Il figlio di Marx e il figlio della Pantera rosa

di Fabio Troncarelli

Helene Demuth

Il 4 novembre 1890 morì a Londra Helene Demuth. E portò nella tomba il suo segreto. Chi era questa donna e di quale segreto stiamo parlando? La Demuth (1820-1890) fu per quarant’anni cameriera e governante della famiglia Marx, ma anche rudimentale ed efficiente segretaria di Karl Marx. Dopo la morte del filosofo nel 1883, di poco successiva a quella di sua moglie Jenny, la donna si trasferì a casa di Friederich Engels, dove svolse le stesse funzioni fino alla morte, contribuendo con intelligenza all’edizione del brogliaccio del Capitale, scritto in una grafia illeggibile che solo lei riusciva a decifrare. Bene, direte voi: ma quale sarebbe stato il segreto di questa instancabile e preziosa collaboratrice? Il “segreto” riguarda la paternità di suo figlio Frederick, nato al di fuori del matrimonio il 23 giugno 1851 nella casa di Marx e spedito in gran fretta nella periferia di Londra, presso una famiglia proletaria, i Lewis, che provvidero con i loro scarsi mezzi alla sopravvivenza del bambino, fino a quando fu costretto precocemente a mantenersi da solo, lavorando come tornitore.

Di chi era figlio Frederick Lewis, che più tardi si fece chiamare Frederick Lewis Demuth? Sul certificato di nascita, stilato il 1 agosto 1851, il nome del padre fu lasciato in bianco e durante la vita della madre nessuno osò affrontare in pubblico l’argomento. Solo dopo la morte della donna, Engels si lasciò sfuggire due parole in merito, in una breve lettera del 12 novembre 1890 diretta ad Adolf Riefer, nipote di Helene, il parente più prossimo che viveva in Germania: Frederick sarebbe stato il frutto di una relazione “proibita” di una donna sconosciuta che aveva tutto l’interesse a evitare lo scandalo. La donna era amica di Helene Demuth che, verosimilmente, conosceva anche l’uomo con cui essa aveva generato un figlio: per salvare la loro reputazione, la generosa Demuth aveva dato il suo cognome al bambino, risparmiandogli la vergogna sociale della condizione di trovatello. Successivamente il bambino sarebbe stato cresciuto dai Lewis, che avrebbero contribuito a coprire lo scandalo, probabilmente in cambio di una buona somma di denaro (Karl Marx and Friedrich Engels Collected Works, London, Lawrence and Wishart, 2010, vol. 49, pp. 69-70).

Frederich Engels e Frederick Demuth

La testimonianza diretta di Engels non è stata creduta dagli storici, anche se nessuno ha portato un solo fatto obiettivo che possa smentirla, per quanto possa sembrare una misera scusa. La sola cosa che hanno fatto tutti è ripetere a gran voce che Engels ha detto una solenne bugia per mascherare un segreto doloroso. Ma senza provare quello che dicevano. Esagerando l’importanza di pettegolezzi affiorati nel corso del tempo, di vaghe affermazioni della moglie di Marx e di sua figlia Eleanor, che potrebbero riferirsi a tutto e al contrario di tutto1 e di una sibillina allusione di Marx (28/3/1851) a “un piccolo mistero” che riguarda lui ed Engels (il che non vuol dire nulla di preciso) si è scatenata una caccia all’uomo, con un accanimento degna di Chi l’ha visto, senza che nessuno abbia mai osato confessare che non si hanno notizie sicure.

L’ipotesi circolata nell’Ottocento è stata che Frederick fosse figlio di Engels, il quale aveva fama di incallito donnaiolo con la predilezione per donne di estrazione popolare: Helene poteva essere stata facilmente sua amante, visto che viveva a cento metri dalla sua stanzuccia in affitto. Se vogliamo dirla tutta, all’epoca della possibile relazione con Helene, Engels aveva già una relazione con la donna che gli fu accanto per molti anni, Mary Burns e poteva avere tutto l’interesse a non riconoscere un figlio che l’avrebbe messo in difficoltà con la sua compagna, per non parlare delle possibili reazioni di suo padre arcigno conservatore, da cui dipendeva economicamente. D’altro canto, Engels aveva comunque interesse a mettere a tacere tutto anche se avesse avuto il figlio da un’altra amante occasionale: in questo caso non è impossibile chiedesse aiuto a Helene che era nubile e poteva riconoscere il bambino all’anagrafe per evitare che lo scandalo travolgesse il più grande amico del suo amato Marx.

