La sfera

di Samuele Mazzotti

Quel giorno non avevo rimorsi o dubbi. Era risaputo che la vita fosse venuta dallo spazio. Mi sembrava logico che ci dovesse ritornare.

Mi chiamo Ioria Davis,

 

l’ultimo umano interessato di botanica e di ecologia ambientale. Mi occupo di piante, spore, muffe, funghi e microrganismi. Al momento mi sto occupando di tutte le piante del pianeta Terra, almeno di quello che è rimasto. Negli ultimi quarant’anni ho visto il verde scomparire, man mano che il cemento avanzava con voracità mostruosa. L’industrializzazione e la civilizzazione si sono mangiati ogni centimetro libero rimasto. Il mio orto botanico è il più grande della regione, ho coltivato ogni singola pianta secondo gli antichi metodi, tutto a mano. L’ho riparato dalle piogge acide e dai raggi Uva delle ore pomeridiane, all’interno della mia serra sono cresciuti rigogliosi pomodori, zucchine, melanzane, meloni e nei vasi ho pronte le piante di zucca amazzonica, una vera rarità di questi tempi. Mi sono dedicato così tanto a loro perché amo ciò che cresce. Mi fanno sentire vivo: ne seguo lo sviluppo fino alla maturità. Una pianta che cresce mi regala un sorriso e mi mette di buon umore; un frutto che matura mi fa venire i brividi sulla pelle.

Un tempo si aveva più cura per la natura, ora domina solo la tecnologia, ciò che non si evolve non deve vivere. Il governo è stato “salato”, con una tassa di lusso per il mio orto; ho pagato finché ho potuto, ma fra meno di due mesi anche questo piccolo paradiso finirà sotto una colata di cemento.

Il Consiglio Cittadino mi ha informato che al posto del mio orto verrà costruito un grattacielo di nuova generazione, ecosostenibile, con giardini sintetici pensili, supermercati a ogni piano principale, appartamenti e «tanti posti di lavoro». Sarà battezzato con il mio nome di battesimo – che onore – per aver ceduto “liberamente” questo spazio verde. Ma io l’ho dato perché alla fine non potevo più pagarlo: il verde un lusso. Però io non posso vivere così, non è umano. Non posso aprire ogni mattina la finestra e trovarmi davanti un muro di cemento.

Le generazioni nate dopo la mia non ricordano come era un tempo la Terra. Nella galassia veniva chiamato il Pianeta Azzurro ma di quel colore oggi non è rimasto nulla, solo foto digitali e poster. Visto dallo spazio, il nostro pianeta è soltanto un groviglio di nuvole grigie.

Tutto ciò che cresce oggi è sintetico, persino molte protesi umane lo sono, i denti, i cibi, i fiori, gli animali e io mi sento come un primate in laboratorio. Nei vecchi testi scolastici si diceva che l’umanità, senza natura si sarebbe estinta. Io non ho più dubbi su chi sopravviverà.

Ho trasferito il mio misero bagaglio, i miei strumenti, le schede elettroniche e le mie adorate piante, nella sfera. E’ un orto botanico di mia ideazione, è fatto con pannelli in traspar-acciaio per filtrare la luce, persino quella stellare, al suo interno si ricrea un microclima diverso per ogni sezione: ci sono 7 sezioni come i nostri continenti, in ogni sezione le piante che ho raccolto dal continente di origine. La sfera non è una struttura che poggia in terra ma è sospesa sulla città: ogni giorno mi alzo e vedo i vostri grattacieli crescere, allungarsi, come dita… a sfiorare la mia sfera, quasi a ghermirla come la mano di un gigante affamato.

Ogni mese devo portare la sfera a un’altitudine maggiore, per non disturbare i vostri tetti di cemento e per non intralciare le vostre linee aeree.

Da tre anni vivo nella mia sfera, isolato dal mondo come un moderno Robinson Crusoe con Venerdì che è il mio gatto Tobia: un gatto vero, nato da un utero animale non da quelli sintetici. Probabilmente il mio Tobia è meno “pratico” di quelli artificiali perché ogni giorno deve mangiare, fare i bisogni, può ammalarsi ma sicuramente molto più vero – direi umano – di tutti coloro che vivono sotto i miei piedi.

Ho finito di leggere il responso finale del Consiglio Mondiale. La stiva della sfera sarà rifornita con carburante, viveri e tutto ciò che mi abbisogna per novantanove anni; l’importante per loro è che mi allontani dalla Terra. Al referendum popolare è risultato che i terrestri, non amano un’altra sfera nel cielo oltre la Luna. Rimanendo quassù deturpo il loro “romanticismo”. Ho risposto che la Luna, a causa dello smog stratificato, da almeno cinquant’anni non si vede, ma quale romanticismo! Qui si tratta di ben altro: l’uomo ha deciso che può vivere senza la natura, quella madre che lo ha creato, che può vivere solo di quello che crea lui. Non sanno che così stanno andando incontro alla loro fine. Anche se possono mettere i loro cervelli in luccicanti scatole questo non li rende immortali ma solo immorali.

Mi hanno dato un ultimatum di ventiquattro ore per allontanarmi, prima di abbattere la sfera con i loro jet. Ho già messo in moto i razzi, mi sono legato le cinture a ics sul petto, il casco sul viso. Nella sua camera iperbarica Tobia dorme. Ci stiamo allontanando. Io non ho problemi ad andarmene però non avrei immaginato un finale simile per le piante della Terra. Ma sento che non finirà così. Dopo molto tempo che io sarò trapassato (nel mio terreno dell’orto botanico dove diventerò concime, nutrimento, cioè sarò i frutti delle mie prossime piante) questa sfera si arenerà su un lontano pianeta azzurro e li rinascerà la natura, la vita.

Diario di bordo del primo giorno nello spazio. Inizio la registrazione: «Dicono che la vita sia venuta dallo spazio. Al momento una piccola parte sta per tornarvi con la speranza che un giorno l’essere umano si ricordi a cosa ha rinunciato e magari la venga a cercare. La sfera sarà lassù fra le stelle ad attenderli».

Fine registrazione – Ioria Davis, l’ultimo botanico.

Redazione
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5 commenti

  • Complimenti. Un bel racconto breve. Posso leggerlo in classe?

    • Ciao Fiorella, grazie vivamente dei complimenti, fanno sempre piacere in effetti. Mi fai un grande onore chiedendomi di leggerlo nella tua classe. Di che anno sono? Se non abiti troppo lontano potrei col consenso del Preside, venire io stesso a leggervelo. Grazie infinite ancora per i complimenti.

  • Ciao Samuele…sono di terza media…Carpi. Non proprio comodo. Ma posso inviarti i commenti quando lo leggerò ( prossima settimana) . Grazie !!!

    • Non sarebbe neanche tanto lontano, ma in effetti in questo periodo, non posso muovermi molto. Sarò felice di leggere i loro commenti, hai bisogno della mia mail? Ancora grazie e grazie a Daniele Barbieri di avermi dato questa opportunità!

      • beh, in effetti sarebbe carino vedere i commenti qui in blog (sempre che le 8414 leggi sulla privacy lo consentano).
        Chi volesse scrivere a Samuele lo trova qui:

        questo il suo sito
        http://sammazzotti.wordpress.com
        (e ora vado a correggere un paio di errorini che erano sfuggiti all’autore nonchè al redattore, tal db, e al correttore di bozze, sempre db)

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