Artisti di strada e mammelle di Stato

50esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Artisti “stipendiati” e artisti alla giornata, ma artista non vuol dire vivere alla giornata?

Vittore Fossati, fotografo, disse di un libro illustrato con un cd allegato, di cui non conosceva personalmente l’autore: «E’ bello questo lavoro, se lui riesce a vivere di questo è un artista». L’autore di quel libro vive di questo, delle sue produzioni e della sua arte di vivere, perché artista, oltre che produttore di espressione artistica, vuol dire vivere da artista, che può significare una vita di povertà volontaria, oppure di procacciarsi quello che ti serve per vivere in modo informale, e si va dal “monaco-artista” all’artista “ciarlatano”, per esempio come certi cantastorie del nord e del sud che fino a qualche decennio fa sbarcavano il lunario anche con mestieri inventati e con piccole trovate per riuscire a portare a casa la pagnotta.

Dagli anni ’60 è stato istituito l’ETI, Ente teatrale italiano, e tutti gli artisti che vivevano delle loro produzioni – dai cantastorie della strada ai teatranti dei piccoli teatri popolari che vivevano dell’incasso – paradossalmente sono stati tagliati fuori, eliminati, sia per motivi storico politici, sia perché il fiume e la pioggia di soldi dell’ETI sono stati accaparrati da sedicenti artisti, soprattutto di sinistra, che fino a poco prima dicevano che con l’arte non si campava, ma quando hanno visto la mammella dell’ETI, hanno iniziato a succhiare, improvvisandosi artisti o dandosi, visto che adesso c’era la mammella statale, all’arte.

Ovviamente qualche prezzo da pagare c’è per prendere i soldi da una istituzione, anche se questa istituzione ha nel nome la parola “teatrale” che potrebbe sembrare sinonimo di “libertà”, “povertà”, vita che si reinventa ecc. Adesso come già negli ultimi anni (nel 2005, nel 2010 per i tagli alla cultura, forse anche anche pochi anni fa) scendono in campo quelli che succhiano da anni dalla mammella dell’ETI e, giustamente, vogliono garanzie e soldi dallo Stato per sopperire alle perdite dovute alle chiusure dei teatri e delle date saltate in questo ultimo mese e forse anche di quello che verrà.

Non è tanto il fatto che non sia importante e lecito e urgente tutto ciò, ma quali sono le derive? Si invocano gli «stipendi per gli artisti intermittenti o lavoratori dello spettacolo» come fanno in Francia, 500 euro al mese per almeno sei mesi ecc… però c’è un altro aspetto che rimane nell’ombra. Per quanto riguarda i lavoratori in generale, non “artistici”, rimangono nell’ombra i tanti lavoratori in nero e poco visibili e poco riconosciuti del mercato, e quindi i soldi del Cura Italia andranno prevalentemente a chi ha una certa struttura e un certo potere economico, e ovviamente non andranno ai tanti “disperati” che non risultano nelle liste ufficiali perché non hanno partita IVA o perché non raggiungono un certo reddito annuale ecc.

Per quanto riguarda l’ambito “dell’arte”, gli artisti e i lavoratori dello spettacolo che sono in regola e addentellati a un sistema di “mammelle”, sono adesso quelli che chiedono e invocano aiuti e passano per bisognosi di aiuto. La cosa è coerente: chi è assuefatto agli “aiuti”, se li perde va nel panico più di chi non è abituato ad essere “aiutato” dalle mammelle statali con tutti i suoi addentellati.

Ricordo che nel 2005, Antonio Mainenti, un cantautore siciliano, in occasione di una protesta plateale degli artisti dell’ETI (chiamiamoli così) mi diceva queste parole: «Se sono “disperati” quelli che succhiano dalle mammelle, gli artisti che non succhiano dalle mammelle che dovrebbero fare? Si dovrebbero suicidare? Strappare le vesti? Bruciarsi nelle piazze?».

Io credo, come ho accennato, che chi è abituato a fare da sé, si rafforza nelle crisi, però una cosa mi preme dire: è una questione di visibilità. Come anche gli invisibili del lavoro non artistico – i senza tetto, i senza niente – troveranno derive tragiche o anche conviviali, così gli artisti abituati a non succhiare dalle mammelle statali continueranno a trovare derive di vario tipo. Però in comune c’è l’invisibilità: gli artisti che non hanno i criteri ufficiali… continuano a essere artisti fuori – fuori dallo sguardo – in questi momenti di grande angoscia dove forse si rischia davvero di perdere la brocca… Oppure no ci si reinventa? Però sarebbe interessante sapere come ci si reinventa, per scoprire strade sempre nuove, anziché pensare che gli artisti hanno bisogno di una mammella, e di uno stipendio, come fossero impiegati, così, solo per ampliare lo sguardo, per andare oltre… l’artista «impiegato» che potrebbe sembrare libero.

SOTTOSCRIVONO QUESTO TESTO

Antonio Carletti

Vittorio Marinelli

Orazio Maione

Ilaria Coromines

Michela Basso

Franco Scalieri

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – SONO DI JACEK YERKA.

Redazione
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2 commenti

  • Un articolo pieno di verita’ .L’artista e’ tale se riesce ad essere libero. Libero di pensare, di creare, di mettersi in gioco ogni volta che lo ritenga giusto. Non avere lacci e lacciuoli che lo possano condizionare. Altrimenti finirà per prostituirsi.

  • Con il lavoro di artista, ogni creativo dovrebbe campare, mentre con il titolo di artista, campano solo i privilegiati detti anche grandi artisti, quelli conosciuti, quelli delle compagnie teatrali.
    Ma artisti sono anche i poeti e gli scrittori, i pittori, gli scultori i disegnatori….
    Dunque l’aiuto in tempi di crisi come quella che oggi si prospetta, non sarebbe più semplice e decoroso offrirlo a tutti i cittadini senza reddito da lavoro perduto, annullato o inesistente??
    Facciamo 1500 euro mese per tutti salvo non abbiamo altre rendite con cui campare?? Le spese della compagnia o delle attività invece come sostenerle?? Affitto o personale tecnico o spese di produzione sono altro capitolo ; prima la dignità dell’uomo, poi il sostegno delle attività commerciali!!

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