Cesena, la veranda inveroconda

Illegalità a Villa Silvia di Lizzano: da 20 giorni il sindaco non risponde

di Davide Fabbri

con una nota piccina-picciò di db su “Hood-Speedy”


Siamo alle solite. Non sopporto l’assenza di trasparenza e i ritardi di un potere autoritario e arrogante. Inqualificabile il comportamento del sindaco Paolo Lucchi: sono passati 20 giorni dalla mia segnalazione (*) e nessuno dell’amministrazione comunale ha risposto. Tace il sindaco, zitti gli assessori, muti i dirigenti, silente il Comandante della Polizia Municipale, ai quali è stata consegnata la mia segnalazione il 19 aprile scorso.

Nei miei confronti è stato innalzato un nuovo muro di gomma. Rinnovo una analoga richiesta dato che non mi faccio prendere dalla stanchezza. Chiedo al primo cittadino di adoperarsi affinché gli uffici comunali competenti e il Corpo di Polizia Municipale facciano una verifica puntuale sulla regolarità della costruzione di una struttura denominata Pavillon, cioè una veranda identificata come «sala polivalente», utilizzata prevalentemente per la ristorazione. Pare non sia stato rilasciato idoneo permesso di costruire da parte degli uffici tecnici competenti del Comune. Nei fatti vi sarebbe un aumento importante e irregolare di cubatura in assenza di permesso di costruire. Tale struttura viene utilizzata soprattutto per attività di ristorazione, essendo collegata alla cucina interna alla Villa Silvia di fondazione settecentesca.


Nei depliants pubblicitari-turistici dei gestori di Villa Silvia – associazione AMMI cioè Associazione Musica Meccanica Italiana del presidente Franco Severi – si afferma che «è offerta la possibilità di organizzare pranzi, cene, buffet e altri appuntamenti enogastronomici». Il tutto all’interno di una struttura che non ha ricevuto le necessarie autorizzazioni da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali, Architettonici e Storici.

Gli immobili di Villa Silvia fanno parte di un complesso monumentale. Sono un bene pubblico comunale, storico e vincolato. Le leggi vigenti in questo Paese affermano che l’esecuzione dei lavori e le opere di qualunque genere sul complesso monumentale di Villa Silvia è sottoposta a preventiva autorizzazione della competente Soprintendenza. Normative disattese ancora una volta con questa amministrazione comunale.
Altro aspetto inquietante. L’associazione AMMI del potente presidente Franco Severi (ex imprenditore della Mase, uomo dell’influente Davide Trevisani, del Gruppo Trevi ed ex presidente di CRC) ottiene una barca di soldi – per me ingiustificati – dal Comune di Cesena: 70.000 euro nel triennio 2016-2018 di cui 40.000 euro per spese utenze e manutenzione ordinaria e 30.000 per sostegno ad attività culturali, molte delle quali sono a pagamento per i cittadini. Il tutto avviene attraverso una convenzione approvata dalla Giunta comunale nel febbraio 2016, concessione di beni pubblici che scade nel 2025. Il gestore di Villa Silvia riceve tanti soldi da sponsor privati, che supportano l’iniziativa dell’intraprendente democristiano Franco Severi: le aziende che fungono da sponsor sono il Gruppo Trevi di Davide Trevisani, la holding della carne Amadori spa, Cassa Risparmio Cesena spa, Fondazione Cassa Risparmio Cesena, Romagna Iniziative, Mase, Assicurazioni Generali, Credito di Romagna, Jolly Service, Confcommercio, San Vittore Costruzioni.
La gestione allegra di danaro pubblico da parte della Giunta comunale del sindaco Paolo Lucchi è evidente: vengono elargiti al gestore di Villa Silvia ben 70.000 euro in tre anni come sostegno economico alle attività gestionali «socio-culturali» di Villa Silvia. Attività che prevedono persino un pagamento da parte dell’utilizzatore del servizio: la tariffa d’ingresso è 4 euro a persona, per animazione guidata alla stanza del Carducci e per una mostra permanente di strumenti musicali meccanici – che nulla hanno a che vedere con il lascito degli eredi Pasolini Zanelli – che fanno parte della Fondazione Franco Severi onlus.

Chiudo con una annotazione storico-culturale. La Villa Pasolini-Zanelli è famosa per essere stata salotto della borghesia fra il 1800 e il 1900, possedendola i conti faentini Pasolini-Zanelli, e per aver ospitato intellettuali come Giosuè Carducci e Alessandro Bonci. Entrambi si rivolteranno dalla tomba dopo aver letto questo mio pezzo. E non credo che gli eredi tuttora viventi siano contenti di questa attuale gestione del bene pubblico, donato da un privato al Comune. Il lascito di donazione del bene al Comune di Cesena parla chiaro. Il lascito ha preso una brutta piega. E’ completamente disatteso.

Cesena, 7 maggio 2017

(*) cfr Cesena: si scrive bene pubblico ma qualcuno ci legge Pavillon

NOTICINA di db

Stasera in “bottega” troverete un altro post di Davide Fabbri. Il quesito d’obbligo è: “scrive troppo Davide?”; Davide HOOD come lo chiama Energu, Fabbri SPEEDY come lo chiamo io. Credo che sia un discorso di qualità: dell’impegno civile e della chiarezza nelle denunce. Speedy-Hood non è un logorroico, è un abile, tenace, infaticabile investigatore. Avercene di “rompicoglioni” come Hood-Speedy. Martella ma del resto il cognome è Fabbri, no? E allora oggi due post. Io lo amo e se i potenti cialtroni di Cesena lo odiano…si rafforza il mio amore. Già che ci sono chiedo a chi condivide la mia stima per il lavoro di Davide Fabbri di segnalare ai media – anche nazionali – le intimidazioni che subisce: bisogna che blogger e giornalisti coraggiosi siano difesi di più. Di più. Di più e di più.

Davide Fabbri

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