Engels era abituato a vivere le sue relazioni affettive in modo clandestino: anche la proletaria e semialfabeta Mary Burns era costretta a vivere la sua passione di nascosto, esposta agli attacchi convergenti dei borghesi retrivi e dei compagni di partito poco liberali in fatto di sesso, fra i quali c’erano pure Marx e sua moglie.

In ogni caso, l’ipotesi della paternità di Engels è tramontata nel Novecento: legioni di sedicenti biografi, cronisti, intellettuali e uomini politici hanno sostenuto a gran voce che Frederick fosse il figlio segreto di Karl Marx e di Helene, governante “tuttofare”. Quest’affermazione è stata condivisa anche da alcune delle più famose biografie del filosofo di Treviri, come ad esempio quella di David McLellan (Karl Marx: His Life and Thought, New York, Harper and Row, 1973, pp. 252-253) e quella di Francis Wheen (Karl Marx. Una vita, Milano, Isbn, 2010, pp. 155-159), dalle biografie di Jenny Marx, come quella di Angelika Limmroth (Jenny Marx. Die biographie, Berlin, Dietz, 2018, pp. 139-141) e dalle biografie di Eleanor Marx, come quella di Yvonne Kapp (Eleanor Marx, vol. 1, London, Lawrence & Wishart, 1972, pp. 289-294) e ripetuta da decine e decine di grafomani, attivi sui giornali e sui blog di tutto il mondo, a cui non è parso vero di vomitare insulti, illazioni e malignità sulla doppia natura del mostruoso e maschilista teorico della liberazione dell’Uomo, che si comporta vigliaccamente da Padrone, mettendo incinta “una delle sue domestiche” (com’è stato ridicolmente scritto) e abbandonando il frutto del peccato al suo destino.

Se proviamo a mettere da parte pettegolezzi antichi e recenti andando al sodo, dobbiamo ricordare che solo nel 1962 c’è stata una prima “svolta” significativa nella questione. Werner Blumenberg trovò la copia datttiloscritta e senza firma autografa di una lettera di Louise Freyberger ad August Bebel, datata 2/4 settembre 1898 (Amsterdam, ISSH, August Bebel Papers, 125, n. 114). La Freyberger aveva preso il posto della Demuth, dopo la morte della donna, a fianco di Engels e gli fu vicina fino all’ultimo giorno: la sua lettera del 1898, diretta a uno dei più celebri esponenti della Socialdemocrazia tedesca, raccontava che proprio Engels avrebbe rivelato a Eleanor Marx sul letto di morte che Frederick era figlio di Karl Marx, dopo averlo detto anche a un suo amico, Samuel Moore, traduttore del Capitale in inglese.

La scoperta di Blumenberg convinse una gran maggioranza di lettori, non sempre ferrati in campo storico. Vi furono comunque anche reazioni negative di storici professionisti. L’autorevole e serio Heinz Monz nella sua ponderosa biografia di Marx liquidò la presunta scoperta come una notizia infondata: la lettera non aveva riscontri in altre fonti ed era piuttosto dubbia, visto che era scritta a macchina e non aveva una firma autografa. Del resto nessuno aveva detto qualcosa di esplicito pubblicamente sull’argomento: né Frederick, che avrebbe avuto tutto l’intereresse a farlo, per ragioni economiche e psicologiche; né persone che conoscevano Marx ed Engels. A questo riguardo Monz fa osservare che Bebel e Kautsky sapevano solo che Engels aveva negato di essere il padre di Frederick, ma senza affermare che Marx fosse il padre e che questa testimonianza in una lettera di Bebel del 3 agosto 1899 (Amsterdam, ISSH, August Bebel papers, D III, n. 168), smentiva le affermazioni della Freyberger in ogni caso2. Dello stesso parere fu Heinrich Gemkov che espresse in più di un’occasione un certo scetticismo sulla lettera3 anche se più tardi rinnegò le sue posizioni iniziali

Il crollo della Germania Est prima e della Russia sovietica poi contribuirono a far emergere nuove testimonianze. L’apertura dell’archivio del Partito Comunista russo portò alla luce, fra tanti documenti “riservati”, un dossier conservato in una busta sigillata, che conteneva materiale inedito, destinato addirittura da Stalin a rimanere “sepolto nel più profondo degli archivi” perchè era una “stupidaggine” (пүстяковое дело) come affermava una sua nota (presunta) autografa.

