Handala: un sequestro criminale

Appello alla mobilitazione civile per la Freedom Flotilla.

Riprendiamo il comunicato stampa, gli appelli di Freedom Flotilla Italia, e i link per seguire gli aggiornamenti sugli sviluppi del sequestro dell’equipaggio della Handala e sulla mobilitazione

COMUNICATO STAMPA

del 27 luglio ore 0,00

L’esercito israeliano ha attaccato Handala in acque internazionali e rapito 21 civili disarmati

La Freedom Flotilla Coalition conferma che la nave civile Handala, in navigazione per rompere l’illegale e genocida blocco imposto da Israele alla popolazione palestinese di Gaza, è stata violentemente intercettata dalle forze militari israeliane in acque internazionali, a circa quaranta miglia nautiche dalla costa.
Alle ore 11:43 (ora palestinese), le forze di occupazione hanno disattivato le telecamere a bordo della Handala e ogni comunicazione con l’equipaggio è stata interrotta.

La nave, disarmata e impegnata in una missione umanitaria, trasportava beni di prima necessità destinati alla popolazione civile: latte in polvere per neonati, pannolini, alimenti e medicinali.
L’intero carico era di natura civile e non militare, destinato alla distribuzione diretta ad una popolazione stremata dalla fame indotta e dal collasso sanitario provocato dal blocco.
A bordo della Handala si trovavano 21 civili provenienti da 12 Paesi, tra cui parlamentari, avvocatə, giornalistə, sindacalisti, ambientalisti e difensorə dei diritti umani.

L’equipaggio comprende:

Stati Uniti:
Christian Smalls (fondatore dell’Amazon Labor Union),
Huwaida Arraf (avvocata per i diritti umani, Palestina/USA),
Jacob Berger (attivista ebreo-americano),
Bob Suberi (veterano di guerra ebreo statunitense),
Braedon Peluso (attivista e marinaio),
Frank Romano (avvocato internazionale e attore, Francia/USA).

Francia:
Emma Fourreau (eurodeputata e attivista, Francia/Svezia),
Gabrielle Cathala (parlamentare ed ex operatrice umanitaria),
Justine Kempf (infermiera di Médecins du Monde),
Ange Sahuquet (ingegnere e attivista per i diritti umani).

Italia:
Antonio Mazzeo (insegnante, ricercatore per la pace e giornalista),
Antonio “Tony” La Picirella (attivista per la giustizia climatica e sociale).

Spagna:
Santiago González Vallejo (economista e attivista),
Sergio Toribio (ingegnere e ambientalista).

Australia:
Robert Martin (attivista per i diritti umani),
Tania “Tan” Safi (giornalista e attivista di origini libanesi).

Norvegia:
Vigdis Bjorvand (attivista per la giustizia di 70 anni).

Regno Unito / Francia:
Chloé Fiona Ludden (ex funzionaria ONU e scienziata).

Tunisia:
Hatem Aouini (sindacalista e attivista internazionalista).

Poco prima dell’arrembaggio, l’equipaggio della Handala aveva annunciato che, in caso di detenzione, avrebbe intrapreso uno sciopero della fame e rifiutato ogni forma di cibo dalle forze di occupazione israeliane.

A bordo come giornalisti:

Marocco:
Mohamed El Bakkali (giornalista senior di Al Jazeera, con base a Parigi).

Iraq / Stati Uniti:
Waad Al Musa (cameraman e reporter di campo per Al Jazeera).

L’attacco alla Handala rappresenta il terzo atto di aggressione israeliana contro missioni civili della Freedom Flotilla nel solo 2025.

A maggio, un drone ha bombardato la nave civile Conscience in acque europee, ferendo quattro persone e mettendo fuori uso l’imbarcazione.

A giugno, la nave Madleen è stata illegalmente sequestrata e dodici civili — tra cui un membro del Parlamento europeo — sono stati rapiti.

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Israele continua a ignorare le ordinanze vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia, che obbligano lo Stato occupante a facilitare l’accesso umanitario alla Striscia di Gaza.
Gli attacchi contro missioni civili e pacifiche rappresentano una gravissima violazione del diritto internazionale.

Israele non ha alcuna autorità legale per detenere civili internazionali a bordo della Handala,” ha dichiarato Ann Wright, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla. “Non si tratta di una questione interna a Israele. Parliamo di cittadini stranieri che agivano nel rispetto del diritto internazionale e si trovavano in acque internazionali. La loro detenzione è arbitraria, illegittima, e deve cessare immediatamente.”

