Lucia Triolo: 5 poesie semiserie, dunque…
… serissime
OGGETTI SMARRITI
L’ufficio “oggetti smarriti”
è pieno di me.
Ci sono molti pezzi.
Mi ha trovato là
mio figlio ieri.
Ma non è stato facile
riportarmi indietro.
Pare non avessero
la descrizione esatta
dei vari elementi.
Nessuno gliel’aveva fornita.
Alcuni di essi poi sembravano
più malconci del previsto.
Allora io ho detto
che quelli era meglio
lasciarli là nella sezione:
“oggetti per sempre smarriti”
Oppure venderli
su “e-bay”.
Certo, non è stato bello,
e non so se riuscirò a contentarmi
di un resto di me.
In fondo però, non è che sia
cambiato molto:
a pezzi sono sempre stata.
(NON) SENSO – una suggestione surrealista
Ho sognato che un mio vecchio ombrello
quello azzurro, rotto, e poverello
Sbucciava piangendo una mezza cipolla
in una stanza con le pareti a molla
Il mio occhio destro girava per la testa
Era allegro e pronto a far gran festa
Quello sinistro invece era nel forno
E non finiva di guardarsi attorno
Un braccio stava al posto di una gamba
Ma stava storto, a ballare la samba
L’altro pietoso lo rifocillava
Tra le mani mettendogli una clava
Le lunghe gambe poi non ne parliamo
avevano saltato il corrimano
facevan da lancette a un orologio
puntando verso Ambrogio, il cane mogio
Sulla bocca c’era il solito orecchio
beveva il suon prima che fosse vecchio
L’ altro non sapeva dove andare
Cercava un pianoforte da suonare
Di nasi non ne avevo più uno solo
Erano tre, pronti a spiccare il volo
Per… non sapevano bene quale meta
Volevano odorare della festa
C’era qualcosa da riordinare
In questo tutto un po’ particolare?
Oppure se era tutto già al suo posto
non c’era nulla da mandare arrosto?
IL SILENZIO SI DIVERTE
Il mio silenzio
si diverte con me,
mi porta a spasso.
Se tu lo annoi,
va a far festa
da qualche altra parte
con la mia ombra,
come se io e te
non ci appartenessimo più.
Ma tu te ne accorgi,
ti infili le parole in tasca
e lo baci.
Ora sei tu col mio silenzio!
Io mi ritiro in disparte:
“fate come se non ci fossi”.
L’EROE
Un raggio di sole
gli aveva appena toccato un dito.
Il resto
l’aveva ignorato.
Ma lui era convinto
che l’avesse illuminato tutto,
rendendolo grande
della sua stessa grandezza.
La pioggia, una sola goccia,
gli era finita in un occhio.
L’ aveva appena sfiorato.
Ma lui si era subito sentito
bagnato fradicio,
a rischio inondazione.
Sull’orlo del naufragio, insomma!
Chiedeva alla vita
solo di non essere dimenticato,
per questo era così sensibile
al sole, alla pioggia:
loro non si scordavano di lui.
A volte, di sfuggita,
pensava che
non sarebbe mai stato un eroe.
In fondo
gli sarebbe bastata
anche
una vita di seconda mano.
LA TUA FATICA
All’alba ho incontrato
la tua fatica, nel parco,
sulla panchina,
sotto il lampione
ormai quasi spento.
Era lì ad aspettarti.
Era proprio sfinita,
non ne poteva più dal sonno
e ce l’aveva con te:
“l’ha tenuta tutta la notte
nuda tra le braccia
-ha soggiunto furiosa-
non le ha dato tregua.
Su e giù, su e giù,
non so più quante volte!
E lei, lei lì a gemere di piacere,
ormai sarà senza voce.
Adesso come faremo
ad affrontare la giornata?”
Ho guardato negli occhi
la tua fatica:
non mi aveva riconosciuta
e aveva un guizzo compiaciuto
e sorridente; pacificato, direi.
Non era la tua solita
fatica di vivere.
Compiaciuta fui anch’io!
LE IMMAGINI – scelte dalla redazione della “bottega” – sono del “nostro” amato Jacek Yerka.