Chi guadagna dalle violenze di sabato

di Gianluca Cicinelli

Ci sono cose sgradevoli da dire ma che sarebbe vigliacco non dire. Esistono princìpi che regolano i diritti di tutti e tutte: il diritto a manifestare il dissenso è il più intoccabile fra tutti. Dobbiamo difendere il diritto a manifestare di tutti. Tutti. Sapendo alcune cose però.

Sono 45 anni, dalla prima manifestazione a cui sono andato, che c’è gente che sfascia tutto in mezzo a cortei di persone che stanno lì’ per rivendicare dissenso. C’era allora questa cretinata dei “compagni che sbagliano” e anzichè nasconderci dietro quella locuzione senza senso (pannelliana oltretutto) avremmo dovuto prenderli a calci noi, ma siccome la valutazione era che lo Stato e la polizia fossero peggio di loro, abbiamo fatto finta che la repressione che ne seguì fosse solo quella dello Stato e non anche della nostra mancanza di forza politica per fare i conti all’interno del Movimento, perchè quelli minacciavano e spesso menavano anche noi. Abbiamo comunque taciuto e siamo diventati oggettivamente complici dei “compagni che sbagliano”.

Si sta creando tra i pasdaran del no green pass la categoria aggiornata al XXI secolo dei “camerati che sbagliano”. E’ chiaro che quando la polizia comincia a caricare prima ti gonfiano di mazzate e poi ti chiedono le generalità, inutile che facciano adesso le dame offese dalla repressione: se vai a un corteo con gente che ha già provocato violenze in ogni singola manifestazione a cui ha partecipato sei stupido a pensare che stavolta non accadrà. Al netto del fatto che resto interdetto, ne conosco molte di persone di sinistra che stavano là, ma proprio molte, e mi chiedo come sia possibile dividere la stessa piazza con sigle dichiaratamente fasciste.

La verità è che molti sono stati contenti di quello che è successo pur essendosi mascherati dietro il concetto dei “camerati che sbagliano”, perchè hanno rivissuto i “bei tempi” di quando la violenza veniva spacciata per rivoluzione. Tacere su questo, far finta di non immaginare come sarebbe andata a finire la faccenda rende oggettivamente complice dei fascisti chi ha taciuto.

A collegare ulteriormente con un trattino i 44 anni passati ci sono gli infiltrati delle forze dell’ordine. Stavolta non abbiamo le foto degli agenti vestiti alla maniera dei manifestanti perchè i tempi hanno reso non identificativo l’abbigliamento. Abbiamo però la richiesta di manifestazione alla Questura per sabato scorso da parte di Pamela Testa, poi arrestata nella notte di sabato: è quella che compare nelle foto con la faccia insanguinata e la maglietta “boia chi molla”. E’ un’esponente di Forza Nuova: lo so io, lo sanno i fascisti, lo sa la Questura. Ogni manifestazione fin dall’estate a cui hanno partecipato esponenti di Forza Nuova si è concretizzata in violenze gratuite (senza provocazione alcuna dall’altra parte) sempre più estese fino all’exploit di sabato. Vogliamo davvero credere che nessuno dell’ufficio politico della Polizia si sia inserito nelle chat Telegram dove venivano annunciate esplicitamente le azioni di sabato? vogliamo credere che non ci siano agenti infiltrati o informatori all’interno di Forza Nuova? Se così fosse andrebbero licenziati in tronco. Ma così non è, c’erano e sapevano.

E’ stato lodato da più parti il comportamento suggerito alla Polizia dal ministero dell’Interno della ministra “piddina” Lamorgese e dal prefetto “leghista” di Roma Piantedosi. Contenere senza acuire il conflitto. Eppure sono state devastate la sede della Cgil e il pronto soccorso dell’ospedale Umberto Primo. E’ una strana idea di contenimento, molto vicina al “contenimento” degli scontri di Capitol Hill a Washington nel gennaio scorso. Alcuni esponenti delle “forze dell’ordine” (ma in casi come questi è preferibile il refuso: “FORSE dell’ordine” oppure “FARSE dell’ordine) hanno contenuto talmente poco che sono oggi inquisiti come favoreggiatori di quel tentativo di golpe statunitense. Ma una lode non si nega a nessuno; lodiamoci anche noi, tanto è gratis.

Cui Prodest? Questa situazione si verifica, anche se molti preferiscono battersi contro il green pass, in un momento drammatico. Perchè ci sono 5 milioni e 400 mila poveri assoluti che accerchiano l’Italia, nel pieno di una crisi economica che – oltre a espellere migliaia di persone dal lavoro – vede la crescita fuori controllo dei prezzi dei generi alimentari e dei servizi essenziali. L’inverno è alle porte e milioni di persone – milioni – non possono permettersi il riscaldamento: questa è la situazione reale. Allora questo è il vero dissenso da difendere; questo è il pezzo di società che quando esploderà davvero non guarderà in faccia nessuno. C’è chi ha interesse a bloccare sul nascere scioperi e manifestazioni contro il governo. All’interno dello Stato esistono – come ieri – forze nemmeno tanto oscure che dopo aver goduto delle violenze (che non toccano il sistema) intendono gestirle per azzerare quelle proteste che rischiano veramente di mettere in crisi il teatrino politico squallido e sempre più lontano dai problemi reali di ogni giorno.

