La guerra dei Pronto Soccorso e la …

la riforma annunciata del sistema sanitario

di Umberto Franchi

Tutti i medici dei Pronto Soccorso ci dicono che sono obbligati a lavorare come se fossero in guerra e quindi appena hanno una opportunità migliore “scappano dalla guerra” perché da tempo nessuno li aiuta e non c’è la fanno più…  Così tutti coloro che anche in questo periodo torrido d’estate si recano ai Pronto Soccorso (di norma sono persone anziane e cittadini più deboli) trovano  una struttura che non funziona  e nega il diritto alla salute come stabilito dalla nostra Costituzione all’articolo 32.

Ciò che avviene nei Pronti Soccorso non è dovuto al destino cinico e baro ma al fatto che progressivamente negli ultimi 30 anni il sistema ospedaliero pubblico – a causa di politiche sbagliate e per agevolare la sanità privata – ha tagliato 50mila medici e infermieri, cancellato 80.000 posti letto, chiusi 300 ospedali.

Oggi nei Pronto Soccorso italiani mancano, rispetto alle necessità, almeno 4mila medici e 10.000 infermieri. I concorsi di medicina di emergenza vanno deserti mentre ogni anno 24 milioni di persone si recano a un Pronto Soccorso.

Le condizioni di lavoro degli operatori medici e infermieristici non consentono i necessari tempi di riposo e gli spazi necessari per migliorare formazione e fare gli aggiornamenti professionali.

La medicina di Emergenza e Urgenza ha bisogno di precise specializzazioni mentre per sopperire parzialmente alla mancanza di personale la direzione ospedaliera utilizza anche “medici in affitto” non professionalizzati,  con scarse competenze e a danno dei pazienti (parlo anche per esperienza diretta).

In sostanza le carenze di medici, quelle strutturali e organizzative oltre che causare un danno al personale mettono a rischio la qualità del servizio: il fallimento della medicina di Emergenza ed Urgenza è un fallimento di tutto il Sistema Sanitario.

In questo contesto il ministero della Salute ha elaborato un nuovo progetto di riforma del sistema sanitario, indicato come decreto 77 del 23 maggio 2022.

IL DOCUMENTO PER IL PROGETTO DI NUOVA ASSISTENZA TERRITORIALE  SI PREFIGGE :

  • Ridefinire un modello organizzativo per l’assistenza primaria in grado di individuare standard uniformi a tutto il territorio nazionale, garantendo a cittadini e operatori il rispetto dei livelli essenziali di assistenza;
  • Facilitare le priorità di intervento nell’ottica di integrazione fra le reti di assistenza territoriale, ospedaliere e specialistiche;
  • Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizione di cronicità, disabilità, fragilità, che comportano il rischio di non autosufficienza, integrando il servizio sanitario con quello sociale;
  • Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale, climatico;
  • Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei.

Il documento molto articolato prevede interventi in materia di “Distretto Sanitario” compresi i Pronto Soccorso;  Centrale operativa centrale e territoriale; ìnfermiere di Famiglia e di Comunità; unità di continuità assistenziale; assistenza domiciliare; ospedale di comunità, rete delle cure palliative; servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie, delle famiglie; telemedicina.

Insomma obbiettivi molto importanti ma è ancora solo un documento tutto da concretizzare attraverso le risorse necessarie che dovranno pervenire dal PNRR… E visto che il governo Draghi destinerà 14 miliardi di euro all’anno per incrementare gli armamenti dubito che troverà i soldi per fare una vera riforma sanitaria riattuando le finalità della legge 833 del 1978 che è stata smantellata.

La vignetta in evidenza è di Benigno Moi.

 

Redazione
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