Iain Banks: la fantascienza che piace a Musk ma…

…. forse non la capisce. O forse noi ci siamo distratti troppo. 

Questo «Marte-dì» proponiamo un piccolo dossier su un autore scozzese che dopo la morte è stato arruolato dalla destra hard-science (broligarchs, se preferite) del mondo cosiddetto reale. Dopo un articolo de «Il post» quell’ignorante di db ha raccolto le riflessioni di due amici “sapiens”.

L’autore di fantascienza amatissimo da Musk e dalla Silicon Valley

I miliardari dell’industria tecnologica statunitense hanno una passione per i libri dello scozzese Iain Banks, che era dichiaratamente socialista (*)

 

Le tre piattaforme galleggianti e senza equipaggio che SpaceX, l’azienda aerospaziale fondata da Elon Musk, utilizza per fare atterrare in mare i suoi razzi, hanno nomi piuttosto originali: Just Read the Instructions, Of Course I Still Love You e A Shortfall of Gravitas. Fanno tutti riferimento al “ciclo della Cultura”, un’apprezzata saga di fantascienza scritta dall’autore scozzese Iain M. Banks tra il 1987 e il 2012, che racconta una società futuristica e pacifica, guidata da una rete molto avanzata di intelligenze artificiali.

Musk non ha mai nascosto la sua passione per i romanzi di Banks, il cui pensiero teoricamente dovrebbe essere piuttosto distante dal suo. Era infatti uno scrittore apertamente socialista, che non lesinava critiche anche piuttosto accese al capitalismo, alle disuguaglianze economiche e alla concentrazione di ricchezza: non proprio lo scrittore che ci si aspetterebbe di trovare sul comodino dell’uomo più ricco del mondo, insomma.

Eppure, Musk ha spesso citato Banks come una fonte d’ispirazione fondamentale per il suo lavoro, il suo rapporto con la tecnologia e la sua visione del futuro. «Se proprio volete saperlo, mi definisco un anarchico utopico, del tipo meglio descritto da Iain Banks», scrisse nel 2018.

Anche il nome e il concetto alla base di Neuralink, l’azienda fondata da Musk per sviluppare interfacce neurali impiantabili, sono un omaggio diretto a Banks: l’idea si ispira infatti al neural lace, una tecnologia presente nei romanzi del ciclo della Cultura pensata per connettere direttamente il cervello umano alle macchine, rendendo la comunicazione con l’intelligenza artificiale immediata e continua.

Musk condivide questo interesse letterario anche con altri miliardari americani attivi nel settore della tecnologia, come Jeff Bezos, che ha detto che prima o poi finanzierà una serie tv di Amazon sul ciclo della Cultura, e Mark Zuckerberg, che ha spesso citato Banks come uno dei suoi scrittori preferiti. «Questo libro è un cambio di ritmo rispetto a tutti i recenti saggi di scienze sociali», disse nel 2015 parlando dell’Impero di Azad, uno dei romanzi del ciclo della Cultura.

La giornalista di Vox Constance Grady ha definito Banks «lo scrittore più amato dai broligarchs (broligarchi)». Il termine, recentemente entrato nel linguaggio pubblico statunitense, nasce dalla fusione tra bro, un riferimento ai cosiddetti “tech bros”, uomini della Silicon Valley spesso associati a un atteggiamento competitivo e autoreferenziale ma anche giovanile, sportivo e informale che li distingue dai tradizionali imprenditori della generazione precedente; e oligarch, cioè oligarca. Viene usato per descrivere in modo sarcastico Musk, Bezos e Zuckerberg e in generale i miliardari dell’industria dell’innovazione tecnologica che uniscono ricchezza, influenza politica, visibilità mediatica e ambizioni di potere.

I romanzi del ciclo della Cultura parlano di un futuro alternativo in cui l’umanità convive con altre specie intelligenti all’interno di una civiltà interstellare altamente evoluta, chiamata Cultura e ispirata a principi anarchici e socialisti. È una società priva di denaro, governi centrali e gerarchie sociali, in cui le decisioni collettive non sono prese a maggioranza dagli esseri umani, ma da intelligenze artificiali estremamente sofisticate e senzienti chiamate Menti. Ogni romanzo sviluppa personaggi e trame indipendenti, ma ruota quasi sempre intorno all’incontro tra la Cultura e altre civiltà esterne, spesso più autoritarie e capitalistiche.

