Enzo Baldoni: il giornalista che manca al racconto delle guerre

Ripreso da «Articolo 21». A seguire i volti e le voci dei giornalisti uccisi a Gaza con l’invito a leggere i loro nomi.

Il 26 agosto del 2004 il giornalismo italiano ha perso un grande cronista, un narratore delle storie più lontane e scomode, Enzo Baldoni, giornalista freelance, pubblicitario, blogger, uomo in grado di raccontare senza filtri né retorica le brutalità della guerra. E quanto manca ancora oggi alla comunità internazionale dei giornalisti! A partire dagli anni Novanta, Baldoni ha attraversato scenari di conflitto e marginalità in ogni angolo del mondo: dal Chiapas degli zapatisti alle fogne di Bucarest  accanto a bambini già dipendenti dalla droga. È tra i Karen perseguitati in Birmania, si mischia tra i guerriglieri di Timor Est agli ordini del futuro presidente della repubblica Xanana Gusmão, visita il lebbrosario di Kalaupapa alle Hawaii. In Colombia raggiunge un campo delle Farc, dove intervista un comandante con una taglia da un milione di dollari sulla testa.

In “bottega” cfr Enzo Baldoni: 26 agosto 2004 , Scor-date: 26 agosto 2006 e Morire di giornalismo

LA VIGNETTA è di MAUTO BIANI

Una proposta per Gaza, leggiamo i nomi dei giornalisti uccisi dall’esercito israeliano

di Barbara Scaramucci

Il numero purtroppo andrà aggiornato, ma siamo a 245 giornalisti di varie nazionalità,  la maggioranza palestinesi, uccisi a Gaza dall’esercito israeliano. Un tragico record assoluto destinato ad aumentare.

Lo sciopero delle firme proposto da Paola Caridi è sacrosanto, auspichiamo che gli organi competenti lo propongano al più presto, con tutto il nostro appoggio e partecipazione.

Mi chiedo se, intanto, non possiamo fare qualcosa di visibile, perché davvero non si sa più come far comprendere che di questa carneficina genocida non potremo dirci innocenti, i nostri governi europei “deplorano”, ma di fatto sono complici e lo sappiamo bene.

Tutte le organizzazioni che da mesi si battono per fermare lo sterminio del popolo palestinese aderiscano all’invito di Articolo 21, scegliamo un luogo simbolo di Roma vicino ai “palazzi del potere” ( Piazza Capranica, il Pantheon, eccetera)  oppure un luogo testimone della nostra Resistenza (Porta s. Paolo, monumento a Matteotti, eccetera) e leggiamo i nomi dei nostri colleghi che si sono sacrificati per far vedere al mondo l’orrore che si sta consumando.

Lo propongo anzitutto a noi stessi di Articolo 21 e anche alle organizzazioni con cui da anni costruiamo battaglie comuni, dalla Cgil a Libera, dalla marcia della pace a No bavaglio e a tante altre, lo propongo ai presidi perché lo ripetano in tutte le città in cui possono.  Sono tempi in cui la parola sembra non avere più valore, come la disobbedienza, e invece non è così, la parola è sempre un’arma fino a quando qualcuno potrà usarla.

Gaza, diventiamo la voce dei giornalisti uccisi: scendiamo in piazza per urlare “basta”

di Antonella Napoli

Ogni reporter a Gaza è una voce in pericolo. Noi giornalisti occidentali non possiamo più limitarci a scrivere i nostri articoli. Bisogna sostenere i colleghi che rischiano tutto per informarci con integrità. Come rivelano le storie di Mariam Dagga e delle ultime quattro vittime, che non contano più delle altre ma sono uno spartiacque.
Soprattutto dopo le parole ipocrite e false di Netanyahu che ha avuto il coraggio infame di affermare che “Israele esprime profondo rammarico per il tragico incidente avvenuto all’ospedale Nasser di Gaza” e che “apprezza il lavoro dei giornalisti, del personale medico e di tutti i civili” annunciando che “le autorità militari stanno conducendo un’indagine approfondita”.
La misura è colma da tempo, Basta.
Ognuno dei 245 giornalisti uccisi, ma potrebbero essere di più, conta.
Meritano il nostro impegno perché volevano evitare che altre vite, altre storie, finissero senza che nessuno le avesse conosciute.
È ora di una protesta forte e non violenta per proteggere i giornalisti di Gaza. Scioperiamo, piazziamoci davanti alle ambasciate israeliane, facciamo qualcosa di concreto.
L’uccisione di Anas Al-Sharif, che Israele ha giustificato con accuse infondate di “terrorismo”, e di tutti gli altri colleghi colpevoli solo di fare bene il proprio mestiere, insieme agli attacchi agli ospedali, non possono restare impuniti. È giunto il momento di alzare la voce per proteggere i giornalisti a Gaza. La loro sicurezza è una questione di dignità democratica e di verità per tutti noi.
Il sacrificio dei reporter uccisi insieme alle oltre 60 mila vittime palestinesi, un vero e proprio genocidio, non può restare senza un’iniziativa pubblica. Serve una mobilitazione globale non violenta: una giornata di azione civile, perché le petizioni alle istituzioni internazionali, le campagne di informazione su quanto accade nella Striscia sono importanti, ma non bastano.
Pensiamo a un sostegno finanziario alle redazioni sul campo a Gaza affinché possano provare ad attivare programmi e misure di protezione efficaci.
Mariam, Anas e gli altri, meritano il nostro impegno perché volevano evitare che altre vite, altre storie, finissero senza che nessuno le avesse conosciute.
Una protesta forte e non violenta per proteggere i giornalisti di Gaza. Scioperiamo, piazziamoci davanti le ambasciate israeliane, leggiamo i loro nomi.
L’uccisione di operatori dell’informazione, insieme agli attacchi agli ospedali, non possono restare impuniti.
Chiediamo indagini indipendenti, protezione sul campo, responsabilità e giustizia per le loro morti.
Articolo 21 farà la sua parte. Come ricorda il coordinatore nazionale, Beppe Giulietti, “aderiamo a ogni iniziativa, leggeremo i nomi dei cronisti uccisi a Gaza agli eventi organizzati dai nostri presidi, chiediamo un’inchiesta internazionale e di far entrare i giornalisti occidentali a Gaza. Quando furono massacrati i redattori della rivista Charlie Hebdo scesero in piazza un milione e mezzo di persone. Per i giornalisti palestinesi ancora nessuno”.
È giunto il momento di agire.
Uniamoci.
#StandWithGazaJournalists

Qui l’elenco dei giornalisti uccisi a Gaza dal 7 ottobre

In “bottega” cfr Uccidere l’informazione: la strage dei giornalisti a Gaza

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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