Il cancro non è sfortuna

di Ruggero Ridolfi, Patrizia Gentilini, Paola Zambon (Medici per l’Ambiente ISDE Italia)

LETTERA APERTA AGLI ONCOLOGI

Duemila nuovi casi di tumore in meno in Italia: è la vittoria di Pirro?

Nella recente presentazione del volume “I numeri del cancro in Italia 2019” curato da AIOM* e AIRTUM**, viene riportata la diminuzione di 2.000 casi di cancro in Italia per l’anno in corso, interpretando il dato come segnale di una “tendenza alla diminuzione”. Si tratta di una notizia della quale ovviamente ci rallegriamo, ma che riteniamo sbagliato enfatizzare, in quanto si tratta non di dati attuali dei registri ma di una stima di previsione e come peraltro è scritto: “… è l’ordine di grandezza l’informazione da cogliere e non il numero esatto, non a caso qui proposto in forma arrotondata”. L’informazione è che in Italia ogni anno si ammalano di cancro circa 400.000 persone e questo è il dato, certo non trascurabile, cui a nostro avviso andrebbe prestata attenzione!

Ma questo spunto ci offre l’occasione per segnalare come in questo Report, come nelle precedenti edizioni, il cancro continua a essere interpretato come una malattia “genetica”: geni mutati inducono le cellule a proliferare in modo incontrollato. Questa visione stereotipata nel tempo non tiene conto che da oltre quindici anni gli studi di epigenetica hanno dimostrato che l’incontrollata proliferazione cellulare che caratterizza il cancro può essere scatenata non solo da mutazioni geniche, ma anche dai processi che ne alterano le funzioni. La metilazione di parti non codificanti del DNA può indurre il cancro, aumentando l’espressione oncogenica o bloccando la trascrizione di geni oncosoppressori e assumendo, così, un ruolo centrale nella regolazione della proliferazione e differenziazione cellulare. Le modificazioni epigenetiche, ormai considerate come forza trainante della cancerogenesi, aprono nuove aree di ricerca nella valutazione del rischio, perché sono conseguenze dirette degli influssi ambientali (oltre che degli stili di vita). Sono, infatti, reazioni adattative all’ambiente che ci circonda, ambiente che si è profondamente e innegabilmente modificato nell’ultimo secolo sia dal punto di vista fisico (pensiamo alla espansione delle telecomunicazioni), che chimico per le migliaia di sostanze estranee, tossiche, persistenti e cancerogene ormai presenti in tutte le matrici ambientali (suolo, aria, acqua e cibo) che penetrano nei nostri corpi, condizionando negativamente il nostro stato di salute e, passando attraverso la placenta, anche quello dei nascituri (1-9).