L’ultimo romanzo del ciclo uscì nel 2012, l’anno prima della morte di Banks. A differenza di altre saghe fantascientifiche, i libri sono autoconclusivi e leggibili anche separatamente, pur essendo ambientati nello stesso universo narrativo.

Oltre che scrittore, Banks fu anche un intellettuale politicamente impegnato: interveniva regolarmente nel dibattito pubblico con prese di posizione critiche e piuttosto militanti nei confronti del neoliberismo, della finanza globale e del potere delle multinazionali, che considerava strumenti di controllo più che di progresso. Fu celebre la sua protesta contro la guerra in Iraq nel 2003, quando restituì il suo passaporto britannico in segno di dissenso verso il governo di Tony Blair. Negli ultimi anni della sua vita sostenne l’indipendenza della Scozia e fu vicino al Partito Socialista Scozzese.

Grady ha scritto che, per alcuni aspetti, la fascinazione dei miliardari americani per i libri di Banks è comprensibile, anche perché in tanti casi le sue intuizioni sono affini a filosofie e dottrine molto in voga negli ambienti della Silicon Valley, come per esempio il transumanesimo, un movimento filosofico e culturale che promuove l’uso della tecnologia per potenziare le capacità fisiche e cognitive dell’essere umano, fino a superare i limiti biologici naturali (l’invecchiamento, la malattia, la morte).

Inoltre, soprattutto negli anni passati, non era raro che alcuni di questi miliardari si esprimessero a favore di istanze progressiste, utopiche e – almeno in apparenza – in contrasto con i loro interessi, come per esempio il cosiddetto reddito universale di base, un’idea che prevede l’erogazione di una somma fissa e incondizionata a ogni cittadino, indipendentemente dalla sua occupazione o reddito.

Alcune delle figure più in vista della Silicon Valley, da Musk a Sam Altman (capo di OpenAI, la società di ChatGPT), hanno sostenuto pubblicamente questa proposta, presentandola come una risposta possibile alla perdita di posti di lavoro causata dall’intelligenza artificiale, anche se poi non hanno fornito alcuna indicazione concreta su come metterla in pratica. Il loro interesse per misure così radicali e collettivistiche ha comunque contribuito a rafforzare un’immagine spesso contraddittoria del settore tecnologico statunitense, dove convivono visioni utopiche e pratiche legate al capitalismo più tradizionale.

Molte caratteristiche delle società utopistiche immaginate da Banks però sono del tutto incompatibili con gli ideali e lo stile di vita incarnati da imprenditori come Bezos e Musk, e più in generale con lo stile di vita competitivo e l’inflessibile etica del lavoro tipica della Silicon Valley.

Per esempio, ha notato sempre Grady, nei libri di Banks l’equilibrio tra lavoro e vita privata è «in totale contrasto con l’ethos della Silicon Valley». I cittadini della Cultura hanno inventato intelligenze artificiali incredibilmente avanzate proprio per preservare il loro tempo libero, in maniera tale da potersi «dedicare alle cose che contano davvero nella vita, come lo sport, i giochi, l’amore, lo studio delle lingue morte, delle società barbariche e dei problemi impossibili, e la scalata di alte montagne senza l’ausilio di un’imbracatura di sicurezza».

Ma l’aspetto più paradossale, ha aggiunto Grady, è che nel ciclo della Cultura il cattivo più detestabile è Joiler Veppers, un miliardario molto influente che proviene da Sichultian Enablement, una società caratterizzata da principi antitetici a quelli che ispirano la Cultura: competizione economica, concentrazione di ricchezza e adesione incondizionata ai principi del capitalismo. Secondo Grady, Veppers ricalca molte caratteristiche degli odierni “broligarchi”, dato che sfrutta le sue ricchezze per influenzare i media, indebolire i sindacati e imporre orari di lavoro sempre più rigidi ai suoi dipendenti.

«Se volete sapere come Banks vede i miliardari capitalisti della tecnologia, non c’è bisogno di andare a caccia di informazioni. Nei suoi romanzi il miliardario capitalista della tecnologia è letteralmente il diavolo», ha scritto Grady.

(*) https://www.ilpost.it/2025/06/16/iain-banks-broligarchi/

 

 

BANKS, MUSK E NOI. Per meglio mascherare la sua ignoranza, db ha raccolto i rimpalli di Andrea e Fabrizio.

