Incidenti mortali: italiani e rom fra…

… fra colpa, identità, linciaggi.

di Gianluca Cicinelli (*)

 

A Livorno, nell’area portuale, un pullman in manovra ha travolto una coppia di turisti: la donna è morta, il marito è in condizioni gravissime. A Milano, un’anziana è morta dopo essere stata investita sulle strisce da un’auto condotta da quattro minorenni che poi sono fuggiti; il veicolo risultava rubato. In entrambi i casi, al centro c’è un guidatore e un pedone: due investimenti mortali, due scenari urbani diversi ma stessa tipologia di evento.

Davanti al bus che uccide, il dibattito pubblico imbocca subito la corsia delle procedure: angoli ciechi, segnaletica, corridoi pedonali, protocolli di manovra. Davanti ai quattro minorenni rom, invece, scatta la miccia dell’identità: ondate di messaggi forcaioli, inviti alla punizione collettiva, fino a minacce contro gli accampamenti. Lo stesso fatto, un investimento, produce cornici opposte: tecnica e prevenzione da un lato, linciaggio che qualcuno vorrebbe non simbolico dall’altro. È un doppio standard che non riguarda la gravità,  identica, ma chi riconosciamo al volante.

Chissà come saranno sollevati i parenti e gli amici della coppia di Livorno investita da un pullman, che i loro cari siano stati investiti da un italiano vero anzichè da un Rom.

Incidente” non è un alibi semantico: è la descrizione di un esito (un evento non intenzionale) che giuridicamente si traduce in responsabilità per colpa, dalla violazione di norme alla negligenza all’imprudenza e all’imperizia. Non significa “fatalità” né “assenza di colpa”. Vale per tutti: per l’autista professionista che manovra un mezzo pesante e per chi guida senza titolo, minorenne o adulto. La differenza si gioca nelle condotte concrete e nel quadro normativo, non nell’etichetta etnica o sociale. Chiamarlo “incidente” non attenua la responsabilità; la qualifica, distinguendo tra dolo e colpa e stabilendo le conseguenze previste dalla legge.

Quando l’attenzione scivola dall’atto alla provenienza dei responsabili, la società smette di ragionare di sicurezza e inizia a distribuire colpe collettive. È qui che affiorano i rigurgiti più abietti: lo stigma sui rom, i richiami a “radere al suolo i campi”, la richiesta di punizioni etniche. È una scorciatoia tossica: non rende giustizia alle vittime, non migliora le strade e non educa nessuno. Alimenta solo xenofobia e disuguaglianza.

(*) Gianluca Cicinelli, che trovate spesso in “bottega” è fra l’altro l’animatore di DIOGENE NOTIZIE – LOTTA ALLA POVERTA’ che si presenta così: «Un vero quotidiano indipendente che si occupa della povertà. Viaggiando su un binario che da una parte racconta storie e cronache della giornata e dall’altra sviluppa dalle storie inchieste, approfondimenti, analisi e confronti. Sostieni il giornalismo indipendente di Diogene Notizie». Per contatti redazione@diogenenotizie.com ma … saranno in ferie fino al 25 agosto.

La vignetta è di Benigno Moi.

 

 

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