La Cassazione tutela il lavoro povero?
di Danilo Tosarelli
Salario minimo? Siamo tra i pochi Paesi in Europa che ancora non hanno una legge che lo preveda.
Ci accompagnano Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia. Ma certamente hanno storie diverse.
In Italia se ne parla da tempo. Esiste una proposta di legge, ma il Governo Meloni insiste nel rimandare.
Non a caso aumentano i “lavoratori poveri”. Sono circa 2,3 milioni e cioè il 10,2% degli occupati totali.
Sono lavoratori che benché abbiano un lavoro regolare, percepiscono stipendi da fame. Cosa vuol dire?
Retribuzioni che non consentono loro di garantirsi uno standard di vita dignitoso. Una realtà preoccupante.
Dati ISTAT settembre 2025, ci dicono che gli stipendi reali sono inferiori del 8,8% rispetto al gennaio 2021.
Il potere d’acquisto delle famiglie italiane continua a scivolare. E stiamo parlando di stipendi medi, diffusi.
I “lavoratori poveri” prendono ancora meno, perchè non esiste in Italia una legge sul salario minimo.
In questo vuoto legislativo, incredibilmente arriva a supporto la Magistratura. Può darci una mano, eccome.
Sto parlando di 2 sentenze gemelle della Cassazione. La 27711/2023 e la 28320/2023. Purtroppo poco note.
Si dà ai Magistrati il potere di disapplicare i CCNL, quando la retribuzione non garantisce dignità al lavoratore.
Fino ad oggi, la giurisprudenza ha sempre molto considerato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).
Il CCNL rappresenta la misura indiscutibile della giusta retribuzione, prevista dall’articolo 36 della Costituzione.
Grazie a queste 2 sentenze, tutto ciò è contestabile. Questo potere straordinario affidato ai Magistrati è una novità.
Deriva dalla forza normativa dell’art.36 della Costituzione. E’ gerarchicamente superiore a qualsiasi accordo privato.
“Qualora un lavoratore dimostri che il proprio stipendio, seppur conforme al CCNL applicato, non gli consente di vivere dignitosamente, il giudice può disapplicare quel contratto ed imporre un trattamento economico più elevato.”
Dalle motivazioni delle sentenze emerge un quadro drammatico del mercato del lavoro italiano. Lo dice la Cassazione.
La Cassazione motiva in modo preciso le cause di questo fenomeno allarmante. Naturalmente non tutti si preoccupano.
La frammentazione sindacale ha moltiplicato le sigle firmatarie di contratto. Continuano a proliferare i “contratti pirata”.
Sono accordi collettivi firmati da sigle sindacali con rappresentatività discutibile o inesistente. Ce ne sono molte.
Lo scopo è abbassare il costo del lavoro, senza garantire tutele reali ai lavoratori. Il CNEL ha già censito 946 CCNL.
Lavoratori che svolgono le stesse mansioni, percepiscono stipendi diversi a seconda del contratto applicato. incredibile.
Per i lavoratori sono vere e proprie disgrazie. Purtroppo questa disparità salariale è in crescita, ma è poco evidenziata.
L’inflazione severa è l’ulteriore colpo che arriva a tramortire i lavoratori. Ha molto eroso il potere d’acquisto dei salari.
Sto parlando dei salari conformi ai CCNL. Le cause sono i ritardi nei rinnovi contrattuali e la corsa dei prezzi al consumo.
Un quadro desolante. La Cassazione ha deciso di “tutelare il diritto fondamentale del lavoratore alla retribuzione dignitosa”.
Tale scelta ha scavalcato un sistema di contrattazione collettiva che evidentemente ha fallito la sua missione protettiva.
Tutto ciò pone le organizzazioni sindacali rappresentative di fronte ad un dilemma ed a domande da far tremare i polsi.
Continuo a pensare, che fin quando non verrà ricreata “una nuova scala mobile”, i contratti rincorreranno il costo della vita.
Se è vero che le domande da porre alle Organizzazioni Sindacali sono più che mai pregnanti, le risposte vanno trovate.
Il potere conferito al Giudice dalle sentenze di Cassazione è ampio ed articolato. Va esercitato con prudenza e gran rigore.
Quando il giudice ritiene che la retribuzione applicata ad un lavoratore violi l’art. 36 della Costituzione, può usare 2 opzioni.
Far riferimento al contratto firmato dalle OO.SS. più rappresentative, per stabilire la retribuzione minima dovuta al lavoratore.
