Il Pd e l’antisemitismo

di Sergio Sinigaglia

Quando il disegno di legge «sicurezza» era in via di approvazione, commentando la cosa con un compagno del “mio” centro sociale di Senigallia, concordavamo sul fatto che nel caso in futuro ci fosse stato un cambio di governo, probabilmente il nuovo esecutivo avrebbe confermato l’impianto del provvedimento, seppure modificandone alcuni aspetti, ma difficilmente l’avrebbe abrogato. Una valutazione che si basava sull’esperienza delle numerose giunte comunali a guida Pd contraddistintesi per politiche securitarie degne del peggior leghista. Basti pensare a Sergio Cofferati sindaco di Bologna o alla Valeria Mancinelli ad Ancona, per citare due tra i numerosi esempi che si potrebbero fare. Lo stesso Veltroni quando guidava la giunta capitolina, dopo l’efferato delitto Reggiani (30 ottobre 2007) ad opera di una persona di origine straniera, si distinse per dichiarazioni xenofobe del tipo: «I prefetti devono poter espellere i cittadini comunitari che hanno commesso reati contro cose e persone […] L’Italia deve porre la questione riguardo ai flussi migratori dalla Romania in sede europea. […] In Europa bisogna starci a certe regole: non si può aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese all’altro».

Del resto un partito che ha espresso Minniti ministro dell’Interno, evidenzia quale sia la sua linea in materia di politiche dell’ordine pubblico e immigrazione.

Ma la proposta di legge sull’antisemitismo, di cui dà notizia Roberto della Seta sul quotidiano il manifesto del 4 dicembre, è una ulteriore perla che arricchisce l’album di famiglia.

Infatti i senatori di “area riformista” piddisti hanno presentato un disegno di legge che si affianca a quelli della Lega, di Gasparri e Scalfarotto, in cui sostanzialmente chi definisce Israele uno Stato razzista e critichi l’ideologia sionista, incorrerà nel reato di antisemitismo.

Per quanto mi riguarda non ho mai ritenuto il Pd un partito di “sinistra”, seppure oggi il concetto sia talmente generico che probabilmente ha poco senso. Si è trattata sin dall’inizio di una operazione politica che ha dato vita a un organismo politicamente modificato, una sorta di “mostriciattolo” contraddistintosi per scelte che in tutte le sue forme legislative, come è noto, hanno fatto da battistrada ai peggioramenti successivamente apportati dalla destra. Dalle leggi sul lavoro, all’immigrazione e quant’altro.

Ma vista l’aria mefitica che si respira sempre più – emblematico il linciaggio a cui sono stati sottoposti i giovani protagonisti della contestazione al quotidiano La Stampa, azione sbagliata perché controproducente – si può ben dire che ormai c’è un clima che ci avvicina sempre più alla Germania, dove i fantasmi del passato hanno reso arduo esprimere solidarietà nei confronti dei palestinesi.

Come giustamente rileva Della Seta l’antisemitismo è ben presente, è la confusione mentale che purtroppo alberga anche nelle teste di chi è interno ai movimenti, porta a gesti sciagurati e sconsiderati come quelli a Monteverde a Roma, sempre che non si sia trattata di una provocazione, ma temo di no.

L’equiparazione ebrei e Israele c’è sempre stata, nonostante dopo il 7 ottobre in diversi parti del mondo a partire dagli Usa gruppi di base ebraici e singoli abbiano manifestato contro il genocidio, per cui è fondamentale attuare un impegno “pedagogico”.

Ma non è accettabile che la confusione mentale di alcuni, sia utilizzata per iniziative liberticide.

Reputare l’iniziativa dei senatori Pd un “incidente”, un “infortunio”, è fuorviante. E’ in piena sintonia con la campagna forcaiola che si è scatenata nei confronti di chi si schiera senza ambiguità a fianco del popolo palestinese, di cui la vicenda di Francesca Albanese è triste e squallido esempio.

 

Redazione
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