Bosha, Cavalli, Ritsos: poesia una e trina
Oggi «la cicala del sabato» (*) propone una tripletta. Non solo ma nello stile del famigerato «3, 2, 1 e via». Cioè la prima poesia (la più lunga) ha tre versi, la seconda si accontenta di due, per arrivare a un solo verso. E noooooooo, se state scommettendo su «M’illumino d’immenso», vi avvisiamo che siete nel continente giusto ma nel Paese sbagliato.
Nell’ombra del verde fogliame,
pagliuzze d’oro sinistro:
gli occhi di un gatto tutto inchiostro
(Kawabata Bōsha, trad. Irene Starace)
Ero in pace ed eccomi dannata
al sospetto che forse sono amata.
(Patrizia Cavalli, da Amore non mio e neanche tuo)
Vita – una ferita nell’inesistenza.
(Ghiannis Ritsos, da Pietre, ripetizioni, sbarre, trad. Nicola Crocetti)
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, Cicala invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono. E noi mettiamo in “bottega”. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni.
La redazione ha scelto come immagini quelle del grande Altan. Questa storia del dio uno e trino è complicata perchè cui abbiamo cercato uno schema che spiegasse la faccenda anche ai profani; quello che abbiamo trovato (prima immagine in alto) però è talmente complicata che trasformerà i dubbiosi in miscredenti militanti. Amen.
In “bottega” troverete molte poesie (alcune davvero lunghe) di Cavalli e Ritsos; per Bosha invece “esordio” assoluto – e scusate il ritardo (secolare).