Tutto ciò appare una scelta addirittura rivoluzionaria rispetto all’oggi, perchè consente di bypassare tutti i “contratti pirata”.
Inutile nascondere, come questi contratti danneggiano l’equilibrio del sistema delle relazioni sindacali e la qualità del lavoro.
Io sono convinto che i padroni non abbiano mai smesso di fare lotta di classe. Semplicemente si sono attrezzati meglio..
La riduzione dei contributi versati, oltre ad essere un danno per il futuro dei lavoratori, ostacolano i finanziamenti del welfare.
Ecco uno strumento legale e moderno per sfruttare i lavoratori e fare più profitti. I “contratti pirata” sono favoriti dai padroni.
L’altra opzione è quella che il Giudice possa discostarsi anche da qualsiasi CCNL, utilizzando parametri diversi in assoluto.
Tra gli indicatori alternativi figurano la “soglia di povertà elaborata da ISTAT” o l’importo “ammortizzatori sociali quali NASPI”.
Insomma, il lavoratore che si sente discriminato può rivolgersi al Giudice chiedendo l’adeguamento dello stipendio. Art.ìicolo 36.
Si tratta di uno strumento potentissimo, che potrebbe generare un contenzioso enorme nei prossimi anni. Quanti lo sanno?
Giova precisare che l’orientamento espresso dalla Cassazione non nasce da un vuoto giuridico. Esiste già una Direttiva UE.
Sto citando la Direttiva UE 2022/2041 sui salari minimi adeguati. Una Direttiva Europea che l’Italia non ha ancora recepito.
La Direttiva avrebbe dovuto essere recepita non oltre il 15/11/2024, ma il Governo Meloni non lo ha ritenuto necessario.
Per Meloni esiste la contrattazione collettiva, per garantire il miglior trattamento possibile ai lavoratori italiani. Non è così.
Riporto un passaggio della Direttiva UE, che la dice lunga su come nel nostro Paese sia presente una arretratezza culturale.
“La sufficienza della retribuzione non va valutata solo sulla capacità di soddisfare bisogni primari come cibo ed alloggio. Ma anche sulla possibilità di accedere a beni immateriali, quali attività culturali, educative e sociali”. Ma quando mai in Italia?
Condivido. Si tratta di una concezione molto più ampia e moderna di dignità. Alza notevolmente l’asticella rispetto al passato.
La Cassazione ha esteso i princìpi enunciati al “Terzo Settore” e soprattutto per “i lavori nei contratti pubblici”. E’ dirompente.
Oggi nelle “gare d’appalto pubbliche” esiste l’obbligo per le imprese di applicare i CCNL di settore. Ma bisogna stare attenti.
Purtroppo esistono scappatoie. E allora, se il Giudice dovesse ritenere quelle retribuzioni inadeguate, potrà intervenire.
Mentre la politica continua a discutere sul salario minimo legale senza trovare una soluzione, i tribunali italiani si attivano.
Si preparano a riempire questo vuoto normativo caso per caso. Ripescando quell’articolo 36 della nostra bella Costituzione.
Trasformandolo, da principio astratto a strumento concreto di giustizia sociale. In attesa di una politica che è solo calcolo.
Io ritengo che la Magistratura non si debba sostituire al ruolo delle OO.SS., ma queste sentenze possono avere un ruolo.
I diritti fondamentali dei lavoratori hanno bisogno di tutela, perchè sono troppo spesso calpestati. Chi di dovere si interroghi.
Queste sentenze di Cassazione sono state pubblicate nell’ottobre 2023. All’indomani, già un primo esito sulla loro efficacia.
SICURITALIA ha deciso di mettere fine agli appalti al ribasso, re-internalizzando il servizio dei suoi addetti alla sicurezza.
E’ stato firmato un accordo con i sindacati che prevede un incremento delle retribuzioni pari al 38%. Non proprio quisquiglie.
Tutto ciò è stato possibile, perchè un lavoratore si è rivolto ad un avvocato competente e grazie a lui si è arrivati al Giudice.
Come mai in questi 2 anni si è parlato così poco di queste 2 sentenze della Cassazione? O meglio si sia preferito tacerle?
Li ho cercati, ma vi confesserò che non ho trovato commenti da parte del mondo politico e da quello sindacale. Perchè?
Forse non si vuole far sapere, che un “lavoratore povero” può ribellarsi trovando una sponda credibile nella Magistratura?
Purtroppo la giustizia è difficilmente accessibile per il povero, se viene lasciato solo… ma non è mai tempo di arrendersi.

