Una strage operaia: 1 dicembre 2013 a Prato

Il coordinamento 12 ottobre dà appuntamento il 30 novembre a Prato per ricordare la tragedia e per sostenere le lotte di oggi.

A seguire un articolo di Giorgio Cremaschi apparso in “bottega” nel 2013.

Una strage operaia: 1 dicembre 2013 a Prato

Il coordinamento 12 ottobre dà appuntamento il 3’0 novembre.

A seguire un articolo di Giorgio Cremaschi apparso in “bottega”

“TERESA MODA”- una strage operaia

 

Non dimentichiamo queste 7 vittime

sacrificate sull’altare del profitto  

e che per troppo tempo non hanno avuto nulla per ricordarle

 

Ogni morte sul lavoro e da lavoro, ogni strage industriale e ambientale, grida che tutto deve cambiare profondamente e radicalmente. Finché il motore del mondo rimane il profitto le nostre vite non valgono niente. Essere carne da macello o carne da cannone: queste le scelte consentite!

 

Nel nostro paese di stragi ce ne sono state tantissime, a “cominciare” dalla strage del Vajont (9 ottobre 1963) con le sue 2.000 vittime ed è complicato dire “non dimentichiamo” stragi avvenute 10, 20, 30 o più di 60 anni fa.

 

Ma le stragi e lo stillicidio di morti sul lavoro continuano. Da gennaio i morti sul lavoro sono più di 1.100, in 10 anni 13.000, 1 ogni 6 ore …

 

Una guerra non dichiarata che stiamo necessariamente imparando a combattere. Smascherando: padroni, sindacati complici, governi, Stato.

 

Unendo e organizzando le nostre forze per la lotta. Sviluppando la nostra coscienza. Promuovendo iniziative. Mobilitandoci. Suscitando consenso. Dando e ricevendo solidarietà. Lottando PER sicurezza, salute e contro la repressione.

Il 1° dicembre è il 12° anniversario della strage “Teresa Moda” a Prato.

Il 1° dicembre 2013, a Prato, morivano nel rogo del capannone della ditta “Teresa Moda” in 7: 2 operaie e 5 operai di origine cinese. Una fabbrica-dormitorio chiusa dall’esterno. Una trappola mortale ordita dal padrone.

 

L’ appuntamento è per domenica 30 novembre a Prato,

in via Toscana 65/5, ore 18.00 FIACCOLATA RUMOROSA.

A fianco di lavoratori, lavoratrici, attivisti, attiviste

del Sudd Cobas che lottano contro sfruttamento e repressione

 

A fianco di lavoratori, lavoratrici, attivisti e attiviste del Sudd Cobas che lottano contro lo sfruttamento e la repressione. La repressione padronale all’Euroingro verso operai in sciopero e attivisti/e del Sudd Cobas non ha vinto e non vincerà! “Tocca uno, tocca tutti” è anche il nostro slogan.

 

Coordinamento “12 ottobreper sicurezza e salute/contro la repressione

Familiari della strage ferroviaria di Viareggio e del crollo della Torre Piloti di Genova; Coordinamento Lavoratori/trici Autoconvocati/e (CLA); – Assemblea 29 giugno; – Cub Trasporti; – Sindacato Generale di Base (SGB); – Sol Cobas; – Cobas Lavoro Privato; – Medicina Democratica; – Attivisti, delegati, Rls di sindacati di base, del Coordinamento Macchinisti Cargo (CMC), di alternativa/opposizione in Cgil “Radici del sindacato” e “Rete 25 Aprile” Basilicata

info: sicurezzasaluterepressione@gmail.com

 

Ecco l’articolo pubblicato in “bottega” nel 2023 (con un aggiornamento in coda)

Morire di schiavismo industriale: a Prato… come alla ThyssenKrupp   

di Giorgio Cremaschi

Le persone bruciate vive nelle fabbriche tessili segnano la storia dello sviluppo industriale e delle condizioni di lavoro. La stessa data dell’8 marzo ricorda la strage di operaie avvenuta per il fuoco più di un secolo fa negli Stati Uniti. Dopo aver percorso il mondo con la sua devastazione costellata di stragi di lavoratori, ora – grazie alla crisi – la globalizzazione torna là da dove era partita, e anche da noi si muore come nel Bangladesh o in Cina.

Negli Stati Uniti questi laboratori di migranti che si installano nelle antiche zone industriali li chiamano “swet shops”, fabbriche del sudore. Da noi la strage di operai cinesi a Prato è stata presentata cercando la particolarità estrema, quasi come fatto di costume.

Si è messo l’accento sulla particolare chiusura in sé della comunità cinese, fatto assolutamente vero, quasi per derubricare quanto avvenuto. E soprattutto per non affrontare la questione vera, che in Italia la produzione industriale e il lavoro nei servizi stanno affondando nelle condizioni di quello che una volta si chiamava terzo mondo.

La questione non è che i morti sono cinesi, ma che in Italia si lavora come schiavi per paghe vergognose, e che questo può toccare a tutti. Perché c’è chi ci guadagna a mettere il proprio marchio su ciò che viene fatto per pochi centesimi e la svalutazione dei nostri redditi ci pesa un po’ meno se possiamo comprare indumenti a basso prezzo. Prima si dovevano trasportare da lontano le merci prodotte dagli schiavi, ora la strada è più corta perché gli schiavi li abbiamo in casa.

I margini di profitto crescono con la schiavitù a chilometro zero. Se non si ferma la macchina infernale della globalizzazione, se non si ridà forza e dignità al lavoro quale che sia il colore della pelle o il taglio degli occhi di chi lo fa. Se si continua a parlare di competitività e produttività a tutti i costi. Se si continua ad accettare come fatto inevitabile che il lavoro sia sfruttato qui, tanto sennò lo sfruttano lì. Se continueremo a considerare con riprovazione domenicale ipocrita, il culto che papa Francesco ha chiamato del Dio Denaro. Se continueremo a sprofondare verso il capitalismo ottocentesco, di quel capitalismo subiremo sempre di più la ferocia.

Se vogliamo fermarci, cominciamo a dire che a Prato son stati uccisi sette operai, come alla Tyssen Krupp di Torino. Non sette cinesi, ma sette operai vittime in Italia dello schiavismo della globalizzazione.

UN AGGIORNAMENTO

La notizia della strage sparisce quasi subito dai media. Se ne riparla due anni dopo perchè il papa, di passaggio a Prato, ricorda i morti e per alcune piccole manifestazioni. Secondo l’ANSA l’inchiesta accertò che le fiamme partirono da un guasto nell’impianto elettrico ma le finestre del capannone erano sbarrate. Il giudice di Prato, con rito abbreviato, condannà la proprietaria di fatto e i gestori cinesi di Teresa Moda. Del secondo processo – sempre per omicidio colposo, a carico dei due fratelli pratesi proprietari del capannone che ospitava la ditta – in rete non si trovano notizie: grazie a chi ci aggiornerà. Cfr in “bottega” Morire da schiavi: a Prato e non solo dove Vito Totire racconta di un importante seminario (a Modena nel settembre 2017) sulla realtà produttiva “cinese” in Toscana.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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