ANDREA

Confermo questa storia dei tecno-oligarchi o presunti tali che sono appassionati di fantascienza e della migliore per giunta, dandone un’interpretazione assolutamente pro domo loro: è qualcosa che mi angustia da anni. Ne ha trattato in modo illuminante in alcuni capitoli, con una visione dall’esterno dalla comunità di fs, lo studioso Fabio Chiusi in questo suo imprescindibile volumetto, L’uomo che vuole risolvere il futuro: https://www.bollatiboringhieri.it/libri/fabio-chiusi-luomo-che-vuole-risolvere-il-futuro-9788833942452/

E’ uscito un paio di anni fa, ma sembrano passati un paio di secoli. Mi angustia perché io ho letto le stesse opere, e non solo io, e mi sono interrogato come non abbia visto che in nuce, lì dentro, c’era anche questa deriva autoritaria e destrorsa. Come abbiamo potuto non vederlo arrivare? Certo, William Gibson ci aveva avvertito con quel capolavoro che è il racconto Il continuum di Gernsback (d’altronde se non vede lontano uno che dagli USA si è trasferito in Canada in tempi non sospetti e ha inventato il cyberspazio…) ma era presentato come un divertissement, o almeno io avevo pensato che lo fosse — il che onestamente non è prova di grande acutezza. Certo, è consolatorio pensare che queste persone non hanno capito nulla di quanto hanno letto. Per esempio vedi qui, proprio a proposito di Musk e Banks (in inglese):

https://lithub.com/elon-musk-just-doesnt-understand-the-sci-fi-visions-of-iain-m-banks/

Ma non può essere così semplice. Sarò banale, ma per me è stata illuminante Jeanette Ng, scrittrice di Honk Kong, quando le venne consegnato il premio John W. Campbell e lei disse che era un «fottuto fascista» e che se fosse stato per lui (Campbell) lei non avrebbe mai potuto pubblicare le sue storie (in inglese):

https://medium.com/@nettlefish/john-w-campbell-for-whom-this-award-was-named-was-a-fascist-f693323d3293

Accidenti, è vero. Era lì, davanti ai miei occhi, eppure da solo non c’ero arrivato — non c’ero arrivato in questo modo così crudo, diretto, limpido. Seguono mille distinguo, mille precisazioni, mille note critiche e storiografiche a piè di pagina, tutte cose valide e appropriate.

Ma il senso è questo. Io non l’ho visto. E la consapevolezza di ciò mi annichilisce.

Resta quindi l’ultima domanda: la fantascienza, la nostra fantascienza, appassionata e libertaria, come ha potuto alimentare, e tuttora alimenta, visioni egotistiche e omicide? Riguardo a quest’ultimo punto, consiglio un giro dalle parti del cosiddetto «altruismo efficace» dell’Università di Oxford, dove si teorizza che è meglio dare i soldi ai ricchi che ai poveri, perché i poveri partono da troppo indietro per poter poi dare un contributo utile al beneficio di tutta l’umanità, pensaranno a dare da mangiare alla propria famiglia, mentre i ricchi hanno intuizioni e strumenti per dare un futuro alla specie umana, da qui a miliardi di anni. Ho semplificato, perché a Oxford il pensiero è espresso in modo più raffinato, ma il succo è questo. Meglio poi se i ricchi sono bianchi e maschi. Il continuum di Gernsback viene sempre fuori. Scusami, Gibson, non avevo capito quanto avevi ragione.

Chi ha detto WASP, i famosi bianchi anglo-sassoni protestanti? Quelli vittime di genocidio (?!?) in Sudafrica, come ha detto Trump quando ancora Musk era un suo pupillo? Be’, ma sai qual è il romanzo più famoso di Banks, uscito 40 anni fa e eletto nel Regno Unito, da un referendum dei lettori, uno dei 100 libri del XX secolo? The Wasp Factory, in italiano La fabbrica delle vespe o anche La fabbrica degli orrori (notare che è un horror, non fantascienza, e infatti è firmato Iain Banks e non Iain M. Banks, dove la “M” nel mezzo indica le opere che l’autore considera di fantascienza). E così, almeno lessicalmente, il cerchio si chiude.

Però, però vale anche il contrario. Come non ho visto arrivare questa pessima ondata, spero di essere travolto dalla nuova, meravigliosa ondata che mi stupirà. Spero di essere abbagliato da una luce in fondo al tunnel sotto al mondo, ora una piccola luce che mi sfugge, ma intanto continua a brillare e dà speranza, non solo in senso metafisico, anche e soprattutto in senso concreto, nella fantascienza e nel mondo.

Scusate il flusso di coscienza. Sono considerazioni personali che non aspirano ad alcuna valenza generale.