La lettera di V. Adorastky con la risposta di Stalin scritta sopra

Il dossier conteneva:

1) Una lettera dattiloscritta del 20 febbraio 1929, con firma di David Rjazanov, direttore dell’Istituto per il Marxismo e Leninismo, a Clara Zetkin, amica di Rosa Luxemburg e nota rivoluzionaria tedesca, per segnalarle un articolo sul presunto figlio di Marx scritto da Karl Kautsky, il quale negava la presunta paternità.

2) La risposta dattiloscritta, con firma di Clara Zerkin, del 27 febbraio 1929, che affermava che Kautsky era un bugiardo; che Frederick Demuth era figlio di Marx e che Eleanor Marx le aveva confessato personalmente questo segreto, noto a tanti altri dirigenti socialdemocratici, 30 anni prima (!!!).

3) Una lettera scritta a mano di August Bebel al socialdemocratico Eduard Bernstein dell’8 settembre 1898, che cita brani della lettera di Freyberger, fino ad allora conosciuta solo nella copia dattiloscritta trovata da Blumenberg; una seconda lettera di Bebel a Bernstein del 18 settembre 1898. Bebel sosteneva che Frederick era probabilmente figlio di Marx.

4) Una lettera scritta a mano dello stesso Frederick Demuth del 10 aprile 1912, diretta a un pronipote di Marx, Jean Longuet, nella quale chi scrive afferma di avere avuto sempre il sospetto di essere figlio di Karl Marx.

Il dossier sarebbe stato raccolto (come?) tra il 1929 e il 1933 da Rjazanov e poi, dopo l’incriminazione di Rjazanov per attività controrivoluzionare, trasmesso nel 1934 dal suo successore Adoratsky a Stalin, che l’avrebbe definito “una stupidaggine” , ordinando di “seppellire” tutto nell’archivio del Partito Comunista sovietico. Una simile sepoltura equivaleva a una censura imbarazzata e fu vista come una conferma indiretta dell’attendibilità dei documenti da parte di chi li aveva scoperti, lo studioso russo Valerij Formičev. Dopo la segnalazione del ritrovamento del dossier in un articolo del 19924, il tema fu ripreso da Gemkov insieme a un collega tedesco, Rolf Hecker, nel 1994 in un autorevole articolo5. I due storici affiancarono al dossier la ritrovata lettera di risposta di Bernstein a quella di Bebel, dell’11 settembre 1898, che mancava nel dossier: l’insieme dei documenti diede ai due storici l’impressione che tutti conoscessero il “segreto”di Karl Marx e che non ci fossero dubbi sulla sua paternità di Frederick Demuth. Gemkov ritrattò, di conseguenza, le sue posizioni precedenti e divenne un fautore della teoria di Bloomenberg.

L’articolo di Gemkov è stato vivacemente e intelligentemente criticato da Terrell Carver, uno storico americano formatosi al rigore professionale dell’Università di Oxford. Affrontando l’argomento in chiave strettamente professionale, al di là delle passioni politiche di chi è vissuto prima e dopo la fine del Comunismo “reale”, Carver concludeva senza mezzi termini che si trattava di un castello di carte. Non esiste infatti nessun riscontro oggettivo a quello che viene affermato sia nel dossier, sia nella lettera di Freyberger6. La Zetkin e la Freyberger non sono infatti credibili e non sono state credute da nessuno. Ambedue sostengono solennemente di aver avuto la “rivelazione” del presunto segreto da Engels o da Eleanor Marx dopo che l’uno e l’altra erano già morti e non potevano più essere interrogati. Inoltre erano giudicate dai contemporanei mitomani, accecate da pregiudizi politici o da interessi personali. La Freyberger era infatti coinvolta nella difesa a spada tratta della cospicua eredità ricevuta da Engels senza essere sua parente, e non voleva condividerla con presunti figli illegittimi di Engels. Quanto alla Zetkin, tutti sapevano che era schierata politicamente contro il “rinnegato Kautsky” e i suoi seguaci ed era sempre pronta a denigrarlo.

