Divenire ominini …mangiando midollo

di Giorgio Chelidonio

 

La recensione anglofona di nuovissimo studio paleo-antropologico (1) ha ipotizzato che gli ominini di 4 milioni di anni fa circa abbiano imparato a preferire (e a ricercare attivamente) il gusto di materie grasse animali molto prima di quando iniziarono a predarne la carne (staccandola con i più antichi “coltelli di pietra), spezzando intenzionalmente ossa lunghe delle carcasse di grandi mammiferi (ormai già spolpate da altri predatori) per estrarne il midollo.

Incuriosito da questo vecchio tema ora rispolverato, ve ne propongo una sintesi tradotta, aggiungendo poi alcune mie osservazioni>>>
Jessica Thompson (Università di Yale) ha evidenziato come il midollo, contenuto nelle ossa lunghe delle carcasse di grandi animali, fosse una riserva di calorie particolarmente rilevante negli ambienti di savana arborata africana, dove questa peculiare alimento era assai carente per degli “scimmiottini” già semi-bipedi e poco naturalmente dotati di mezzi fisici (es. canini, unghie aguzze) per sbranare le dure pelli di prede.  La stessa paleo-antropologa ha precisato che la carne e il midollo sono molto diversi per capacità nutrienti, come molto differenti erano le tecnologie che vi davano accesso: pietre taglienti (per aprire le pelli e staccare brani di carne), ciottoli (o altre masse litiche) duri e pesanti per spezzare le ossa ed estrarre il midollo.
Quest’ultima pratica, però, deve aver comportato l’abitudine di “girare” portando con sé percussori litici perché non erano sempre disponibili in ambienti più o meno intensamente forestati): lo studio suggerisce anche che lo spezzare grosse ossa possa essere stato, in seguito, all’origine delle prime esperienze di scheggiare (dapprima casualmente, poi intenzionalmente) quegli opportunistici “manuport” (2) per trarne margini taglienti adatti a incidere pelli e carni.
Sullo sfondo di questa ricerca c’è l’evidenza che il cervello umano consuma il 20% dell’energia corporea anche a riposo, cioè il doppio di quanto consumino i cervelli di altri primati antropomorfi che, del resto, sono quasi esclusivamente vegetariani.  Del resto, risulta tuttora insoluto il come (e da quali risorse) gli ominini più arcaici abbiano ricavato le calorie necessarie allo sviluppo di cervelli in espansione.
Anche perché, precisa la Thompson, che la carne degli animali selvatici è magra: metabolizzare “proteine magre” ha un ridotto ricavo energetico, tanto che l’assenza di grassi può portare a stati di acuta malnutrizione: ne sapevano qualcosa gli esploratori delle zone artiche che l’hanno descritta come “morbo del caribù” o “fame di grasso” (3).
Attorno a 4 milioni di anni fa le aree forestali africane si stavano diradando in mosaici ambientali progressivamente caratterizzati da savane, più o meno arborate: in questi scenari gruppi di ominini arcaici (forse già diversificati per specie territorialmente separate) stavano sperimentando il bipedismo. Erano, perciò, poco specializzati sia come bipedi che come esseri arboricoli, una condizione nutrizionale davvero incerta per potersi affermare come predatori competitivi nelle attività di “spazzinaggio” (in inglese “scavenging”, traducibile anche come “sciacallaggio”) (4) con iene o avvoltoi.
L’acquisizione di strategie predatorie abitualmente “attrezzate” con grossi ciottoli o altri pesanti percussori permetteva loro l’accesso al midollo, alimento più durevole perché restando sigillato nelle ossa restava meno esposto ai batteri della decomposizione.  Spezzare rapidamente ossa lunghe li rendeva perciò competitivi nei confronti delle iene, il cui accesso aggressivo alle carcasse di animali poteva essere contenuto da azioni di gruppo, specie se attrezzate usando bastoni o lanciando i  percussori altre pietre.
Lo studio conclude sottolineando che l’ipotesi predatoria del midollo anticiperebbe di oltre un milione di anni i più antichi manufatti in pietra oggi noti, suggerendo, in particolare ai paleontologi, una maggior attenzione, negli scavi, alle ossa intenzionalmente spezzate o frantumate.

