In saecula saeculorum?

Una disincantata metafora del cammino umano

di Chief Joseph

C’era una volta, tanto e tanto tempo fa, un villaggio di pescatori che, con la vendita del pesce, mantenevano le loro famiglie. Purtroppo, non sempre avevano fortuna e, anche per lunghi periodi, capitava di pescare nulla. Arrivò un periodo di carestia che si protrasse per troppo tempo: i bambini piangevano, le donne dimagrivano e gli uomini si mettevano le mani nei capelli. Fra una ciocca di capelli strappati e un’altra, il capo del villaggio ebbe l’idea di rivolgersi alla moglie del mago – che popolava le acque di pesce e di uccelli il cielo – per chiederle di intercedere presso il potente marito. II consorte l’ascoltò, si passò la mano sulla lunga barba bianca e magicamente diede nuova vita alle acque. II capo del villaggio, per ringraziarla, aiutato da alcuni amici, costruì una capanna dentro la quale vennero posti alcuni doni per la signora. Però non tutti gli abitanti del villaggio erano probi e onesti: poteva succedere che i regali sparissero quindi si rendeva necessaria la presenza di un guardiano, notte e giorno. Furono mandati ambasciatori nei villaggi vicini affinché trovassero la persona giusta per svolgere questo compito. Finalmente venne individuato un giovane che camminava scalzo, con una lunga e strana tunica nera. Era probo e onesto: ebbe cura dei doni che, addirittura, aumentarono a tal punto da rendere necessaria la costruzione di una capanna più grande e la ricerca di ulteriori custodi. Ma, come spesso succede, i ruoli cambiano così i custodi si trasformarono in padroni. Non solo s’impossessarono dei doni ma, piano piano, anche di tutto il territorio e dettarono le regole. Il capo del villaggio non si oppose e accettò la nuova situazione. Qualche pescatore tentò di esprimere un punto di vista diverso ma venne zittito con menzogne. Gli altri abitanti reagirono in modo diverso. Alcuni divennero cortigiani dei novelli monarchi e, come ricompensa, ricevettero l’immunità: potevano fare quello che volevano a patto che fossero assolutamente servili nei confronti dei nuovi padroni. Molti rimasero nella terra di mezzo: pensavano male dei cortigiani e dei “reali” ma elargivano sorrisi ammiccanti ai primi e servili inchini ai secondi. Ci fu chi scelse di divenire servo dei cortigiani e di sedersi sotto la tavola con la speranza di raccogliere qualche briciola. Qualcuno, per restare fuori dai giochi, si costruì una palafitta sulle acque ma dovendo mettere piede a terra per i necessari rifornimenti cercava di avere rapporti formali con tutti. Qualcuno si ribellò e, con il consenso di tutti, venne inchiodato a morte su di una barca.

Allora il mago si arrabbiò molto e mandò un grande cataclisma che provocò la distruzione del villaggio. I pochi sopravvissuti si accorsero che le acque non c’erano più e, al loro posto, si ergevano montagne con molti alberi. Scoprirono che nei boschi nascevano funghi prelibati e allora si trasformarono in cercatori di questi doni della natura che vendevano agli abitanti dei villaggi vicini.

Capitò che per un lungo periodo non se ne trovassero e allora i bambini piangevano, le donne dimagrivano e gli uomini si mettevano le mani nei capelli fino a quando un raggio di sole colpì la testa calva del capo, dandogli l’idea di rivolgersi alla moglie del mago affinché lo pregasse di far rispuntare i funghi. Venne esaudito e, semicoperti dalle foglie, brulicavano porcini e finferli. Per dimostrare la loro gratitudine alla signora, il capo e gli abitanti del villaggio costruirono una baita all’interno della quale posero doni per la donna che aveva ascoltato le loro preghiere. Tuttavia c’era il rischio che qualche mariuolo se ne impossessasse. Quindi si rendeva necessaria la presenza di un guardiano, notte e giorno. Furono mandati alcuni ambasciatori nei villaggi vicini affinché trovassero la persona giusta per svolgere questo compito. Finalmente, venne individuato un vecchio che camminava scalzo e con una lunga e strana tunica variopinta. Era probo e onesto: ebbe cura dei doni, che, addirittura, aumentarono a tal punto dare rendere necessaria la costruzione di una baita più grande e la ricerca di ulteriori custodi. Ma, come spesso succede, i ruoli cambiano e i custodi si trasformarono in padroni. Non solo s’impadronirono dei doni, ma piano piano, anche di tutto il territorio e dettarono le regole. Il capo del villaggio non era un uomo coraggioso e accettò la nuova situazione senza fiatare. Qualcuno tentò di promuovere una consultazione fra tutti gli abitanti ma un sommario processo lo condannò all’esilio perpetuo. Gli altri abitanti reagirono in modo diverso. Alcuni divennero cortigiani dei nuovi monarchi e, come ricompensa, ricevettero l’immunità: potevano fare quello che volevano a patto che fossero assolutamente servili nei confronti dei nuovi padroni. Altri rimasero nella terra di mezzo: pensavano male dei cortigiani e dei “reali” ma elargivano sorrisi ammiccanti ai primi e servili inchini ai secondi. Ci fu chi scelse di divenire servo dei cortigiani e di accucciarsi sotto la tavola per elemosinare una briciola. Qualcuno, per restare fuori dai giochi, si costruì una casa sopra un albero, ma dovendo scendere a terra per i necessari rifornimenti, cercava di avere rapporti formali con padroni e servi. Qualcuno si ribellò e, con il consenso di tutti, venne inchiodato a morte su di un albero secolare.

Allora … il mago, il cataclisma, un nuovo paesaggio, il pane per vivere, la moglie del mago, il tempio, i guardiani, i padroni, i servi, gli ipocriti, i calunniatori, i vigliacchi, la giustizia la punizione. E così per secoli di secoli.

L’IMMAGINE  – scelta dalla bottega – è un murale di Blu. C’è sempre uno spicchio arcobaleno anche nel mondo grigio?

Redazione
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