Cannabis: c’é un giudice a Berlino

di Enrico Fletzer

Il 20 aprile – giornata mondiale sulla cannabis – è deflagrata una notizia bomba ripresa dal quotidiano Die Welt e altre testate. Arriva dal tribunale distrettuale di Bernau, piccola città del Brandenburgo, a pochi chilometri da Berlino dove il giudice giovanile Andreas Müller – noto per la sua intransigenza sulla violenza domestica e nei confronti dei neonazisti – ha bloccato due processi per possesso di cannabis e ha inviato una richiesta di accertamento di costituzionalità di 160 pagine.

Come sostiene l’Hanfverband, la più importante organizzazione pro-cannabis della RFG, è accertata l’incapacità della Grosse Koalition di cambiare le leggi anticannabis. Appellandosi alla Corte costituzionale di Karlsruhe, Müller nega radicalmente le attuali leggi e invita i colleghi a bloccare i processi seguendo il suo esempio nell’ambito di un’offensiva di giustizia lanciata dal “movimento”. Nel caso di Bernau si tratta di due procedimenti penali – per possesso di minime quantità di cannabis – di cui lo stesso Müller é tuttora titolare. Una pratica che interessa ogni anno 200.000 persone e che si risolve con il proscioglimento in giudizio ma con pesanti conseguenti amministrative come il ritiro della patente. 

Andreas Müller si è appellato all’articolo 100 della legge fondamentale tedesca che prevede la sospensione del giudizio in casi di dubbi sulla legittimità costituzionale. Si tratta di casi di lieve entità che però a livello globale riguardano milioni di persone spesso sottoposte ad ogni tipo di vessazioni e violenze anche perché secondo l’interpretazione dell’intellettuale tedesco Hans Magnus Enzensberger nella introduzione del suo celeberrimo Politica e Terrore è piuttosto evidente la struttura tautologica delle correnti definizioni di crimine. In questo contesto la definizione di crimine, secondo Enzensberger, rimane una tautologia completamente ribaltabile: «ciò che è punito é un crimine e ciò che è un crimine è punito; tutto ciò che è punibile merita di esser punito e viceversa». Su questo punto è chiaro che il crimine viene dall’alto. Da apparati di potere di retrogusto razzista e classista.

Pochi giorni prima in Italia il presidente di Magistratura democratica aveva commentato sul quotidiano «il manifesto» la sentenza assolutoria delle Sezioni Unite della Cassazione rispetto alla “piccola” coltivazione domestica di cannabis.

A questo punto dovrebbe essere la politica a superare l’attuale paradigma obiettivamente arbitrario.

Anche considerando in Italia l’importanza della implementazione di princìpi di legalità non astratti che prevedono il superamento controllato dell’attuale situazione di schiavitù e di arbitrio in cui sono ristretti molti lavoratori agricoli e i consumatori di sostanze psicoattive. A tutti e tutte va garantita la salute e la libertà ora resa impossibile dall’attuale regime proibizionista e schiavista.

Queste proposte sono premesse irrinunciabili e strettamente interconnesse ai fini di una vera rivoluzione da attuare nel nostro Paese e dovranno passare inesorabilmente attraverso l’abolizione dei decreti “sicurezza” di Matteo Salvini per la regolamentazione controllata di tutte le sostanze psicoattive prevedendo livelli essenziali di assistenza, con la regolarizzazione di tutte le persone presenti sul territorio nazionale anche ai fini del rilancio delle nostre culture e colture.

Su tutto deve prevalere il principio della libertà di coltivare cannabis a livello personale e collettivo accanto all’eventuale regolamentazione della coltivazione commerciale simile alla legislazione su birra e vino.

UN CHIARIMENTO SUL TITOLO

Anche in Italia la frase «Ci sarà un giudice a Berlino» (o la variante «esiste dunque un giudice a Berlino») è entrata nel linguaggio giornalistico ma molte persone ne ignorano il significato. All’origine c’è la vecchia storia (variamente tramandata) di un mugnaio. A Potsdam, vicino Berlino, l’imperatore Federico II di Prussia vuole espropriare il mulino del mugnaio perchè “danneggia la visuale” del suo nuovo castello. Il mugnaio si oppone ma l’imperatore (o chi per lui) corrompe i giudici e gli avvocati della zona, Irriducibile il mugnaio si rivolge ad altri giudici finchè ne trova uno onesto a Berlino e vince.

LE DUE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – sono di Vincenzo Apicella; ricordiamo così questo bravo artista e generoso compagno morto nell’ottobre 2018.

 

Redazione
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