Detto questo una domanda s’impone: Helene Demuth è rimasta in casa Marx anche dopo la nascita del figlio ed è stata sempre in rapporti affettuosissimi con la moglie e con le figlie di Marx. Come sarebbe stato possibile se fosse stata l’amante del filosofo? Nessuno avrebbe mai sospettato nulla? Oppure la moglie, un’aristocratica educata all’antica, notoriamente gelosissima, avrebbe tollerato tutto?

L’equilibrio professionale di Carver non è stato seguito da altri che hanno continuato a pubblicare libri e articoli senza sottoporre a verifica i dati di cui parlavano. Ne volete una prova? Eccola. Tutti i Catoni che tuonano contro Marx e il suo presunto egoismo di padrone senza scrupoli non hanno minimamente affrontato un problema apparantemente piccolo ma fondamentale: ammesso e non concesso che il bieco e protervo maschilista Marx abbia sedotto la sua povera e innocente servetta dove e quando sarebbe avvenuto il misfatto? Lo sanno pure i bambini che Marx e i suoi, compresa Helene Demuth, nel 1850-1851 vivevano miseramente in due stanzette al 28 di Dean Street a Soho, accampati in uno spazio di circa 40-45 metri quadrati in tutto, con il bagno sul ballatoio. Vorrei sapere come si fa a fornicare agevolmente e ripetutamente in questa situazione, calcolando che oltre a Karl, la moglie Jenny ed Helene Demuth c’erano altri quattro bambini nelle stesse stanze?

Il piccolo problema non deve essere così piccolo visto che qualcuno, come il giornalista di successo (ma non storico professionale) Francis Wheen ha sostenuto con malignità che il fattaccio doveva essere avvenuto nell’agosto 1850, durante un’assenza di Jenny. Infatti in quel mese la donna si precipitò in Olanda per andare a trovare Lion Philips, uno zio di Karl, e chiedergli urgentemente un aiuto economico. Secondo Wheen e qualcun altro che ragiona come lui, dal momento che Frederick nacque il 23 giugno 1851, sarebbero trascorsi più o meno nove mesi dal viaggio e si potrebbe pensare a una frenetica copulazione tra padrone e serva durante l’assenza della moglie. Già. Peccato però che le gravidanze abbiano tempi definiti che escludono quest’ipotesi avventata. Si sa che Jenny partì per Zaltbommel in Olanda subito dopo il 15 agosto 1850. Il viaggio da Londra a Rotterdam e da lì a Zaltbommel durava un po’ meno di 24 ore (15 di traghetto, 3/4 via terra, più il tempo necessario per sbarcare e prendere una coincidenza utile). Nel paesetto Jenny si fermò un giorno per una visita e passò due giorni infuocati con lo zio che non volle darle un soldo. Infuriata ripartì col primo traghetto disponibile e tornò a Londra senza perdere tempo. La sua assenza durò non più di una settimana7. Di conseguenza l’amplesso galeotto fra Marx ed Helene dovrebbe essere avvenuto nella seconda metà di agosto, prima che la moglie tornasse a Londra entro la fine del mese. Ma quest’evento non è credibile, se calcoliamo i giorni che ci sono tra la fine di agosto del 1850 e quello della nascita di Frederick.

