Il mondo va così?

Ringrazio Maria G. Di Rienzo per avermi autorizzato a riprendere (da “lunanuvola“) questo suo testo. (db)

Tutti conoscono la storia di Adamo ed Eva, ma sono veramente in pochi a sapere quella di Grunta e Smurfo. E’ un peccato, perché praticamente ogni gruppo umano, sin dagli albori, ha avuto la sua Grunta o il suo Smurfo: quelli più fortunati li hanno persino avuti entrambi, quelli cui non è toccata la grazia ne’ dell’una ne’ dell’altro sono presto svaniti nell’oblio.

Nelle loro tribù cavernicole Grunta e Smurfo sono i giovani più ispidi, irsuti, rognosi e dispettosi del gruppo. Fanno un sacco di domande (spesso condite da sarcasmi e commenti iconoclasti come “grunt” e “smurf”), hanno una curiosità sconfinata, una sbrigliata fantasia, una spiccata tendenza a cercare il massimo risultato con il minimo sforzo e spesso si mettono nei guai.

Succede ad esempio che Grunta se ne stia in disparte da qualche giorno, e che dalla piccola grotta vicina alla foresta dove si è rintanata si sentano strani rumori, i colpi della pietra sul legno e qualche colorita imprecazione quando il martello improvvisato le acciacca un dito. Le venerabili anziane della tribù, e cioè le donne che hanno passato i trent’anni, passano di là scuotendo la testa e qualcuna urla a Grunta di smetterla di perder tempo e di preoccuparsi di cose serie: i segni sono chiari, presto ci sarà una grande tormenta di ghiaccio e neve e la tribù si sta preparando a spostarsi. Bisognerà, tristemente, abbandonare tutto ciò che è troppo pesante per essere trascinato e portato in braccio e qualche membro della tribù decrepito (oltre i quaranta) o molto malato sarà purtroppo lasciato indietro. Ed ecco che Grunta finalmente emerge dal suo misterioso ritiro: a forza di pestare, incastrare, legare, levigare ed ammaccarsi le mani ha costruito un carretto a due ruote. Intende lasciare il meno possibile dietro di sé, quando partirà con la tribù, e meno che mai la nonna a cui è molto affezionata. La nonna potrà stare sul carretto assieme alle coperte e ai canestri; tirando l’attrezzo in due persone, una per stanga, si farà meno fatica che a portare il tutto a braccia.

“Orrore!”, urla all’unisono il consiglio tribale, “Grunta ha passato il segno: sta sfidando le nostre sacre tradizioni e stravolgendo la nostra cultura. Le tormente sono mandate dagli dei, e quelli che ne muoiono sono il sacrificio necessario a placare la collera divina. E in fondo, per la maggior parte si tratta di persone che a causa dell’età o della malattia non sono più in grado di contribuire alla crescita ed al benessere della tribù.”

“Tutta polvere di selce.”, ribatte l’ingrugnita Grunta, ovvero “tutte sciocchezze”, “La nonna ha imparato nella sua lunga vita un sacco di cose: sa distinguere le erbe buone dalle erbe velenose, capisce le stagioni e gli animali, sa i movimenti delle stelle. Se tutto questo va perduto, ogni volta bisogna impararlo di nuovo. E poi, non ha ancora finito di raccontarmi la storia del dinosauro che si era innamorato di un vulcano.” Mentre così dice una nuova ideuzza spunta nel cervello di Grunta: e se fosse possibile rendere concrete le parole della nonna, come rocce, renderle visibili ed accessibili anche dopo che lei se ne sarà andata? Le rocce, già, la cui durata sfiora l’eternità. Potrebbero essere incise nella roccia, parole, idee, conoscenze?

Il consiglio dibatte animatamente se distruggere il carretto (opzione avversata dai più curiosi), cacciare Grunta dalla tribù (opzione avversata dalla sua famiglia e dal giovane Smurfo che è da un po’ che la adocchia), scannare preventivamente sua nonna (opzione avversata dalla nonna), e Grunta non li bada più perché sta già pensando all’alfabeto, ma ecco che arriva davvero la tempesta e tutte le discussioni vengono rimandate a data da destinarsi. Occorre che vi dica com’è andata? Grazie alla creatività di Grunta ed alla preservazione e trasmissione diffusa della conoscenza della nonna, la tribù sopravvisse e prosperò. E andò ancor meglio quando l’idea di Smurfo di conservare il fuoco fu accettata.

Naturalmente, il giovanotto incontrò le stesse difficoltà di Grunta. “Orrore!”, ulula il consiglio tribale, “Il fuoco viene dai fulmini, emanazioni della potenza celeste. E’ qualcosa da temere o riverire, non qualcosa da portarsi nelle caverne! Smurfo sta sovvertendo tradizioni, cultura, sacro, blah blah blah…” Ma intanto i membri della famiglia di Smurfo cucinano il cibo, non muoiono di freddo, cuociono vasi e Grunta – sì, nel frattempo la ragazza ha deciso che Smurfo non è male se proprio si deve scodellare un marmocchio o due – vuol provare a fondere il rame.

Morale: l’umanità è sopravvissuta perché alcuni suoi membri alla frase “Il mondo va così, è sempre andato così e non c’è niente che tu possa fare.”, hanno risposto “Col piffero.”

Redazione
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2 commenti

  • ,,,ringrazio Maria G Di Rienzo ad averti(DB) autorizzato a riprendere questa sua Favola Verita’ che è cibo della mente. Marco Pacifici.

  • Ho respirato, mi sono guardata intorno sorridendo.
    Ho guardato e cercato nella mente i giovani che conosco, quelli che non conosco…e senza scuotere il capo ho sorriso. C’è speranza.
    Grazie a Maria G.Di Rienzo e grazie a te, Daniele.

    clelia

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