21 novembre a L’Aquila: Anan, Ahmad e gli altri…

Mobilitazioni in solidarietà dei militanti palestinesi detenuti e processati in Italia con accuse risibili.

 

Venerdì 21 novembre 2025 al tribunale di L’Aquila ci sarà una nuova udienza del processo ad Anan Yaeesh (ne parliamo in Bottega dal momento dell’arresto*) e i suoi due coimputati, Ali Irar Mansour Doghmosh. Nel corso dell’udienza sarà chiamato a testimoniare (??) l’ambasciatore di Israele, o chi per lui.

In concomitanza con l’udienza, davanti al tribunale dalle ore 9’30, ci sarà un presidio di solidarietà con gli imputati, che nell’occasione solidarizzerà anche con Ahmad Salem, il giovane profugo palestinese in carcere da sei mesi a Rossano Calabro, in regime di alta sicurezza, per aver chiamato alla mobilitazione contro il genocidio in corso a Gaza.

Riprendiamo gli appelli del Comitato Free Anan e altri collettivi aquilani, per il presidio di venerdì a L’Aquila e, dalla pagina del Centro Culturale Handala Ali, per la liberazione di Ahmad Salem, con alcuni link che raccontano le loro vicende.

LA RESISTENZA NON SI ARRESTA LA RESISTENZA NON SI PROCESSA

Da qui https://www.instagram.com/casematteaq/

Durante l’ultima udienza del processo che vede coinvolti il partigiano Anan Yaeesh e altri due palestinesi con l’accusa di terrorismo internazionale è stato richiesto dalla PM di poter ascoltare, come testimone dell’accusa, l’ambasciatore israeliano. Quello che poteva sembrare un macabro scherzetto avvenuto in occasione del 31 ottobre presso il Tribunale dell’Aquila è invece la cruda realtà: durante la prossima udienza del 21 novembre 2025 sarà presente in aula un rappresentate dello Stato genocida.

Dall’arresto di Anan, avvenuto nel gennaio 2024, sono stati numerosi i presidi davanti al Tribunale dell’Aquila per sostenere, insieme a lui, tutta la Resistenza palestinese che quotidianamente viene criminalizzata da media e istituzioni.

Ci sembra particolarmente grave accogliere, all’interno di questo processo, già di per sé ingiusto e insensato, un esponente del sionismo perché, con questa mossa, per l’ennesima volta vengono sanciti la connivenza del governo fascista e dello Stato italiano coi genocidi e il loro asservimento al sistema imperialista e ai suoi piani per un Medio Oriente ripulito da ogni resistenza popolare e opposizione. “Il faro della democrazia in Medio Oriente” ci ha illuminato su ciò che è sempre stato: terrorismo nazionalista, apartheid e sterminio. Non possiamo chiudere gli occhi ed essere complici di tutto questo; non vogliamo far finta di nulla.

Per questa ragione si sta organizzando una mobilitazione massiccia sotto forma di presidio davanti al Tribunale dell’Aquila prevista per venerdì 21 novembre dalle ore 9.30.

Invitiamo tuttə a partecipare, a non disertare questo momento di presa di posizione netta al fianco della resistenza palestinese e di opposizione decisa al sionismo.

NO ALLA COMPLICITÀ DELLO STATO ITALIANO CON LO STATO GENOCIDA DI ISRAELE!
LA RESISTENZA NON SI ARRESTA!
LA RESISTENZA NON SI PROCESSA!
FUORI ISRAELE DALLA PALESTINA!

Ci vediamo il 21 novembre alle 9.30 davanti il tribunale dell’Aquila (via XX settembre, 68)

CaseMatte, https://www.facebook.com/casematte.laquila

FuoriGenere, https://fuorigenere.wordpress.com/

SRP L’Aquila https://soccorsorossoproletario.noblogs.org/

Il caso di Ahmad Salem

da qui https://www.facebook.com/share/15vsnr3QXj/

In carcere da sei mesi per aver chiamato alla mobilitazione contro il genocidio

Ahmad Salem è un giovane palestinese di 24 anni, nato e cresciuto nel campo profughi palestinese al-Baddawi in Libano, arrivato in Italia in cerca di protezione internazionale e che dopo il suo arrivo, si è recato a Campobasso per presentare richiesta di asilo politico.

Durante l’audizione davanti alla Commissione territoriale, il suo telefono è stato sequestrato e perquisito ed a Salem sono stati contestati gli articoli 414 (istigazione a delinquere) e 270 quinquies (autoaddestramento con finalità di terrorismo) del cp.

Le autorità italiane, così come la stampa, lo hanno descritto come un “jihadista” che incitava all’odio e istigava a compiere atti terroristici, sostenendo che sul suo telefono fossero presenti “materiali istruttivi” utili a fini terroristici.

L’intero impianto accusatorio si basa su un paio di frasi decontestualizzate estratte da un video di otto minuti pubblicato online, in cui Ahmad invitava alla mobilitazione contro il genocidio in corso a Gaza, alla sollevazione in Cisgiordania e a scendere nelle piazze in Libano; e per un passaggio del video in cui Ahmad condanna il silenzio e l’immobilismo del mondo arabo e musulmano davanti ai crimini commessi da Israele, diventa, per la Digos di Campobasso, un video di “propaganda jihadista”.

Quanto ai presunti “video istruttivi”, è emerso che si trattava di filmati degli attacchi della resistenza palestinese a Gaza contro mezzi militari israeliani, gli stessi video che per mesi sono circolati su canali e mezzi d’informazione; questi si sono rivelati non contenere alcuna indicazione di natura tecnica o addestrativa come sostenuto dall’accusa; tant’è che gli stessi video diffusi dalla resistenza palestinese a Gaza sono stati a più riprese, negli ultimi due anni, pubblicamente resi accessibili e trasmessi da testate italiane tra cui Rai News, La Repubblica, La Stampa e altre.

Nonostante ciò, Ahmad si trova da oltre sei mesi in carcere, in regime di alta sicurezza, a Rossano Calabro, in attesa di giudizio. I suoi legali hanno presentato ricorso in Cassazione e hanno sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 270 quinquies, articolo noto come “terrorismo della parola” recentemente introdotto con il “DL Sicurezza” (ex DDL 1660) ad aprile, ampliando ulteriormente il margine repressivo in Italia.

Questo caso si inserisce in un contesto politico e giuridico più ampio, ossia quello in cui lo Stato italiano si dota di strumenti repressivi sempre più stringenti, non solo per colpire le lotte sociali e il movimento di solidarietà, ma anche ogni espressione di appoggio alla Palestina e alla legittima lotta del popolo palestinese per l’indipendenza e l’autodeterminazione.

Il 21 novembre 2025 saremo tutti davanti al Tribunale de L’Aquila non solo al fianco di Anan, Ali e Mansour, imputati del processo che vuole privare il popolo palestinese del legittimo diritto a resistere, ma anche in solidarietà con Ahmad, affinché venga liberato dalle carceri italiane.

VENERDÌ 21 NOVEMBRE 2025

ORE 9:30 – VIA XX SETTEMBRE 68

DAVANTI AL TRIBUNALE DE L’AQUILA

LINK

https://www.osservatoriorepressione.info/il-caso-di-ahmad-salem/ 

https://www.osservatoriorepressione.info/la-resistenza-palestinese-sotto-processo-a-laquila/

* Su Anan in Bottega

26.10.2025 appuntamenti-proposte

13.04.2025 processo-dellAquila contro Anan, Mansour e Ali

24.02.2025 /free-anan-yaeesh

14.02.2024 no-allestradizione-di-anan-yaeesh

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