Appello alla mobilitazione civile:
facciamo sentire la nostra voce

Chiediamo con forza ai ministri degli Esteri, alle ambasciate e alle autorità consolari dei Paesi coinvolti di attivarsi subito per la liberazione immediata delle persone rapite e per la condanna pubblica di questo atto vile, illegale e intimidatorio da parte delle forze di occupazione israeliane.

Invitiamo la cittadinanza a mobilitarsi ovunque:

Scriviamo ai ministri e alle ambasciate

Tempestiamo di email i rappresentanti politici

Contattiamo la stampa, i giornalisti, le ONG

Riempismo i social di messaggi di denuncia

Ogni minuto di silenzio è complicità.
È il momento di agire, dal basso, con forza e dignità. La legalità non può essere sospesa ancora una volta quando si tratta di Palestina.

La libertà di Gaza passa anche dal mare.
Noi non ci fermeremo: continueremo a salpare fino a che la Palestina sarà libera.

INDIRIZZI CUI INVIARE MAIL DI PROTESTA

Lista di indirizzi email utili per inviare email di protesta e richiesta di intervento urgente alle autorità politiche e diplomatiche di Italia, Unione Europea, Stati Uniti, Francia, Spagna, Australia, e Norvegia, che corrispondono ad alcuni dei Paesi rappresentati a bordo della Handala.

Italia

Ministro degli Esteri Antonio Tajani:
segreteria.ministro@esteri.it

Ambasciata d’Italia a Tel Aviv:
amb.telaviv@esteri.it

Unità di crisi Farnesina (per tutela cittadini all’estero):
unita.crisi@esteri.it

Unione Europea

Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell:
hrvp-press@eeas.europa.eu

Delegazione UE in Israele:
delegation-israel@eeas.europa.eu

Stati Uniti

U.S. Department of State (Diritti Umani):
DRL-PublicAffairs@state.gov

Ambasciata USA in Israele:
JerusalemACS@state.gov

Francia

Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères:
webmaster.dcp@diplomatie.gouv.fr

Ambasciata di Francia in Israele:
jerusalem@diplomatie.gouv.fr

Spagna

Ministerio de Asuntos Exteriores, Unión Europea y Cooperación:
informacion@maec.es

Ambasciata di Spagna in Israele:
emb.telaviv@maec.es

Australia

Minister for Foreign Affairs Penny Wong:
penny.wong@aph.gov.au

Dipartimento Affari Esteri:
media@dfat.gov.au

Ambasciata australiana in Israele:
telaviv.embassy@dfat.gov.au

Norvegia

Ministero degli Esteri:
ud@mfa.no

Ambasciata di Norvegia a Tel Aviv:
emb.telaviv@mfa.no

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Oggetto dell’email:

Rilascio immediato degli attivisti rapiti sulla Handala – Violazione del diritto internazionale”

Chiedo il rilascio immediato dei civili rapiti a bordo della Handala…
poi ognuno può prendere a suo modo dal comunicato stampa.

Il video dell’attacco illegale israeliano, dal canale YouTube di Al Jazeera
https://youtu.be/2rQXNifjaJ4?si=6LS_MS_-qgty6s1k

I video con le dichiarazioni rilasciate dai membri italiani dell’equipaggio

Antonio Mazzeo youtu.be Mazzeo

Antonio La Picirella  youtu.be Picirella

youtube freedom flotilla coalition

Ancora dalla pagina Fb di Freedom Flotilla Italia: https://www.facebook.com/share/14G6NCnfHbP/

 

Che ci fa la fregata italiana “Carabiniere”
davanti alle coste di Israele ed Egitto?

La presenza della fregata “Carabiniere” (F593) della Marina Militare Italiana nel Mediterraneo orientale, nel pieno di una crisi umanitaria e di un’occupazione coloniale, non appare affatto casuale.
La nave è formalmente parte dell’operazione
“Mare Sicuro”, ma è lecito chiedersi: sicuro per chi?

Nelle ultime ore è stato tracciato il volo di un elicottero SH-90A imbarcato sulla “Carabiniere”, in attività davanti alle coste di Israele ed Egitto, nella stessa zona dove è avvenuto il rapimento illegale dell’equipaggio civile della nave Handala, attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali.

Se “Mare Sicuro” ha l’obiettivo di tutelare la navigazione civile e prevenire violazioni del diritto internazionale, allora perché la fregata italiana non è intervenuta per proteggere una nave umanitaria pacifica, né per impedire il sequestro delle persone a bordo?

Dov’era la sicurezza?
E per chi viene garantita?
Proprio in quell’area si giocano interessi strategici legati alle risorse energetiche.
ENI ha stretto accordi con Israele per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio nel bacino levantino, comprese aree di mare di fronte a Gaza, senza alcun riconoscimento della sovranità del popolo palestinese su quelle risorse.