Il considerare come base della cancerogenesi esclusivamente il vecchio modello genetico è una visione miope che porta ad avvallare tabelle obsolete e ormai inadeguate sui “Fattori di Rischio” che vengono così descritti nel volume in questione: “il fumo di tabacco da solo è responsabile del 33% delle neoplasie; un altro 33% è legato ai cosiddetti stili di vita (dieta, sovrappeso, abuso di alcol e inattività fisica). I fattori occupazionali sono responsabili del 5% delle neoplasie. Le infezioni causano circa l’8% dei tumori… e l’inquinamento ambientale contribuisce per un altro 2%”!). La relazione fra inquinamento ambientale e tumori ha, viceversa, un rilievo ben più consistente, supportato da numerosissimi studi epidemiologici, condotti in ogni parte del pianeta. In Italia ad esempio, questa relazione è confermata dal 5° rapporto SENTIERI ben sintetizzato dai suoi autori anche in questo volume AIOM-AIRTUM, pur relegato in uno spazio limitato e lasciato a sé come un corpo estraneo. Ricordiamo che nei SIN (siti di interesse nazionale e da bonificare) l’eccesso stimato di patologie oncologiche in un arco temporale di cinque anni è risultato pari a 1.220 casi negli uomini e 1.425 nelle donne. Nell’età da 0 a 19 anni nei 22 siti coperti da Registri Tumori l’eccesso di incidenza è stato del 9%, attribuibile soprattutto a sarcomi, leucemie mieloidi, linfomi NH e tumori al testicolo (10). Più in generale l’aumento di incidenza tumorale e di malattie croniche degenerative che si manifestano nelle aree più inquinate ed in età sempre più precoce interessando bambini, adolescenti e giovani adulti è l’aspetto più eclatante del legame fra ambiente e salute (11,12). Ma il problema non riguarda solo i SIN, se si pensa ad esempio alla contaminazione da PFAS/PFOA in Veneto o alla Pianura Padana vista dai satelliti: una delle aree più inquinate a livello globale. A tutto questo va aggiunto l’effetto transgenerazionale: gli effetti epigenetici che avvengono nei momenti critici dello sviluppo fisiologico del corpo (embrione, feto, infanzia, adolescenza) ed anche trasmessi dai genitori per via gametica, possono influenzare la salute dei nascituri sia nell’infanzia che nella vita adulta (13 – 18). Uno studio condotto nel 2017 dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) sull’incidenza mondiale dei tumori infantili e giovanili (0-19 anni) ha evidenziato i valori più elevati nei Paesi del Sud-Europa, con l’Italia nelle prime posizioni (19). Ma sui tumori infantili nel volume “I Numeri del cancro In Italia 2019” ci si limita a un laconico: “in età infantile (0-14 anni) si trova una quota molto limitata del totale dei tumori (meno dello 0,5% dei tumori). Nelle prime decadi della vita, la frequenza dei tumori è infatti molto bassa, pari a qualche decina di casi ogni 100.000 bambini ogni anno”, trascurando di riportare che l’incidenza di tumori infantili in Italia è andata crescendo per tre quinquenni consecutivi (1993-2008) per poi stabilizzarsi, ma senza mai regredire e confermandosi una delle più elevate a livello globale.

L’incidenza di cancro nell’infanzia non può essere ascritta all’invecchiamento o ad errate abitudini personali e su questo tema, così cruciale e che tanto interesse suscita nella comunità scientifica internazionale (20), una maggiore attenzione anche da parte dell’oncologia italiana ci sembrerebbe più che opportuna.

Il mondo è in grave sofferenza per un riscaldamento globale e progressivo e per un rischio incombente ed inimmaginabile per tutte le creature viventi. I ragazzi del mondo intero se ne sono accorti e protestano come possono. Di certo la grande parte dei fattori responsabili del disastro ambientale sono la diretta conseguenza delle attività antropiche, coincidono con sostanze tossiche e spesso cancerogene e sono il frutto di uno “sviluppo” che ha alterato gli equilibri stessi della biosfera e che non è in alcun modo più sostenibile. La letteratura oncologica è ricca di lavori e report che associano l’insorgenza di tumori a cause inquinanti: digitando oggi in PubMed “Pollution and Cancer” si trovano 8.835 voci, e con “Pesticides and Cancer ” 8.557. Sono presenti ricerche epidemiologiche e metanalisi con dati impressionanti (vedi riferimenti bibliografici), che dovrebbero far riflettere sull’urgenza di un drastico e radicale cambio di rotta e un cambiamento di mentalità e di programmazione della futura politica in termini di salute (21- 30).

A parte la battaglia contro il fumo, per la quale tutti concordiamo, riteniamo indispensabile rivolgere pari attenzione alle emissioni inquinanti, ai pesticidi in agricoltura, alle sostanze chimiche presenti anche in prodotti di uso quotidiano (spesso interferenti endocrini) e anche all’inquinamento crescente da onde elettromagnetiche. Continuare ad enfatizzare il ruolo dello stile di vita nella genesi del cancro significa di fatto “colpevolizzare”, da un lato, i pazienti che tanto spesso si chiedono inutilmente cosa possono aver sbagliato nelle proprie scelte personali, addossando loro anche questo tormento all’angoscia della malattia, e dall’altro, viceversa, “assolvere” coloro che hanno la responsabilità delle scelte politiche ed imprenditoriali nella nostra società.

Nuovi paradigmi di Prevenzione Primaria devono essere pensati, assunti e organizzati perché il tempo per cambiare le sorti della salute umana e quella degli esseri viventi del pianeta sta per scadere.

*Associazione Italiana di Oncologia Medica
**Associazione Italiana Registri Tumori

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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