Bologna: un tram che si chiama aerosol?

di Vito Totire (*)

CANTIERI DEL TRAM DI BOLOGNA :

PERCHE’ ARRIVARE SEMPRE IL “GIORNO DOPO”?

L’amministrazione comunale indulge su azioni propagandistiche (Navigli a Bologna!?) ma non sioccupa abbastanza di prevenzione, salute e sicurezza !

Esprimiamo il nostro sostegno e la nostra empatia al signor Giovanni Indirli in relazione ai contenuti del suo esposto sull’impatto sanitario del “cantiere tram”. Pochi giorni fa si è consumato l’orrendo omicidio stradale / sul lavoro di Viola Mazzotti e le istituzioni hanno dichiarato che sarà il caso di collocare sensori sui mezzi in uscita dai cantieri. Si tratta del solito rituale (i buoni propositi del giorno dopo) di una maggioranza governativa comunale che include il cosiddetto centro-sinistra più gli autodichiaratisi verdi e persino “gli amici della bicicletta”.

Qualche giorno dopo l’omicidio stradale/sul lavoro di Viola Mazzotti abbiamo diffuso una lettera del presidente della «Associazione per il futuro delle nostre valli» (con cui collaboriamo da anni su una grave questione di inquinamento industriale): Corrado Seletti in veste quasi di “umarell” ha segnalato rilevanti problemi di sicurezza nella gestione del cantiere di via Indipendenza. La segnalazione non è suonata come cosa nuova” o sorprendente visto che erano già emersi in passato problemi di salute e di sicurezza sia per i lavoratori che per i cittadini, per esempio in via della Repubblica (denunciati dal gagliardo comitato che ha lottato contro la cementificazione del parco don Bosco). Ma erano già emersi altri gravi problemi: per esempio di sconfinamento oltre le fasce orarie di sicurezza stabilite per evitare malori e morti sul lavoro da alte temperature.

Ora giunge questa denuncia del signor Giovanni Indirli: “soliti” problemi ma emerge ormai una tendenza alla omissione anche di misure di sicurezza minime come quelle necessarie e persino semplici per contrastare la diffusione aerea di polveri per cui i residenti (ma anche i lavoratori ovviamente) sono costretti a un areosol tutt’altro che benefico. Vedremo pure i campionamenti ma è “difficile” che le polveri non contengano e non veicolino silice libera cristallina, IPA e altro. Cioè non si tratta di polveri inerti e genericamente fastidiose (benché pure queste dovrebbero essere abbattute). Intanto il signor Inderli (ma quanti come lui?) denuncia disturbi e di aver dovuto ricorrere a rimedi farmacologici. Ma questo cittadino, con grande senso civico, si occupa anche delle condizioni di lavoro degli addetti al cantiere. Ovvio che lavorare fino all’1.30 di notte è un fattore di distress per tutti: lavoratori e persone residenti. Il Comune di Bologna e le istituzioni aspettavano i sintomi clinici per avviare il monitoraggio?

Non siamo contrari al monitoraggio, ma qui occorre immediatamente intervenire sulla fonte e non aspettare gli esiti dei campionamenti. La “vicenda del tram” è delicata e complessa. Come abbiamo detto la fretta apparentemente giustificata dai tempi dettati dal PNRR è inaccettabile e si riflette negativamente sulla sicurezza sia delle condizioni di lavoro che di quelle ambientali.

Come ha sempre sostenuto il giudice di Torino Raffaele Guariniello (non per valutazione soggettiva ma in virtù di una interpretazione autentica delle norme costituzionali e di quelle a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini) LE CONDIZIONI DI SICUREZZA DEVONO PRE-ESISTERE ALL’AVVIO DELL’ATTIVITA’ LAVORATIVA.

Il sindaco e il dipartimento di sanità pubblica (perché non si chiama dipartimento di prevenzione come in tutte le altre Regioni italiane?) pensavano di monitorare il cantiere una volta conclusi i lavori?

Anche dopo l’omicidio di Viola Mazzotti “qualcuno” non ha compreso che occorre intervenire il giorno prima e non il giorno dopo con farmaci sintomatici o, peggio, con corone di fiori ?

Lavoratori e cittadini: segnalate e segnalateci.

(*) Vito Totire è portavoce della «Rete Nazionale Lavoro Sicuro»

Redazione
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