Il periodo standard di durata di una gravidanza è di 280 giorni o 40 settimane dopo l’ultima mestruazione. Supponendo che il parto subisca un ritardo, come può accadere, è estremamente difficile superare le due settimane: calcoliamo dunque 280 o se preferite 294 giorni. Se partiamo dal 23 giugno 1851, data della nascita di Frederick, e andiamo a ritroso per 280 giorni (o 40 settimane) arriviamo al 23 settembre 1850, quando la moglie di Marx era tornata a casa da almeno venti giorni. Anche se arretriamo di altre due settimane, immaginando un ritardo nella nascita, arriviamo al 6 settembre, quando la signora Marx era comunque già tornata dal suo viaggio. Si tenga presente, inoltre, che anche se il periodo di gravidanza è computato normalmente in 280 giorni dall’ultima mestruazione, il concepimento vero e proprio va datato a 265 giorni, perché l’ovulazione avviene di regola 14-16 giorni dopo la fine dell’ultima mestruazione: se è così la frenetica copulazione del padrone Marx e della sua schiava Helene dovrebbe essere datata di conseguenza a inizio ottobre, nel caso di un periodo standard di 40 settimane di gravidanza, o a metà di settembre. Come si vede non c’è una sola possibilità che Karl ed Helene si siano “piacevolmente” accoppiati in assenza della moglie. Se poi i sapientoni sputasentenze vogliono sostenere che Jenny Marx amava assistere alle performances sessuali del marito in 40 metri quadri ingombri di sedie rotte, piatti sporchi e pannolini usati, davanti ai suoi esterrefatti bambini, si accomodino pure.

Ma, si dirà, i due adulteri potevano vedersi di nascosto, in un albergo. Quando? Helene stava sempre reclusa a casa, come era normale per una donna dell’Ottocento della sua condizione, oberata di faccende domestiche e assediata da bambini scatenati. Certo ogni tanto poteva prendersi qualche ora di libertà, compatibilmente con i suoi impegni: ma questa libertà saltuaria e imprevedibile le avrebbe potuto permettere di frequentare un amante che non avesse orari fissi di lavoro e che vivesse vicino a lei, come Engels, non un personaggio che non aveva mai tempo libero come Marx. Il filosofo – pieno di debiti e senza un soldo per pagare alberghi a ore – stava sempre in biblioteca o a casa con ossessiva puntualità, a meno di non essere invitato all’improvviso a un pub da suoi ammiratori che gli pagavano da bere o di partecipare a burrascose riunioni politiche alle ore più impensate e nei posti più impensati, senza sapere però se Helene, nel frattempo, fosse uscita di casa e dove si trovasse, cosa assai difficile in un epoca in cui il telefono non era stato inventato.

A parte questo, è contrario alla verità dei fatti e completamente antistorico rappresentare Marx come uno sfrenato narcisista dedito a piaceri e baccanali, una specie di Rousseau tutto genio e sregolatezza, pronto a generare figli con la prima donna che incontrava e ad abbandonarli. Il filosofo ha sopportato stoicamente una vita difficilissima, senza tirarsi mai indietro di fronte a tragedie che avrebbero fiaccato un eroe omerico. Era talmente povero da non potere pagare i dottori e quando la moglie ed Helene erano malate le curava da solo, pieno di disperazione, mentre da mangiare c’erano solo due o tre patate bollite e pane secco. Quest’indigenza degna di Dickens è stata la causa della morte di due figli, distrutti da malattie banali che senza soldi non potevano essere curate. Ed è stata la causa di tante umiliazioni, come la vergogna di essere buttato in mezzo a una strada coi mobili pignorati dall’ufficiale giudiziario e quella di mendicare continuamente prestiti e aiuti da tutti, anche da odiosi capitalisti come lo zio Philips, il fondatore della ditta olandese Philips di apparecchi elettrici, che fu capace di trattare con disprezzo Jenny che lo supplicava nel 1850, rifiutandole anche un centesimo, ma dandole con scherno un giocattolo per uno solo dei suoi figli. Le descrizioni della vita in casa Marx stringono il cuore. Leggiamo quella fatta da una delle tante spie che gli stavano alle costole come cani rabbiosi: “Qui una sedia si regge ormai solo su tre gambe, là i bambini giocano alla cucina su un’altra sedia, casualmente rimasta intera. Naturalmente la sedia viene offerta al visitatore, ma senza ripulirla dalla cucina dei bambini e chi si siede rischia un paio di pantaloni… Spesso rimane sveglio tutta la notte, poi verso mezzogiorno si butta sul canapé e dorme fino a sera, senza preoccuparsi di chi gli gira intorno, in quella casa in cui tutti vanno e vengono liberamente8”. Eppure, in questa “esistenza da zingaro”, come la definiva la spia, non mancava l’unica cosa che sarebbe potuta mancare: il calore umano. La cosa colpì perfino la spia: “Nessuno dei suoi problemi sembra imbarazzare Marx e la moglie. Vi ricevono nel modo più amichevole ed accogliente, vi offrono una pipa e del tabacco e… subito nasce una conversazione cordiale”. E’ vero. Marx non rifiutava sé stesso e la sua famiglia, nonostante la sua “vita da zingaro”. E la moglie lo sentiva vicino, a onta di ogni problema. Il filosofo si dedicava assiduamente ai bambini, giocando con loro e raccontando favole che inventava e scriveva lettere appassionate alla moglie (che gli rispondeva con passione) anche se piene di angoscia per la vita che era costretta a fare. Qualcosa di molto diverso dalla vita libertina di Engels, che di giorno era costretto a recitare la parte del borghese, in fabbrica o nei salotti e di notte diventava un frequentatore di ragazze proletarie dall’eros bollente, ma anche di bordelli, che visitava spesso senza scrupoli.