Reprimere quindi il diritto a manifestare limitandolo (con la scusa di quanto è successo sabato) serve a prevenire quel tipo di conflitto che ha un senso nella storia e nella vita quotidiana delle persone. Per questo non bisogna cadere nella trappola che siccome odiamo i fascisti qualcuno che si definisce democratico (già si trovano dichiarazioni del genere sui giornali) appoggi i divieti a manifestare … per evitare violenze. Difendere il diritto a scendere in piazza per fare opposizione politica, che comprende anche quello contro il green pass, significa in questo momento difendere il diritto a non accettare senza conflitto politico – che non significa necessariamente violenza – di far fare le spese della crisi scaturita dalla pandemia da covid a chi non ha nessuna colpa per averla subita. Se non capiamo questo prepariamoci a rivedere in piazza folle non necessariamente fasciste ma sicuramente strumentalizzate dai fascisti.

ciuoti

6 commenti

  • Buondì.
    Per essere precisi, l’espressione “compagni che sbagliano” era rivolta ai militanti di sinistra che, negli anni Settanta, scelsero la lotta armata.
    Equiparare sinistra radicale, conflitti di piazza ed eversione fascista mi sembra di dubbio gusto e di scarsa memoria storica, nel solco della teoria democristiana degli “opposti estremismi”, dimenticando lo scontro sociale allora in atto, tra stragi di stato e lotte durissime sostenute nella società da quanti si opponevano al capitalismo e si organizzavano autonomamente rispetto ai partiti e ai sindacati istituzionali
    E, all’interno di quei conflitti, non vanno dimenticati i cosiddetti servizi d’ordine del Pci, della Cgil e del MLS (quello di Capanna) che affiancavano democraticamente – bastoni in mano – la repressione poliziesca contro la sinistra extraparlamentare e gli anarchici.
    Così come sono indimenticabili la caccia alle streghe e le calunnie staliniste verso tutti coloro che non accettavano la politica dei sacrifici, trattati alla stregua di fascisti che “facevano il gioco delle destre”, al punto da legittimare i carri armati di Kossiga nelle strade contro il movimento del 77.
    Loro – quelli della solidarietà nazionale – non erano “compagni che sbagliavano”, semplicemente non erano (e non sono) compagni.

  • angelo maddalena

    c’è una questione centrale, a mio avviso, che volevo risegnalare: Cicinelli scrivi che ha visto molte persone di sinistra nei cortei accanto ai fascistoidi, io sabato scorso ero a Milano e ho guardato sfilare il corteo no green pass, mi è sembrato di scorgere un’assenza pressocché totale di gente che viene fuori da contesti di sinistra, e non dico che sia importante trovarceli, ma anche al di fuori, nei discorsi, con un’amica della Val di Susa, mi sento dire che una sua vecchia compagna di sinistra, “stalinista”, diceva che i militari dovrebbero intervenire per obbligare le persone a farsi vaccinare, io non credo che siano tutti così i militanti e gli intellettuali di sinistra, ma ho da poco pubblicato in bottega una reazione violenta (nei miei confronti) e inconsulta da parte di soggetti di sinistra e “amici” a proposito di green pass, ancora una volta credo che se non si fa una seria autocritica (anche per i cattolici, gli anarchici ecc., ) non si centra il cuore del discorso

  • Francesco Masala

    scrive Gabriele Polo:

    Qualcuno è salito al quarto piano, voleva bruciare la porta dell’ufficio di Maurizio Landini. Un poliziotto infiltrato tra loro li ha convinti a lasciar perdere. Dopo quaranta minuti sono usciti, imboccando la strada per Palazzo Chigi con l’intenzione di farne una romana Capitol Hill. Lì sono stati fermati. A fatica, con i Palazzi del potere sotto assedio. Dicono che il centro della città era troppo intasato per permettere alla polizia d’intervenire rapidamente. Loro, invece, si sono mossi senza problemi. E nemmeno correndo, per ore. Forse Salvini qualche eredità al Viminale l’ha lasciata.

    https://ytali.com/2021/10/11/il-fascismo-di-oggi/

  • Il problema di fondo, ben oltre il presente, è che da anni si è seminato – anche da “sinistra” – l’obliquità politica, ossia la “cultura” del presunto superamento delle ideologie, del pragmatismo del fare (come se le parole fossero superflue), della politica “nè di destra nè di sinistra” (da sempre cavallo di Troia dell’estrema destra), del rispetto “democratico” verso ogni ideologia (nazismo compreso), dell’illusione che il fascismo sia solo quello di quattro nostalgici e poche teste rasate contro cui è sufficiente raccogliere un po’ di firme ed appellarsi alla Costituzione.
    Sabato a Roma il corteo era stato pubblicamente indetto e pubblicizzato da Forza Nuova, affiancata da gruppi integralisti di destra (ossia i talebani di casa nostra), così come l’autorizzazione per il comizio iniziale era stata richiesta da una nota militante forzanovista presente al corteo con maglietta tricolorata “Boia chi molla”. Così come l’intenzione di attaccare la Cgil (non Big Farma!) era stata preannunciata in piazza da quel gentiluomo di Castellino, eppure molti manifestanti No green pass – No vax si sono poi lamentati che la “loro” manifestazione di dissenso era stata rovinata dagli infiltrati fascisti, senza rendersi conto (non so quanto in buona fede) che a tutti gli effetti erano loro gli “infiltrati” nella manifestazione di Forza Nuova.
    Per non parlare dell’ottuso sventolio di tricolori (con evidente significato nazionalista) ritenuti al di sopra delle parti e dei partiti, ma in realtà premessa dello slogan razzista “Prima gli Italiani” (da notare, peraltro, la totale assenza degli immigrati a queste manifestazioni).
    Quale senso (e credibilità) può avere il rivendicare libertà, parlando di dittatura e azzardando paragoni col nazismo e l’olocausto, a fianco – o addirittura dietro – noti squadristi e terroristi (vedi personaggi come Fiore e Insabato) fascisti che ancora negano l’esistenza dei lager?
    Lo smarrire la coerenza tra mezzi e fini, credendo di difendere delle libertà sociali con chi da sempre è per la loro negazione, porta al cortocircuito del senso.

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