FABRIZIO

Cazzarola, mi trovo completamente concorde. Solo che io “avevo visto”. E non lo dico per farmi bello figo e fotomodello pensatore super genialoide, ma proprio perché lo si ravvisa nel mio percorso, in cose che ho anche scritto… Io ci ho visto chiaro la deriva della tecnica: e pieno di questo spirito, di questa visione, decisi di iscrivermi a filosofia. Perché volevo fare lo scrittore di fantascienza. E quando studiai filosofia trovai tutto quello di cui i miei amati scrittori avevano parlato. Ricordo quando mi capitò sotto mano il romanzo «Il gregge alza la testa» di John Brunner. Ricordo ache lo finii con il mal di stomaco e i sudori freddi. Mi aveva terrorizzato da morire, perché quello che raccontava, il suicidio collettivo di massa e gli USA un falò che ardeva incessante, era vero, fuor di allegoria. Il discorso non migliorò con gli altri romanzi di Brunner. Altri autori contribuirono ad alimentare il mio modo di vedere distopico. Anche il buon Philip Dick, seppure con le note paranoie. Ma i governanti destroidi e insensibili erano reali. La tecnica che spersonalizza l’essere umano: l’umano che si fonde con la sua stessa tecnologia… Certo che la società della tecnica è la società del nichilismo. E la guerra diventa una formidabile ostetrica della Storia. Si consoli il buon Andrea: anche se i filosofi o gli scrittori o gli artisti o i game designers hanno visto con largo anticipo tutto quello che noi stiamo vivendo ora sulla nostra pelle, sono stati completamente ignorati. Un po’ come l’arpa d’ oro dei mitici vati che pende muta dal salice, giusto per parafrasare il coro verdiano del Nabucco. Non a caso ora è il solarpunk a presentarsi come una alternativa, un tentativo di trovare una strada nel buio della distopia in cui ora stiamo annegando.

Come accenna l’articolo, Elon non è il solo. I tre oligarchi del pianeta notoriamente sono anche nerd come me, come noi. Dipende sempre come intendono questo amore. Musk ad esempio voleva comprare Hasbro Giochi, l’azienda che detiene ora i diritti di Dungeons and Dragons, perchè da bambino lo escludevano sempre e non giocavano con lui. Ciliegina sulla proverbiale torta, Musk voleva ripulire Dungeons and Dragons dal satanismo e dal wokismo presente nel suo universo narrativo. Cavolata cosmica ma che ti fa capire la linea di (non) pensiero di questo tipo Muskiato

Sostanzialmente sono bambini che vogliono condurre il gioco a modo loro, incuranti degli altri. Accentrano tutto il Potere perchè solo in questo modo – dicono – potranno far progredire in modo sostanziale l’umanità. Lo fanno per il nostro bene, perchè gli esseri umani per loro sono troppo stupidi e poco visionari. Pensa a Steve Jobs. E fai un paragone con le figure negative, gli antieroi e gli antagonisti dei nostri amati romanzi di fantascienza. Ci troverai Musk, Bezos e Zuckerberg. E Jobs. Che da essi hanno tratto notevole ispirazione e modelli di comportamento. La fantascienza utopica nella realtà si traduce in distopia tangibile. Ma è un discorso da continuare e approfondire.

UNA LETTURA UTILE

Fantascienza capitalista di Marco Pittaluga

pubblicato il 31 maggio 2025 su «Carmiulla online» · in Interventi, Recensioni .

A proposito del libro di Michel Nieva, «Ciencia ficción capitalista. Cómo los multimillonarios nos salvarán del fin del mundo» (Barcelona: Anagrama, 2024)

In “bottega” trovate ben poco su Banks: Il ponte – Iain Banks (di Francesco Masala) mentre Fabrizio Melodia in La cultura contro l’mpero di Azad ragiona sul romanzo «L’ impero di Azad», pubblicato da Editrice Nord nel 1990.

 

Riprende la “buona” abitudine del martedì. Con «di Marte si parte» dunque ci sarà in “bottega” almeno un articolo dalle parti della fantascienza (e/o del fantastico): recensioni, appuntamenti, persino racconti a volte, riflessioni, volendo pinzillachere e quisquilie. Ci sarà – appunto ogni martedì – … SCSP ovviamente, sigla che sta per «Salvo catastrofi sempre possibili». Si accettano, anzi si sollecitano, contributi e critiche, commenti e segnalazioni, al limite invio di libri agli/alle squattrinati/e “martediane/i” che siamo noi.

Redazione
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