Viene il sospetto che la Marina Italiana sia di presidio in quelle acque per coprire tali interessi economici, anziché per proteggere la legalità internazionale.

Qual’è il senso della “sicurezza” garantita dalla missione “Mare Sicuro”?

L’Italia non può dirsi estranea a ciò che accade in quel tratto di mare se si limita a fare da spettatrice — o peggio da garante silenziosa — degli accordi coloniali sull’energia e della militarizzazione del Mediterraneo a favore di Israele.

Chiediamo con urgenza che:

Il governo italiano e il Ministero della Difesa dichiarino con trasparenza le finalità operative della fregata “Carabiniere”;

Siano resi pubblici eventuali accordi di cooperazione o di intelligence con le forze armate israeliane;

Si chiarisca il ruolo di ENI nei progetti energetici off-shore in aree che appartengono al popolo palestinese e che vengono sfruttate con la complicità dell’occupante;

Si garantisca che nessuna risorsa militare, economica o politica italiana sia al servizio della colonizzazione israeliana e della rapina sistematica delle risorse di Gaza.

Il Mediterraneo non può diventare una zona franca per crimini impuniti, pirateria di Stato e saccheggio energetico.

La sicurezza non si misura nel controllo delle rotte commerciali, ma nella difesa dei diritti umani e della legalità internazionale.

Freedom Flotilla Italia, pagina FB, domenica ore 14’00

Facendo seguito all’intercettazione illegale della Handala, le autorità israeliane hanno confermato l’arrivo dell’imbarcazione, trainata al porto di Ashdod, dopo 12 ore di navigazione.

Nonostante le ripetute richieste, le autorità israeliane continuano a negare agli avvocati di Adalah l’accesso agli attivisti detenuti, impedendo di incontrarli per fornire la necessaria assistenza legale.

Adalah ribadisce che le persone a bordo della Handala partecipavano a una missione civile e pacifica, volta a rompere il blocco illegale imposto da Israele alla Striscia di Gaza.

L’imbarcazione è stata intercettata in acque internazionali: il rapimento e la detenzione degli attivisti costituisce quindi una chiara violazione del diritto internazionale e il reato di sequestro di persona.

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AGGIORNAMENTO

A seguito di ripetute richieste, gli avvocati di Adalah sono stati autorizzati ad incontrare 19 dei volontari attualmente detenuti presso il porto di Ashdod, al fine di fornire assistenza legale.

Gli altri due attivisti, Bob Suberi e Huwaida Arraf — entrambi con doppia cittadinanza statunitense e israeliana — sono stati trasferiti alla stazione di polizia, dove è comunque presente un legale del team Adalah per garantire supporto legale.

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Per aggiornamenti diretti non è più possibile accedere al gruppo WhatsApp News del team legale Adalah perché saturo.

Riporteremo noi gli aggiornamenti su questo post.

Appello sindaco di Messina Federico Basile per Antonio Mazzeo:

Il Governo si attivi per la liberazione di Antonio Mazzeo”: il sindaco Basile convoca la giunta
https://www.messinatoday.it/cronaca/israele-nave-handala-aiuti-umanitari-appello-sindaco-mazzeo-rilascio.html

Il 23 agosto 2008, due imbarcazioni, la Free Gaza e la Liberty, partirono da Cipro e riuscirono a raggiungere il piccolo porto di Gaza City, accolte dagli applausi e dalle lacrime dei palestinesi assediati.
Rappresentò una breccia nel blocco imposto da Israele via mare: rappresentò un gesto simbolico,
ma anche una azione concreta, di rottura dell’isolamento.
Israele in quell’occasione, forse preso alla sprovvista, non impedì l’ingresso delle due imbarcazioni.
Quel primo viaggio passò così alla storia come l’inizio della Freedom Flotilla, una coalizione internazionale di attivisti e difensori dei diritti umani.
Tra i 44 passeggeri di quella spedizione, provenienti da 17 Paesi diversi, c’era anche Vik, Vittorio Arrigoni.
Il suo impegno profondo e la sua scelta di “restare umani” sono per noi ancora oggi guida, ispirazione e responsabilità.
Siamo riconoscenti a VIK e a tuttə coloro che negli anni hanno deciso di imbarcarsi e di portare la propria solidarietà al popolo palestinese. GRAZIE a tutte e tutti coloro che, dal 2008 ad oggi, hanno cercato di raggiungere Gaza via mare, rompendo il silenzio e sfidando l’ingiustizia su rotte che hanno tracciato sentieri di dignità, coraggio e resistenza.
Continueremo a salpare fino a che il popolo palestinese non sarà libero.
Proseguiamo sulla rotta della libertà: RESTIAMO UMANI

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