 

In attesa di poter leggere direttamente questo nuovo articolo, mi sento però di fare alcuni appunti:
– la più antica traccia di “scavenging” finora nota è quella del sito etiopico “Dikika”, datato ad almeno 3,39 Ma consiste in tracce di “tagli” su ossa di animali in qualche modo “macellati”.
Pubblicata nel 2010 (5) è stata da alcuni studiosi criticata come “fenomeno naturale” (contatto incidentale di ossa con pietre aguzze). Ne ho trattato anch’io in un mio studio, anche sperimentale, pubblicato nel 2011 (6);

  • i più antichi manufatti litici sono quelli rinvenuti nel sito kenyota di “Lomekwi 3” (7): datati a 3,3 Ma, documentano una modalità talmente arcaica di scheggiare grosse pietre da essere stata definita “Modo 0”. La specie di ominini finora nota come coeva a quel livello crono-stratigrafico è il Kenyanthropusplatyops(8), datato fra 3,5 e 3,2 Ma e dotato di una capacità cerebrale di circa 430-450 cc. Purtroppo, i resti fossili finora rinvenuti non permettono una suaricostruzione scheletrica adeguata;
  • nel periodo compreso fra 3 e 2 Ma circa, vivevano, nell’Africa centro-orientale almeno 4 o 5 diverse specie di ominini, i cui resti fossili sono finora scarsamente connessi a manufatti litici o ad ossa conservanti tracce di scarnificazione o di fratturazione;
  • a 4,4 Ma risale uno scheletro sufficientemente conservato di Ardipithecusramidus (9).
    Rinvenuto nell’Afar etiopico, aveva capacità cranica di circa 350-300 cc., mentre la morfologia delle ossa della mano rivelano capacità di presa di precisione. Erano già pre-adattati al bipedismo(avevano ancora gli alluci divaricabili e prensili), ma erano ugualmente dotati di braccia lunghe da arboricoli.

Concludendo ….aveva ragione mio nonno che, nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso (quando alla radio si sentivano le prime pubblicità di diete dimagranti) sentenziava: ho sempre sentito dire “bello grasso”, mai “bello magro”.
Riassumendo, pare assai probabile che la nostra predilezione per il grasso e gli zuccheri derivi da abitudini alimentari maturate nelle fasi arcaiche dell’evoluzione dei nostri paleo-antenati: gli zuccheri della frutta matura nella fase arboricola precedente a 4 milioni di anni fa, mentre il grasso animale in quella del primo bipedismo, cioè da almeno 3,5 Ma.
Mi pare, inoltre, significativo evidenziare che il midollo, come risorsa di proteine e grassi, possa essere stato il primo “cibo animale nascosto” perché accessibile,solo usando rudimentali percussori litici.  “Cibo nascosto” equivaleva anche a “cibo rischioso” perché lo si doveva contendere, tramite sciacallaggio attrezzato, alle iene e/o ad altri animali “spazzini”.
Mi pare, infine, sorprendente che questo arcaico gradimento nutrizionale sopravviva in alcune ricette storiche: ad esempio nella “pearà”(10), una salsa di pane grattugiato secco unita con brodo di carne ben pepato che, però, senza la giusta dose di midollo bovino diventa un banale “pan cotto” che mal si abbina ad un buon lesso!

Links:
1) Thompson J.C., Carvalho S., Marean C.W., Alemseged Z., 2019: Origins of the Human Predatory Pattern: The Transition to Large-Animal Exploitation by Early Hominins, in “Current Anthropology”>https://www.journals.uchicago.edu/doi/pdfplus/10.1086/701477
È stato osservato che il fegato umano non è in grado di metabolizzare un quantitativo superiore a 200-300 g di proteine al giorno. Allo stesso modo, i reni umani sono altrettanto limitati nella loro capacità di rimuovere alcuni tipi di scorie dal flusso sanguigno, ed in particolare l’urea (un sottoprodotto del catabolismo proteico). Se l’apporto proteico supera le quantità sopra menzionate la concentrazione nel sangue di aminoacidi, ammoniaca, urea ed altre sostanze raggiunge livelli eccessivi.
4) http://www.treccani.it/enciclopedia/le-strategie-di-sussistenza-nelle-societa-preagricole_%28Il-Mondo-dell%27Archeologia%29/>>“Più problematico risulta ricostruire come gli antichi ominidi plio-pleistocenici si procurassero la carne; una notevole percentuale doveva essere ricavata attraverso il cosiddetto “scavenging”, l’attività di “sciacallaggio” sulle carcasse di animali già morti, i cui resti si incontrano frequentemente nella savana.”

 

Nell’immagine la ricostruzione dello spezzare un femore di mastodonte per estrarne il midollo. (disegno di N.Davis, https://www.pinterest.it/pin/92112754848055460/ )

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