Ancora due omicidi colposi: a Moltrasio…

gli immigrati egiziani Said e Samir (25 e 29 anni) uccisi dall’ossido di carbonio e dallo sfruttamento

di Vito Totire (*)

Se l’ossido di carbonio è il killer, il mandante è l’organizzazione capitalistica del lavoro.

Mentre buona parte del ceto politico lancia coscientemente allarmi “paranoici” e strumentali contro gli immigrati si è consumato l’ennesimo duplice omicidio colposo, vittime due giovani operai provenienti dall’Egitto e che stavano costruendo «ville per ricchi» secondo le impietose cronache dei giornali.

Perché sosteniamo che si tratti di omicidio colposo sul lavoro?

  • Un approccio sistemico alla questione della salute include la necessaria attenzione alle condizioni in cui chi lavora trascorre il suo tempo di vita oltre l’orario lavorativo; il riposo notturno, ovviamente gestito “fuori orario” rispetto all’attività professionale è necessario;
  • Il tempo di vita deve essere gestito in un ambiente salubre per “recuperare” con riposo, svago, sport, cultura, affetti personali;
  • E il tempo di vita non deve essere eroso dal pendolarismo e se questo è eccessivo dovrebbe essere considerato e retribuito come attività lavorativa; una decina di anni fa la rivista Internazionale pubblicò una breve sintesi dello studio di una èquipe di psicologi del lavoro e sociologi secondo cui i lavoratori che eccedevano le tre ore di pendolarismo al giorno meritavano retribuzioni maggiorati del 30 per cento. Ricerca è importante ma non ebbe particolare eco; importante anche se qui non si tratta di “monetizzare” ma piuttosto di risolvere il problema, a esempio decurtando l’orario propriamente detto e considerando lavoro anche il pendolarismo;
  • Non è un caso che nelle indagini dei primi anni duemila sul distress lavorativo a Bologna furono inserite ulteriori domande nell’originario questionario detto “modello Karasek” , appunto sul pendolarismo, arrivando a coniare la definizione di «pendolarismo estremo» che peraltro fece da cornice ai processi di smantellamento e delocalizzazione industriale

I due operai vittima dell’ennesimo omicidio colposo sul lavoro dormivano in una baracca per risparmiare tempo e fatica ma anche perché il problema del peso e del distress da pendolarismo è stato rimosso dai padroni e “non visto” da (certi) sindacati.

Ma per evitare lunghi viaggi devi avere una alternativa che ti garantisce salubrità e quel tanto di benessere che si possa definire umano. Non si rivendica l’hotel di lusso garantito ai managers in trasferta ma si deve esigere trattamenti che non siano disumani e degradanti.

Vediamo però l’incidenza delle morti da ossido di carbonio (bracieri, stufe difettose, impianti di riscaldamento non sottoposti a manutenzioni): il fattore di rischio è tutta a sfavore dei più poveri, molto spesso immigrati. I dati scientifici epidemiologici confermano quella che è osservazione empirica alla portata di tutti (basta leggere i quotidiani degli ultimi decenni).

Quindi nei pressi del lago di Como vi è stato l’ennesimo omicidio colposo sul lavoro. Le vittime appartenevano a un “gruppo omogeneo” ad alta vulnerabilità in un contesto sociale in cui qualcuno minaccia blocchi navali mentre qualcun altro (più attento all’economia capitalistica, e per questo non favorevole alle soluzioni manu militari della penosa estrema destra italiana, vedi il giornalista Ferruccio De Bortoli) suggerisce che gli immigrati «sono troppo pochi» .

Ancora una volta non siamo riusciti ad arrivare “il giorno prima” e non abbiamo garantito “la stessa speranza di vita, di salute e di benessere lavorativa” per tutte/i.

Dichiariamo ai familiari, agli amici e compagni di Said Salah Ibrahim Abdelaziz e di Samir Mohamed Said il nostro sincero sentimento di lutto e il nostro sostegno a ogni percorso, penale, civile e assicurativo, praticabile per ottenere risarcimenti (anche se nessun risarcimento sarà mai equo, l’unica vera alternativa deve essere la prevenzione).

SPERANZA DI VITA, DI SALUTE E DI BENESSERE PER TUTTI, PER UNA SOCIETA’ CIVILE E PIU’ GIUSTA.

(*) Vito Totire è medico del lavoro e coordinatore della «Rete nazionale lavoro sicuro»

Redazione
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Un commento

  • Gian Marco Martignoni

    Ho seguito per tredici anni in qualità di funzionario della Fillea-Cgil i cantieri dell’edilizia, ma è la prima volta che apprendo della morte di due lavoratori lasciati in condizioni barbare a dormire all’interno di una baracca in cantiere. Al di là dei grandi cantieri ove c’è una certa organizzazione ( con i dormitori e le mense ), normalmente le imprese, per chi non ha la possibilità di rientrare a casa, ricercano, come ho visto con i miei occhi, soluzioni al di fuori del recinto del cantiere ( o affittando qualche locale, ove i lavoratori si preparano anche la cena molte volte per riparmiare, oppure in qualche albergo certo non a cinque stelle ) .Quello che è avvenuto a Moltrasio è barbarie allo stato puro, qualcosa al di fuori di qualsiasi immaginario.Spero che le indagini individuino i responsabili di tale crimine. Da quel che ho letto su Il manifesto potrebbe trattarsi di pseudo-imprenditoria, in un settore dove in molti – complice il 110% e l’assenza di controlli da parte delle Asl, che sono sotto organico non da oggi – , tentano sciaguratamente la fortuna. Condivido i rilievi di Vito Totire.

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