento nell’anima un tormento/non so nemmeno più dove sto/se in paradiso o all’inferno/la mia vita è nelle tue mani…». Questa strofa appartiene alla canzone Fatnah che gli Almamegretta hanno voluto dedicare a Umm Kulthum e al suo intenso rapporto artistico e affettivo con Ahmed Rani, così come aveva già fatto Selim Nassib nel suo romanzo Ti ho amata per la tua voce. Umm si chiamava in realtà Fāṭima ed era nata in una famiglia modesta, in un piccolo villaggio egiziano, intorno al 1904, la data esatta non è nota. Il padre era l’imam della moschea locale, i suoi familiari religiosissimi: quindi, quando lei iniziò a cantare, loro si opposero con forza, considerando indecente l’esibizione di una donna in pubblico. Ma lei non si arrese: prima imparò a recitare il Corano, poi cominciò a esibirsi in giro per il Paese: il compromesso fu che, per evitare scandali, si presentasse sui palchi vestita da uomo. I suoi fan la ribattezzarono la stella d’Oriente. Ed era veramente una stella nascente, diventando la voce dell’Egitto e poi di tutto il mondo arabo: fu corteggiata da re e presidenti, invitata alle feste delle persone più potenti al mondo, circondata da poeti e musicisti che facevano a gara per scrivere per lei e per la sua voce, poesie e musiche.

Le esibizioni erano lunghissime e mai uguali, per le improvvisazioni e i gorgheggi elaborati su ogni nota; le sue canzoni erano quasi sempre struggenti poesie d’amore, come tutte quelle scritte per lei da Rani e da altri compositori, ma anche con esplicite intenzioni patriottiche. Una sua canzone, dedicata a Nasser, fu dal 1960 al 1979 l’inno nazionale dell’Egitto; era stato lo stesso presidente a impedire la censura delle sue canzoni nel 1952, quando la monarchia egiziana era stata rovesciata dalla rivoluzione socialista e qualcuno provò a vietare i suoi brani, considerati troppo compromessi con il vecchio regime. I suoi virtuosismi furono paragonati a quelli di Ella Fitzgerald, la popolarità a quella di Elvis Presley e la personalità pubblica a quella di Eleanor Roosevelt. Il funerale, nel 1975, fu seguito da una folla immensa, dispiegata in una fila lunga oltre dieci chilometri. Eppure, per colpa del nostro eurocentrismo, la più grande voce araba del Novecento, con la statura di una diva e a modo suo rivoluzionaria, capace di mobilitare migliaia di persone e di fermare intere metropoli per ascoltarne alla radio i concerti, è ancora oggi sconosciuta o sottovalutata. Fortunatamente, almeno, a lei è stato dedicato un cratere su Mercurio. A lei, come a Elisaveta e a Maria.
Mercurio è il primo e il più piccolo pianeta del Sistema Solare, tanto piccolo da essere superato in grandezza da Ganimede, la più grande luna di Giove, o da Titano, la più grande luna di Saturno. Mercurio è sostanzialmente privo di atmosfera; la sua superficie è molto simile a quella della Luna, con vaste pianure su cui spiccano crateri e aguzze catene montuose. I crateri sono poco più di quattrocento, dedicati ad artisti, musicisti, scrittori e pittori: soltanto poco più del dieci per cento porta il nome di donne famose. Fanno eccezione a questa catalogazione il cratere dedicato a un astronomo, Kuiper, e quello che ha come nome Hun Kal, il numero 20 in lingua maya, utilizzato per definire il meridiano 20 W sul pianeta, punto di riferimento per il sistema di coordinate geografiche di Mercurio. Le donne a cui è stato dedicato un cratere sono principalmente pittrici, 13, poete, 10, e scrittrici, 9. Le scrittrici in realtà sono 11 perché lo stesso cratere porta il nome delle due sorelle Brontë e del fratello pittore. Poi troviamo 6 scultrici, una attrice, una sacerdotessa, una danzatrice, una decoratrice, una cantante, una fotografa e una pianista. Confermando una prospettiva occidentalista e colonialista, ben 9 sono statunitensi, 4 britanniche, 2 polacche, poi 2 cinesi, 2 giapponesi, 2 messicane e 2 brasiliane. L’Italia soltanto una: la pittrice del XVI secolo Sofonisba Anguissola; una sola anche la Spagna, la Svezia, la Russia, la Grecia, la Bulgaria, l’Irlanda, l’Olanda, la Scozia, l’Islanda; una è indicata come Tamil, una indiana, una araba e una egiziana, una sudafricana, una neozelandese, una giamaicana e una cilena. La sacerdotessa Enheduanna è sumera, risalente al XXIII secolo a. C.
Parole. Nella lenta rotazione di Mercurio su sé stesso, corrispondente a cinquantotto giorni terrestri, è possibile assaporare alcuni dei versi di Al–Khansā’, la sovrana della poesia araba, vissuta nel VII secolo, l’unica donna tra i grandi poeti dell’era cosiddetta preislamica. «Ho guardato le stelle/nessuno si è accorto/di me, avvolta in umili stracci… Piangerò per te/ finché la colomba geme/e le stelle illuminano la via del viaggiatore… Infinita notte, incapace di dare/ristoro dopo la terribile notizia».

Pennellate. Mercurio è un pianeta prevalentemente grigio: sfortunatamente la sua superficie rocciosa, coperta di polvere, non dona una grande varietà di colori. Chissà cosa avrebbe colto per i suoi quadri Clarice Beckett, una delle più importanti pittrici australiane del periodo tra le due guerre mondiali; lei che raffigurava scorci quotidiani del suo ambiente locale, cercando di catturare gli spazi aperti, nella nebbiosa Melbourne o i mutevoli effetti della luce nei paesaggi marini costieri. «Per dare una rappresentazione sincera e veritiera di una parte della bellezza della Natura, e per mostrare il fascino della luce e dell’ombra, che cerco di rendere con toni corretti in modo da dare il più possibile un’illusione esatta della realtà», scriveva nel 1923.

Volteggi. La gravità su Mercurio è poco più di un terzo di quella terrestre: una persona che pesa ottanta chilogrammi sulla Terra, su Mercurio peserebbe poco più di trenta. Ne avrebbe fatto tesoro Dame Margaret Evelyn Hookham, in arte Margot Fonteyn, considerata una delle più grandi ballerine di tutti i tempi. Nata in Gran Bretagna nel 1919, cresciuta in Cina dove inizia a ballare a quattro anni sotto la guida del ballerino russo Georgy Goncharov, ha trascorso l’intera carriera come artista del Royal Ballett, di cui è stata nominata prima ballerina assoluta. Dopo un elenco infinito di balletti e volteggi sulle scene di tutto il mondo, si ritira a Panama per allevare bestiame, scrivere libri dedicati alla danza e prendersi cura del marito malato. Morirà nel 1991, poco più che settantenne, diventando una leggenda dell’arte della musa Tersicore.

Al-Khansā’, Clarice, Margot, anche loro immortalate nei crateri di Mercurio. In nome di una minoranza di donne artiste, fortunatamente non irrilevante, nemmeno sul piccolo pianeta.
(*) Link all’articolo originale: https://vitaminevaganti.com/2025/07/12/parole-gorgheggi-pennellate-e-volteggi-sul-pianeta-mercurio/ E’ il secondo articolo di una piccola serie. Il primo è dedicato alle donne… sul pianeta Venere (lo trovate con i TAG ovviamente).