Abbandoniamo questo terreno infimo e ritorniamo alla nostra professione di storici che ci fa sentire, nel nostro piccolo, colleghi di studiosi come Carver. Ci permettiamo di fare un’osservazione. Nessuno ha avuto il sospetto che il dossier possa essere costituito da documenti falsi o manipolati.

Perché un simile sospetto? Il punto è che ci sono troppe cose che non tornano.

Primo: si dice che il dossier sia stato preparato da Rjazanov, ma nessuno può confermarlo. Il direttore dell’Istituto per il Marxismo e Leninismo cadde in disgrazia nel 1933, fu esiliato e condannato al silenzio. Fu solo il suo successore Adoratsky, benvoluto da Stalin, a presentare tutto al dittatore, che ordinò di “seppellirlo” negli archivi nel 1934. Come facciamo a sapere se è vero che Rjazanov aveva preparato un dossier sul figlio di Marx e se nel dossier attuale c’è veramente tutto quello che egli aveva raccolto e che non è stato tolto o aggiunto nulla? A questo riguardo va sottolineato che la lettera di consegna del materiale da parte di Adoratsky e la presunta risposta autografa di Stalin si riferiscono solo ai primi due documenti del dossier, cioè alla lettera di Rjazanov e a quella della Zetkin. Del resto non si parla. Perché?

A parte questo ci sono altre incongruenze. Perché la Zetkin scrive o fa scrivere a macchina una lettera così compromettente per lei, rivelando di non stimare Marx, quando è notissimo che non si comportava affatto così nei suoi ultimi anni, anzi faceva proprio il contrario? La donna, che era quasi cieca, decise dal 1928 “di non scrivere più a macchina” e di scrivere solo a mano in una grafia difficile da leggere per gli altri, rivolgendosi unicamente “a pochissimi amici fidati” e usando un linguaggio allusivo, perché aveva paura che le sue lettere fossero intercettate dalla polizia sovietica, al punto che “le lettere dei suoi ultimi cinque anni possono essere considerate clandestine”.9?

Perché la presunta lettera di Demuth è ortograficamente corretta, mentre un’altra sua lettera autentica a Bernstein (Amsterdam, ISSH, Eduard Bernstein Papers, D, n. 131) è piena di errori di ortografia e di grammatica? Demuth non era andato a scuola regolarmente. E’ logico che facesse errori. Invece nella lettera del dossier gli errori non ci sono. E bastasse questo. Nella presunta lettera di Demuth si accenna a un epistolario con Longuet ma nel ben ordinato e ricco archivio Longuet – oggi negli Archivi nazionali francesi10 non c’è traccia di corrispondenza tra i due. Come mai?

Se poi diamo un’occhiata alla grafia delle diverse lettere del dossier va ancora peggio. Premetto di non avere visto direttamente i documenti e che la mia valutazione attraverso pessime fotografie non può essere sicura. Vorrei comunque far notare che confrontando i documenti del dossier attribuiti a certi personaggi e testi autenticamente scritti dagli stessi personaggi ci sono evidenti differenze nelle firme presunte e in quelle autentiche.

