Bologna: ancora morire di Covid in carcere

di Vito Totire (*)

SECONDO ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA, SECONDO DECESSO NEL CARCERE DI BOLOGNA

AUSPICHIAMO UNA INCHIESTA “SISTEMICA” SULLA VICENDA CORONAVIRUS IN CARCERE DAI “FATTI DI MARZO” A OGGI: A BOLOGNA MA OVVIAMENTE ANCHE A MODENA.

L’ORDINAMENTO GIURIDICO E LA COSTITUZIONE NON PREVEDONO LA PENA DI MORTE, NEANCHE SE LA MORTE FOSSE COLPOSA.

«Radio carcere» di martedì 12 maggio ha riferito di 8 decessi a livello nazionale nelle carceri: si tratterebbe di 4 persone detenute, due operatori sanitari e due agenti penitenziari. Del secondo deceduto a Bologna Radio Carcere ha riferito generalità ed età.

Non sappiamo se i dati siano attendibili, pur nutrendo il timore che possano essere addirittura sottostimati. Come incerti sono i numeri che circolano sui positivi che sarebbero (al primo maggio) 159 persone detenute e 175 agenti o operatori. Già questi dati dicono qualcosa a proposito delle vie del contagio, ma si dovrà approfondire.

Il 12 aprile 2020 abbiamo inviato un primo esposto alla Procura della Repubblica di Bologna relativo al decesso di una persona detenuta nel carcere. Oggi dobbiamo inviarne un secondo relativo al decesso di cui abbiamo appreso in prima battuta – non dalla Ausl che significativamente “non risponde” – da un organo di informazione locale (Bologna today) poi confermato da Radio Carcere.

Premettiamo che:

– la Ausl bolognese non ha mai risposto alla nostra richiesta, il 2 gennaio 2020, di ricevere copia del rapporto semestrale 2019 sulle carceri;

– successivamente (il 5 aprile e poi il 23) abbiamo chiesto alla Ausl e alla Prefettura una relazione sulla situazione epidemiologica interna al carcere di Bologna (persone detenute e lavoratori ) ma anche in questo caso nessuna risposta;

– viceversa è risultato che altri soggetti siano in possesso di informazioni divulgate attraverso alcuni media e relative al numero presunto di soggetti positivi fra i lavoratori e fra le persone detenute; quei “numeri” pubblicati depongono per manifestazioni di positività consistenti fra i lavoratori, in particolare gli addetti ai servizi sanitari, e in misura minore, a carico delle persone recluse; questo trend pare indicare che il contagio sia partito dagli operatori per estendersi ai reclusi tanto più che ai “numeri” divulgati si è associata anche la divulgazione di informazioni relative a un’asserita scarsa o nulla (inizialmente) adozione di ddppii, cioè dispositivi di protezione individuali, per il contenimento e il fronteggiamento del rischio biologico da parte degli operatori;

– dal 2004, ogni sei mesi, a commento del rapporto Ausl, abbiamo denunciato la situazione di illegalità e di sovraffollamento del carcere di Bologna, chiedendo pubblicamente e periodicamente una dichiarazione di inagibilità igienico-sanitaria; anche in questo caso non abbiamo ottenuto risposta né dalla Ausl né da altre istituzioni; abbiamo persino segnalato la violazione della legge 2003 sulla prevenzione dell’esposizione a fumo passivo; nutriamo seri dubbi che la situazione sia cambiata;

abbiamo dunque notizia di un secondo decesso corona virus correlato; una persona, più giovane del primo deceduto, in questo caso di 67 anni, entrata in carcere a metà febbraio, ricoverata una prima volta in ospedale il 31 marzo, dimessa per tornare in carcere e poi nuovamente ricoverata il 18 aprile e morta presumiamo nella notte fra il 6 e il 7 maggio.

Fra i numerosi interrogativi e riflessioni che proponiamo:

cosa è emerso dall’indagine epidemiologica condotta dai sanitari e dalla Ausl?

– quale è stata la circostanza del contagio; preso atto che la persona è entrata in carcere a metà febbraio si deve ipotizzare o comunque non si può escludere che il contagio sia stato “intra moenia” ?

– la persona era positiva il 31 marzo, al momento del primo ricovero?

– quale effettivo distanziamento è stato garantito fra questa persona e i suoi compagni di cella dopo la dimissione ospedaliera? E prima ?

– esistevano le condizioni ambientali e logistiche per gestire nel carcere la condizione clinica della persona dimessa? Dimessa con tampone negativo in attesa di successivi controlli?

– al momento della dimissione è stata valutata l’effettiva e definitiva interruzione della positività in tutti i materiali biologici potenzialmente veicolo di contagio, alla luce della possibilità che non solo le goccioline di saliva possano essere veicolo di contagio?

– a cosa si attribuisce l’apparente ricaduta che ha condotto, il 18 aprile, al secondo ricovero?

– la notizia diffusa sulla presunta compresenza di altre patologie (evento già verificatosi per il primo decesso nel carcere bolognese) a quale fonte primaria è attribuibile? E come è trapelata stante la normativa in vigore sulla privacy?

– in cosa consiste la cosiddetta “sezione covid” del carcere di Bologna? se l’istituto era già sovraffollato fino all’inagibilità, sono stati adibiti locali ad hoc per l’isolamento? Ci si chiede cioè se l’adozione di misure di isolamento per alcuni soggetti positivi e in quarantena non abbia comportato un ulteriore parossistico incremento di sovraffollamento per gli altri detenuti con innalzamento del livello di rischio per la popolazione “ancora” non positiva, tenuto conto della restrizione degli spazi dopo la protesta verificatasi a marzo;

– a proposito della protesta e dei suoi “effetti” (anche qui nessuna notizia da parte della Ausl: si è parlato di 1 o 2 decessi, ormai siamo ridotti a consultare i quotidiani) si chiede di sapere se siano in atto indagini; stiamo valutando l’opportunità di presentare istanza di costituzione di parte civile in un eventuale procedimento che riguardasse quei fatti; ci pare evidente che le proteste verificatesi, gli eventi successivi e la gestione precedente e successiva della epidemia costituiscano un “unicum” al quale sarebbe necessario dedicare un approccio sistemico.

(*) Vito Totire, medico del lavoro e psichiatra, è portavoce della Rete per l’ecologia sociale di Bologna

LA VIGNETTA – SCELTA DALLA “BOTTEGA” – E’ DI MAURO BIANI.

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