Adesso che facciamo?

Dopo la strage: dialogo fra un bambino e sua madre

di Alessandro Ghebreigziabiher (*)

 

 

Saramago-MORTE
I colpi hanno smesso di tuonare.
Il sangue ha macchiato la via.
E l’ottusa brutalità umana, altro che nera signora, ha mietuto altre vittime.
“Adesso che facciamo?” chiede il bambino.
La madre coglie le parole come un battito d’ali di farfalla agli antipodi, il proverbiale effetto per i terremoti di serie B.
Ogni atomo che compone la donna è violentemente proteso verso il centro esatto del buco nero che ha ingoiato l’amore della sua vita.
Ovvero
l’altro.
Beati coloro che possano agevolmente godere del più facile tra i rimedi al dolore.
Assecondarlo del tutto.
Affinché il fiume scorra e si riesca addirittura a immaginare di osservarne un giorno i riflessi da lassù.
Oltre.
Qualunque approdo che sia in qualche modo definibile lontano.
Tuttavia, al netto di una indicibile tragedia, ci sono taluni che non hanno la medesima buona sorte, se così possiamo chiamarla.
E il più assordante dei richiami li incatena alla terra.
L’amore che sopravvive.
Che sopravvivrà.
Solo per te.
“Cosa dici, figlio mio?” domanda la donna senza smettere di fissare il proprio letto divenuto improvvisamente enorme.
“Cosa facciamo adesso, mamma?”
Quest’ultima trova la forza.
La trova dentro.
Niente di soprannaturale.
E’ solo che fuori si sono già presi tutto.
Così guarda il bambino e con uno strenuo sforzo riesce a trattenere le giuste lacrime.
La santa collera.
E l’umana amarezza.
“Caro, ti dico ciò che
non faremo.
“Non cederemo.
“Non resteremo immobili come defunti in una tomba.
“Non lasceremo che le bombe e i proiettili decidano il nostro futuro.
“Come non gli permetteremo di cancellare il nostro passato.
“Tutti, nessuno escluso, tutti i ricordi che ci legano a tuo padre.
“Per lui, per noi, per te.
“Noi andremo avanti, cammineremo e andremo avanti da vincitori.
“Perché siamo ancora vivi.
“Perché oltre alla vita, la nostra e quella di chi amiamo, non possono toglierci null’altro.
“E, soprattutto, perché non cederemo, mai.”
“All’odio e alla paura.”
2003, Iraq, dialogo tra un bambino e sua madre, una delle tante vedove tra i sopravvissuti ai più di centomila morti tra i civili in seguito alla Seconda Guerra del Golfo (2003-2011)

(*) Questo testo è il numero 1290 di Storie e Notizie. Il blog «Storie e Notizie» ha iniziato a muovere i suoi primi passi verso la fine del 2008: contiene racconti e video basati su reali news prelevate dai maggiori quotidiani e agenzie di stampa on line, al seguente motto: Se le notizie sono spesso false, non ci restano che le storie. L’obiettivo è riuscire a narrare le news ufficiali in maniera a volte fantasiosa, con l’auspicio di avvicinare la realtà dei fatti più delle cosiddette autorevoli fonti di informazione. La finzione che superi la verità acclarata nella corsa verso la comprensione delle cose è sempre stata una mia ossessione. «Storie e Notizie» ha un canale Youtube, una sua pagina Facebook e anche la versione in lingua inglese, Stories and News. A novembre 2009 ha debuttato l’omonimo spettacolo di teatro narrazione. (Alessandro Ghebreigziabiher).

Se non conoscete Alessandro Ghebreigziabiher… guardate in “bottega” e ne trovate numerose tracce. Da un po’ di tempo tutte le sue storie sono linkate in Alessandro Ghebreigziabiher, ovvero sul colonnino di sinistra della “bottega”. Per illustrare il post, ho scelto io – dalla rete – un’immagine della morte con una frase di Josè Saramago. (db)

 

 

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