Firme autentiche e presunte a confronto

Le varianti grafiche non sono quelle piccole differenze casuali tra una firma e l’altra, che possono esserci nelle firme di tutti noi. Sono differenze sostanziali, non solo nella forma, ma soprattutto nel tratteggio e nei legamenti spontanei fra le lettere, che normalmente compaiono in una firma: si veda la “F” maisucola di Frederick Demuth, che nell’autografo è formata da due tratti, uno verticale e uno orizzontale e nella firma presunta è formata da un unico legamento, in un unico tratto. E si veda la “B” maiuscola di “Bebel”, che oltre a non essere affatto simile, in ogni caso nell’autografo vero è formata da un unico tratto, tracciato con un solo movimento complesso e disinvolto della penna mentre invece nella firma presunta è in due tratti diversi, uno che forma una specie di ovale e un altro che forma un prolungamento in basso all’ovale della lettera, per simulare uno svolazzo spontaneo, che in realtà è un falso svolazzo appiccicato alla lettera per simulare una spontaneità che non esiste.

Le stesse varianti sostanziali o piuttosto incongruenze grafiche ritornano nelle pagine intere dei presunti autografi. Come si spiega tutto questo caos?

Voglio dunque affermare che il dossier è un falso o che contiene testi falsi? Non mi sento di dirlo, con sicurezza: mi sembra però che sia possibile insinuare il dubbio sulla genuinità dei presunti autografi raccolti nel dossier, che potrebbero essere o totalmente falsi o parzialmente veri ma interpolati. E’ facile in una lettera scritta a macchina aggiungere o togliere una pagina. Ma questo si può fare anche in una lettera scritta a mano, come è stato fatto nel caso Dreyfus, aggiungendo a una lettera di una certa data una parte nuova scritta in altra data (per dimostrare falsamente che Dreyfus era una spia). In questo modo si possono “combinare” maliziosamente informazioni diverse, perfino contrastanti e comunque distanti nello spazio e nel tempo: la testimonianza di Bebel nel dossier di Mosca conferma in parte la presunta lettera di Louise Freyberger, scoperta da Blumenberg, che circolava già da un po’ di tempo11. Ma questa conferma – firmata ambiguamente “A. B.” in modo che un confonto con la firma vera di Bebel sia difficile – è veramente una prova dell’autenticità della lettera di Freyberger o è stata costruita, almeno in parte, a tavolino per far tornare i conti, aggiungendo brani nuovi a una lettera vecchia?

Voi vi chiederete: perché simili falsi avrebbero dovuto essere “costruiti”? Non è difficile capirlo. Rjazanov, esautorato dai suoi compiti ed esiliato nel 1933, grazie a false testimonianze, venne alla fine fucilato nel 1938, grazie ad altre false accuse e false prove. In questo contesto non era certo una cosa strana “fabbricare” anche un dossier fasullo, che dimostrava i dubbi di Rjazanov sulla moralità di Marx e il fatto che egli avesse avuto contatti con controrivoluzionari come il socialista moderato Jean Longuet e con figure a dir poco sospette, anche se ufficialmente rispettate, come la Zetkin, considerata un’estremista e una massimalista, ostile alla rivoluzione bolscevica.

Si tenga presente che quando il dossier viene reso noto nel 1934, gli autori delle lettere erano tutti morti e non potevano protestare (la Zetkin e Bernstein morirono nel 1933; Bebel morì nel 1911; Demuth nel 1929). Quanto a Rjazanov che era in esilio o al menscevico e controrivoluzionario Longuet – definito da Zinoviev “un agente” anticomunista “condizionato dall’influenza borghese sul proletariato” – non avevano voce in capitolo.

