LA BUONA POESIA
(Roba del Pabuda…)
la buona poesia
gioca sempre
strani scherzi:
anche ai lettori
più sgamati, più esperti:
a volte dice uno
e significa tre,
in molti casi si presenta
sottile ed esterna a tutto
come pellicola del domopak
ma se la leggi fino in fondo
t’accompagna
per chilometri e chilometri
a inesplorate profondità.
può essere breve
ma richiedere un lungo esercizio
sia per scriverla sia per leggerla.
può tramutare: la noia
in tempo divertente,
l’orrore
in panorama interessante
l’amore più convenzionale
in sorpresa sconcertante,
il problema più spinoso
in tentativo di soluzione.
non so bene il perché
ma, grazie a Mark Adin,
so che:
mandarla a memoria
aiuta a praticare
finalmente
una corretta respirazione
consentendo, nel frattempo:
un più rapido assorbimento
del suo principio attivo
e la completa comprensione
di tutto quel che ci sta sotto.
la buona poesia può tirare dei tiri
che dai titoli neanche te li immagini.
ma cosa più importante:
anche la più seria, la più dotta
la più colta, la più raffinata,
la più tosta –
s’è proprio buona –
a mio informato parere,
è soprattutto un gioco.
e mi sembra giunto il momento
di farlo sapere in giro.
.-.
(Nell’illustrazione: Pabuda, Torniamo a casa)
Tutto vero
al punto che…
la poesia
può sublimare ogni crimine in canto.
Sarina