La Caccia è di classe

«The Hunt» visto da Pierluigi Pedretti (*)

The Hunt (2020) è adrenalina pura, un film da vedere assolutamente: in streaming su Chili. Sarà pure un B movie che riprende stilemi e contenuti di tanto cinema precedente ma sia l’onesta regia di Craig Zobel che soprattutto la bravura degli sceneggiatori Damon Lindelof e Nick Cuse – in azione già sui Watchmen – danno vita a un film divertente nella sua semplicità costruttiva ed efficace nella sua scorrettezza politica. Per capirci: se avete amato il Jordan Peele di Get Out e di Us, allora The Hunt è il film della vostra quarantena o per festeggiarne la fine.

Manipolando abilmente i generi (thriller, horror, action movie) e impastandoli con la atavica questione di class, poi spolverando il tutto con l’ironia i tre tirano fuori un prodotto che ci sembra tante volte di aver visto ma che ha la capacità di rinnovare il nostro stupore inchiodandoci allo schermo per seguire le vicende dell’eroe di turno. Che apparirà quando meno te lo aspetti. La scena memorabile giunge quando alcuni dei sopravvissuti sembrano avercela fatta. Hanno superato la recinzione della tenuta dove i cattivi hanno già trucidato alcune delle dodici inconsapevoli prede umane. Nella stazione di servizio sono accolti da una coppia di anziani. La salvezza è a portata di mano, ma da quel momento tutto cambia. Chi è la preda e chi il cacciatore? («Perché la lepre vince sempre»).

Si palesa per la prima volta Snowball (da La fattoria degli animali di Orwell) la protagonista, che scende in campo come le eroine dei film di Russ Meyer o di John Carpenter. Con un corpo atletico e erotico la bionda Betty Gilpin, gìà apprezzata in Glow (Netflix) dà vita a Crystal, anche lei preda di questa caccia sconvolgente di cui non capisce il senso. Non è il momento delle domande, prima la sopravvivenza, ad ogni costo e con ogni mezzo. Ora bisogna essere più furbi e spietati dei cacciatori, meglio non fidarsi di nessuno e attaccare prima di tutti. Basta un piccolo segno a scoprire l’inganno: «Le sigarette in Arkansas costano solo sei dollari» e giù a sparare.

 

ATTENZIONE LA BOTTEGA VI AVVISA CHE NELLE RIGHE SUCCESSIVE SI FA (un po’ di) SPOILER – SE NON VOLETE SAPERE FERMATEVI QUI

Alla fine in un ironico e violento finale tutto si chiarirà in un modo o nell’altro: i dodici sono stati selezionati tra i frequentatori di siti web complottisti e poi rapiti, risvegliandosi all’interno del parco di una tenuta, il Manor, per essere cacciati come animali da un gruppo di persone della élite liberal e milionaria. Cosa ha spinto costoro, guidati da Athena, donna anch’essa muscolare e spietata («niente sentimentalismi, compagno») a ideare questo perfido gioco? E chi è veramente Crystal? Già troppo è detto. Meglio non rispondere e lasciare il gusto di scoprirlo al pubblico che ama le storie forti. Non vi troverete di fronte a un capolavoro, ma sicuramente The Hunt è un film significativo perché è calato nel nostro tempo, fatto di violenza e classismo. Senza volerlo paragonare all’alta qualità di Parasite, questo film di Zobel, pur coi suoi limiti, avvince l’attenzione verso un’urgenza sociale sempre più incombente e minacciosa. Il virus sta scoperchiando le contraddizioni di fondo della nostra società globale profondamente iniqua. «Siamo bianchi. Siamo i peggiori, cazzo» dice uno dei cacciatori. I ricchi chiusi nel loro egoismo sono oggetto sempre di più dell’invidia sociale, potendosi avvalere di molto denaro e della migliore sanità a pagamento, mentre i poveri, sempre più tali per mancanza di lavoro, dovranno aspettare tempi migliori, soprattutto in quei Paesi dove le cure sanitarie sono carenti o nulle. Certo The Hunt fa denuncia con strumenti “popolari”, e forse lo sguardo che questo film a basso budget getta sulle differenze di classe è troppo semplice per coloro che si abbeverano alle fonti dell’alta cultura, ma molte volte è stato proprio il cinema (e la letteratura) di genere a svelare i limiti del mainstream e a squadernare al mondo verità dolorose. Meglio cominciare ad aprire gli occhi perché tutto può accadere. E non ci riferiamo solo alla rivolta dei bianchi impoveriti che fecero trionfare Trump negli Usa lasciando sorpresi tutti i “democratici” del mondo, basta guardare nel cortile di casa e capiremo. Se lo vogliamo, perché non basta dire «questo Paese appartiene agli ignoranti e agli incolti» per creare il paradiso in terra.

(*) pubblicato anche da inscenaonlineteam.net

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *