Chi «brusa la vecia» brucia il futuro

di Vito Totire (*)

Alcuni gruppi di persone organizzate in comitati per i “festeggiamenti” – dimentichi del disastro di capodanno (un morto, 204 feriti ufficiali, numerosi casi di mani amputate) ci propinano e ci impongo, nononostante che l’aria e l’ambiente siano di tutti, ulteriori manifestazioni inquinanti dai centri cittadini ai più periferici borghi.

Filo conduttore di queste condotte vorrebbe essere la tradizione o addirittura la “festa”. Da un primo censimento dedotto dagli organi di informazione apprendiamo di: fuochi pirotecnici a Bologna dalla scalinata del Pincio di via Indipendenza (ma non sono vietati dalla ordinanza del sindaco?); rogo a Sasso Marconi organizzato da CSI; roghi a San Giovanni in Persiceto (paglia pressata); un «rogo imponente» (un palo di 30 metri) incendiato con fuochi artificiali nella frazione Maggi di Sant’Agata Bolognese (tradizione che dura dal 1973); mentre a Comacchio l’associazione Marasue organizza un «esaltante rogo della befana».

La base culturale-antropologica di queste manifestazioni è contraddittoria. Sono riti contadini? Riti propiziatori? (Una volta … perché adesso con la qualità dell’aria della pianura padana propiziano solo disturbi dell’apparato respiratorio). O una rievocazione dei roghi delle streghe?

Certo il fenomeno è complesso, non univoco. Azzardato parlare di tradizione se a sant’Agata Bolognese il “rito” è iniziato nel 1973. Come per il “vecchione” di Bologna (a Capodanno) le origini sono spesso incerte, ambigue, comunque da rivisitare criticamente.

Non abbiamo intenzione di negare il richiamo alle “tradizioni” tuttavia affermiamo il nostro diritto a criticarle e soprattutto, neghiamo la liceità di un rispetto delle tradizioni gestito come coazione a ripetere che ignora le nuove e attuali condizioni ambientali planetarie.

I roghi in Amazzonia, Australia, Siberia (per fare gli esempi più eclatanti) richiamano la nostra attenzione sulla necessità di rispetto per la salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente evitando comportamenti da “padroni dell’aria”. L’aria è di tutti, le tradizioni si salvano meglio con i simboli che con la reiterazione materiale; o i cattolici dovrebbero ammazzare qualcuno a messa ogni domenica per ricordare il sangue di Cristo? Il prete ricorda il sangue di Cristo con un goccio di vino che peraltro a Sant’Agata Bolognese sarà distribuito in 80 litri… ancorché brulè.

Il nostro messaggio è: evolviamoci per evitare di estinguerci: chi «brusa la vecia» in realtà brucia il futuro.

(*) Per conto del circolo Chico Mendes, dell’associazione Antropologiainmovimento, di AEA (l’Associazione esposti amianto) e del centro Francesco Lorusso

 

Redazione
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2 commenti

  • antonella Selva

    Pienamente d’accordo.
    Farla finita con queste ritualità discutibili avrebbe anche l’effetto di ‘dire la verità’ alle persone, cioè che non possiamo più permetterci nessun tipo di distruzione ambientale, neppure una volta all’anno!

  • antonella nappi

    Maran e il Sindaco sono d’esempio! Il modello Milano brucia l’aria con il traffico, con i botti NON PROIBITI, con l’estirpazione di alberi perché molte costruzioni richiamino più inquinamento ancora! Ricordate quel lancio in avanti dell’obbiettivo per costruire in altezza dove terreno non ce n’è più che la Giunta fece: “vogliamo 2 milioni di abitanti a Milano!” Case vuote comprate per investimento, affittate a settimane ai turisti; abitanti che scappano a vivere fuori, e durante le feste rimangono solo i poveri. Il modello Milano è ALTAMENTE NOCIVO PER LA SALUTE. Cerchiamo di fare meglio ! Ho l’asma, e quanti a Milano tossiscono e soffrono e spesso non possono camminare nelle strade?

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