Clelia Farris: «Se il nemico si annida…

nell’idea di fine: com’è difficile dare un senso all’esistenza»

recensione di MARIA PAOLA MASALA a «La consistenza delle idee» (*)

C’è un personaggio, tra i tanti che animano “La consistenza delle idee”, a cui piacciono solo gli inizi. Per questo non arriva mai alla fine di un film, o di un libro. È Yuliano Nagai, protagonista di “Nemico Segreto”, il primo dei sette racconti di questa bella antologia di Clelia Farris, e non sa davvero quel che si perde. Perché è la fine a dare senso a tutto, e perché il meglio di queste storie sta proprio nel colpo di scena che tutto risolve, o forse complica.
Edita da Future Fiction (a cura di Francesco Verso), l’antologia sarà presto tradotta negli Stati Uniti. Un nuovo riconoscimento per questa quarantanovenne scrittrice di fantascienza che se fosse nata in America avrebbe avuto ben altra fama. Invece è sarda, cagliaritana. Laureata in psicologia, conosce bene l’animo umano. E forse anche per questo non ama apparire. Non presenta i suoi libri, non ha un blog, e all’umanità attuale preferisce il post-umano di un domani distopico, a tratti spaventoso, ma non molto più inquietante dell’oggi.
Tra le maggiori autrici di fantascienza italiana, ha vinto il premio Fantascienza.com col romanzo “
Rupes Recta”, il premio Odissea con “Nessun uomo è mio fratello”, il premio Kipple con “La pesatura dell’anima”, ambientato, come “La giustizia di Iside”, in un Egitto ucronico. Finalista al premio Urania Mondadori 2016 con “Uomini e Necro”, scrive sulle migliori riviste di genere italiane e internazionali.
A introdurre i racconti è Daniele Barbieri (**) collaboratore del nostro giornale, grande esperto di fantascienza ed estimatore dell’autrice, «del duro lavoro, inframmezzato da lampi e da una sorta di brainstorming permanente autoinflitto» al quale, nella sua lucida scrittura, si sottopone. Del resto, «la buona fantascienza è il mix tormento-gioia di chiedersi sempre “e se”, oppure “proviamo un altro punto di vista, un mondo sottosopra, un xy ancora senza nome”». O forse, solo uno sguardo lungo e acuto su ciò che ci aspetta. Svelare questi racconti che ci portano anche in Sardegna, sulla collina di Piccolo Tuvu, sarebbe un delitto. Basti dire che l’ultimo, appassionante, è ispirato a “
Rebecca la prima moglie” di Daphne Du Maurier (e di Hitchcock) e che il più breve, “Buchi”, è l’elogio della conoscenza: un essere post-umano ha la forma perfetta di un uovo, ma solo accettando di farsi (dolorosamente) bucare riesce a cogliere la bellezza della vita. È la scommessa dell’umanità. Del resto, si può fare una frittata senza rompere le uova?

(*) pubblicata il 14 luglio sul quotidiano «L’unione sarda»

(*) cfr Clelia Farris? Minimo un brindisi:

NOTICINA sui prossimi appuntamenti in “bottega”… incluso il Marte-dì

care e cari, inevitabilmente il solleone induce a un po’ di pigrizia (sana?) e al necessario riposo (dovrebbe essere un diritto per tutte/i). Come succede da un po’ di anni in qua “la bottega” non chiude ma rallenta un pochino… incluso il Marte-dì, spazio che di solito ospita tre post “dalle parti del fantastico”. Da qui a fine agosto dunque salteranno alcuni appuntamenti fissi e in certi giorni ci saranno meno post; o almeno questo è il proposito… poi chissà. Come regalo “estivo” riproporremo la rubrica «il meglio del blog» che recupera certi nostri scritti di anni lontani che ci sembrano tuttora di buona qualità e persino di attualità. [db, a nome della redazione]

 

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