Mia città, tu che arresti i poeti – di Mark Adin
Telegramma alla amata Sibilla: “Arrestato a Novara vieni a vedermi”. E’ l’undici settembre millenovecentodiciassette. (Dino Campana, “Opere e contributi”, vol. II, Vallecchi) Il grandissimo del secolo scorso, poeta d’impeto, precursore dei beat, alfiere barbaro e fervente sacerdote della lingua più sonora, fermato e rinchiuso perché privo di documenti. Sans papier. Imprigionato perché di identità incerta. Clandestino.
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