Protesi e Bombe

La favola del piccolo Mustafà e le fabbriche italiane di morte

di Benigno Moi

 

“Noi però gli facciamo le protesi”, si potrebbe affermare (parafrasando il titolo dell’ottimo e recente libro di  Francesco Filippi sul colonialismo italiano) [i], osservando il trasporto con cui le tv e i giornali italiani hanno raccontato, quasi “autocelebrandosi come comunità di italiani”, la storia dell’arrivo in Italia del piccolo Mustafà al-Nazzal, il bambino siriano nato senza arti a causa dei gas sprigionati dalla bomba che ha colpito il mercato di Idlib, nella Siria nordoccidentale, dove quel giorno del 2016 si trovavano anche Munzir e Zeynep, i genitori del bambino. A causa di quel bombardamento il padre perse una gamba e la madre, incinta di Mustafà, rimase gravemente intossicata, tanto che è stata attribuita proprio a quell’evento l’origine della rarissima e terribile tetramelia di cui soffre il bambino.[ii]

Tanto di cappello, ovviamente, ai veri protagonisti di questa storia, dall’autore della straordinaria foto che ha fatto conoscere la storia di Mustafà e di suo padre Munzir, a quelli del Siena Awards Festival, che non si sono accontentati di premiare la foto ma hanno promosso la raccolta fondi necessaria a trasformare la voglia di vita testimoniata da padre e figlio in speranza concreta; dalla Arcidiocesi di Siena che ospita Mustafà e la sua famiglia allo straordinario staff del Centro Protesi Vigorso di Budrio, nel bolognese, che cercherà di ridare gambe e braccia a Mustafà, come fa da decenni in maniera encomiabile.

Ciò che infastidisce è la mancanza della relazione fra effetto e causa, la quasi unanime amnesia degli organi di stampa che non riescono ad indagare sulle cause che provocano le ferite e le mutilazioni dei tanti Mustafà che ogni giorno vengono colpiti, nella nostra sostanziale indifferenza.

Gli stessi giornali che ci mostrano il sorriso straordinario e contagioso di Mustafà sono magari finanziati dalle Banche armate[iii], o accolgono nelle loro pagine la pubblicità di chi quelli ordigni di morte li produce[iv]. Quando banche armate o produttori non sono direttamente i loro editori.

Proprio nelle stesse ore in cui Mustafà si preparava a partire per l’Italia, e mentre l’ISIS si sta riprendendo parti delle regioni curde liberate anni fa nella nostra quasi totale indifferenza, https://ilmanifesto.it/l-isis-assalta-il-carcere-prigionieri-in-rivolta-nel-rojava-e-battaglia/

a mettere un importante tassello nella necessità di saper collegare cause-effetto anche rispetto al dramma della famiglia di Mustafà, e a ricordarci che siamo parte della causa, è stata una fonte d’informazione non italiana, Jazeera English, la sezione in lingua inglese della tv del Qatar, col documentario di Lisa Camillo[v]The Sardinian Factory of Death”, che fa raccontare direttamente a chi da anni vi si oppone cosa fa la fabbrica RWM di Domusnovas in Sardegna.

Video (per la sezione Close-up) di 12 minuti che è possibile, e doveroso, vedere qui:

https://youtu.be/Id31HDIR7lc

Per approfondire:
Su Lisa Camillo

https://www.cinemaitaliano.info/pers/090342/lisa-camillo-satta.html

https://www.ponteallegrazie.it/libro/una-ferita-italiana-lisa-camillo-9788833311814.html

Su RWM

https://www.pacelavorosviluppo.it/

https://www.facebook.com/ComitatoRiconvRWM/

 

in Bottega, fra i tanti:

https://www.labottegadelbarbieri.org/lettera-aperta-del-comitato-riconversione-rwm/

 

[i] Francesco Filippi, Noi però gli abbiamo fatto le strade, Le colonie italiane tra bugie, razzismi e amnesie Bollati Boringhieri 2021, euro 12

[ii] 

https://www.bolognatoday.it/cronaca/bimbo-guerra-siria-senza-arti-cure-italia-dove-budrio.html

[iii] https://www.retedellapace.it/2020/05/banche-armate-export-armi-2019/

[iv] https://www.osservatoriodiritti.it/2020/07/09/commercio-di-armi-in-italia-nel-mondo-in-africa/

[v]  Antropologa, scrittrice e regista sardo/australiana già autrice del libro edito da Ponte alle Grazie “Una ferita italiana: i veleni e i segreti delle basi NATO in Sardegna: l’inquinamento radioattivo e l’omertà delle istituzioni”, e di alcuni cortometraggi sulle comunità aborigene australiane e, negli ultimi anni, sulle questioni sarde, fra cui Balentes-i coraggiosi, sull’uso dell’uranio impoverito nelle basi militari in Sardegna.

 

Infine, sui fabbricanti di armi, riproponiamo la ballata di Gualtiero Bertelli, Ninna nanna del costruttore d’armi, suggerita dal sempre attento Francesco Masala

https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=737&lang=it

la canzone si può ascoltare qui

 

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Benigno Moi

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