Qual è allora la conclusione della telenovela sul presunto figlio segreto di Marx? La stessa che mi viene in mente quando guardo il film sul presunto figlio dell’ispettore Clouseau, interpretato da Roberto Benigni. Si tratta di un sequel del tutto improbabile della serie della Pantera rosa, girato dopo la morte di Peter Sellers. Mettendo insieme scene tagliate dai film precedenti e inventando un fantomatico figlio illegittimo di Clouseau, il grande regista Blake Edwards riuscì a imbambolare il pubblico e girare un’ennesima versione della Pantera rosa, in cui c’è tutto quello che il pubblico si aspetta meno che la vita del protagonista del film. La storia del figlio segreto di Marx è costruita allo stesso modo: una finzione macabra, artificiale e buffonesca in cui c’è quello che un pubblico di analfabeti si aspetta tranne la vita dei protagonisti della vicenda. Perché, come ha detto una volta proprio Marx, la storia umana la prima volta si presenta come una tragedia e poi si ripete continuamente come una farsa.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

NOTE

1 Jenny Marx dice nel suo diario che nell’estate del 1851 un evento problematico ha accresciuto le sue ed altrui “preoccupazioni” (lett: Sorgen)” ma non dice a cosa si riferisce: anche se parlasse della nascita di Frederick, ciò non significa che affermi sia figlio del marito (e tra parentesi, in questo caso parlare di “preoccupazioni” sarebbe molto inappropriato). Quanto a Eleanor, ha sostenuto in una lettera del 26 luglio 1892 che il povero Frederick aveva sempre “subito ingiustizie durante tutta la sua vita”. Ma questo non prova nulla. In ogni caso, più di uno storico pensa che se Eleanor ha fatto un’allusione all’abbandono di Frederick da parte del padre “l’allusione si riferisca ad Engels” (F. Wheen, Karl Marx, p. 159).

2 H. Monz, Karl Marx. Grundlagen der Entwiklung zu Lebenb und Werk, Trier, NCO, 1973, p. 360. Più di uno studioso ha ripreso questi concetti. Si veda ad esempio: F. Raddatz, Karl Marx: Eine politische Biographie, Hamburg, Hoffman & Kampe, 1975, pp. 205-211 .

3 H. Gemkow, Karl Marx Eine biographie, Berlin, Dietz, 1967; si veda anche dello stesso autore Helena Demuth . “Eine treue Genossin”, in “Marx-Engels Jahrbuch”, 11 (1989), pp. 324-348.

4 V. Formičev, Bes rodni Neizevestnye dokumenty o sine Karla Marxsa, in “Rodina”, 8-9 (1992), pp. 70-77. Il dossier è stato pubblicato integralmente, commentato e tradotto in varie lingue in un libro molto difficile da trovare: Karl Marx is my father. The documentation of Frederick Demuth parentage, a cura di I. Omura-S. Kubo-R. Hecker-V. Formicev Tokio, Far Eastern Company, 2011.

5 H. Gemkov- R. Hecker, Unbekannte Dokumente über Marx’ Sohn Frederick Demuth, in “Beiträge zur Geschichte der Arbeiterbewegung”, 4 (1994), pp. 43-59.

6 T. Carver, Gresham’s Law in the World of Scholarship, in T. Carver, Marx Myths and Legends, Bristol,University of Bristol 2005.

7 Jenny Marx. Die Briefe, a cura di R. Hecker-A. Limmroth,Berlin, Dietz, 2014, pp. 103-105; R. Schack, Jenny Marx. Ein bewegtes Leben, Berlin, Dietz, 1989, p. 133.

8 G. Mayer, Neue Beitrage zur Biographie von Karl Marx, in “Archiv fur die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiter bewegung” , X ( 1922), pp. 56-57.

9 K, Morgan-G. Kohen-A. Flinn, Agents of the Revolution, Oxford-Berlin-New York-Bruxelles-Wien, Peter Lang, 2005, p. 95.

10 O. JURBERT- C. PIKETTY -V. PINCHON, Fonds Jean Longuet, (1865-1995), Répertoire numérique de la sèrie 671 AP (671AP/1-671AP/52), Paris, Archives Nationales, 2013.

11  Mayer uomo politico ed editore tedesco, fuggito dalla Germania ed esiliato in Inghilterra affermò di avere visto una copia della lettera nel 1929 e di averla mostrata a Bernstein che la giudicò un falso. Si è conservata una copia moderna (infedele) della copia più antica, di mano dello stesso Mayer, non si sa bene in che data.cfr. St. Andrews University, Institute of Intellectual History at St Andrews , Meyer papers, n. 9.

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