Faccio l’accento finlandese?

Gianluca Cicinelli per Diogene

I commentatori italiani si accorgono che la scuola nostrana non funziona bene. Avranno raccolto informazioni? Ne erano all’oscuro ma dopo un’accurata inchiesta hanno messo in piedi un dossier con l’elenco dei problemi? Hanno finalmente ricevuto con trent’anni di ritardo a causa di Poste italiane e i suoi proverbiali disguidi le migliaia di lettere con cui da decenni maestri, professori, studenti, famiglie e personale non docente lamentano le condizioni intollerabili in cui versa l’istruzione italiana?

No. Anche i giornalisti d’assalto se ne sono accorti grazie alla lettera di una mamma finlandese. La signora, innamorata della Sicilia, si era trasferita a Siracusa dove aveva iscritto i figli a scuola. E’ scappata dopo due mesi denunciando il sistema scolastico italiano “povero”, le “classi rumorose” e gli insegnanti “arrabbiati e sprezzanti”. La storia del figlio di sei anni che parla l’inglese meglio dell’insegnante la releghiamo invece alla saga “mio cugggino conosce una mossa che ti dà un pugno e muori dopo cinque giorni”. Insomma ha ritenuto insopportabile che la scuola italiana non funzioni efficientemente come quella finlandese.

Che la scuola italiana faccia schifo lo sapevamo e nessuno intende difenderne l’attuale struttura. L’impressione suscitata dalla cazziata finlandese è però la stessa che provocherebbe uno che va a vivere a Helsinki e si lamenta che non trova una rosticceria che faccia i supplì. Ai migranti del sud del mondo chiediamo di adeguarsi ai nostri usi e costumi, vantando una plurimillenaria civiltà culturale e giuridica, sulla cui attualità ci sarebbe davvero da discutere. Dinanzi ai migranti danarosi del nord dell’Europa invece chiniamo il capo mesti, senza chiedergli se almeno leggono i giornali, tramite cui informarsi su come funziona il nostro paese prima di venirci a vivere.

Oppure li hanno letti. Senza trovare le informazioni necessarie a capire lo stato in cui versa la scuola. Per il semplice motivo che docenti e studenti ci provano a lamentare le condizioni in cui operano, ma non se li fila nessuno, a meno che non gli caschi la scuola in testa o non circolino in rete video a sfondo di sesso e bullismo. Perchè quelli si possono addebitare a studenti e insegnanti senza scalfire la politica. E’ forse populista affermare che governi di centrosinistra e di centrodestra hanno provocato questa situazione o è la triste realtà? Ma in omaggio all’assunto “forti con i deboli e deboli con i forti” che pervade la maggior parte della stampa italiana, servile con il potere, dello scandalo della scuola italiana si parla per la denuncia della mamma finlandese.

Siccome qui a Diogene siamo gente pratica avremmo trovato allora un modo che consenta a studenti e professori uniti di farsi ascoltare dalla stampa italiana. Si chiamano a turno le redazioni facendo l’accento finlandese, come Fantozzi tentava di fare l’accento svedese in “Fantozzi subisce ancora”, per non partecipare alla gara ciclistica organizzata dal megasuperdirettore Cobran. Perchè non è serio indignarsi per le condizioni della scuola italiana di ogni ordine e grado oggi soltanto dopo la denuncia della signora. E se burletta deve essere che lo sia fino in fondo.

ciuoti

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