Lavoro sicuro? Il cattivo esempio di Bologna
di Vito Totire (*)
Lavorare ad alte temperature : massima attenzione, massima prevenzione
Se il dieci agosto 2025 la ordinanza regionale è stata violata (c’erano 36 gradi!) : che i responsabili paghino in maniera esemplare !
Prendiamo atto della denuncia della Cisl di Bologna sulla violazione della ordinanza (**) a protezione dei lavoratori dalle alte temperature.
Abbiamo sostenuto con chiarezza due questioni:
- La emanazione di ordinanze regionali dimostra che gli imprenditori in Italia non sono in grado di gestire la valutazione del rischio; infatti, ai sensi del decreto 81/2008, il rischio da alte temperature rientra nei rischi da valutare con la conseguente attuazione di misure di prevenzione. Le ordinanze regionali riempiono una grave lacuna e dimostrano che i padroni non sono in grado di gestire i loro doveri ma hanno bisogno di “protesi” istituzionali provenienti dall’esterno delle aziende. Nessuna novità purtroppo in un Paese contrassegnato da stragi continue e da uno stillicidio mortale quotidiano di lavoratori morti sul campo
- Poi, addirittura, l’ulteriore richiamo delle ordinanze regionali (peraltro lacunose e insufficienti) viene spesso bypassato con la solita “motivazione” della necessità di concludere rapidamente i lavori ; circa la lacunosità delle ordinanze è stato giustamente sollevato per esempio il problema del comparto igiene urbana che non ci risulta tutelato da nessun provvedimento regionale come se i netturbini lavorassero in condizioni facilmente sopportabili
- In verità a Bologna la necessità di chiudere il lavori del tram entro una certa data è una costrittività artificiosa e patogena dettata dal PNRR e avallata dal Comune; ma è una costrittività che non ha nessun senso rispettare visto che è stata decisa da un ceto politico e burocratico che non ha la minima idea delle condizioni lavorative degli operai e, se ne ha una qualche idea, peggio: non tiene in nessuna considerazione la salute e la sicurezza
- D’altra parte: le misure adottate per fronteggiare le alte temperature ,anche se e quando evitano le attività nella fascia oraria 12.30-16, sconvolgono comunque i ritmi fisiologici nictemeriali del lavoratori e rappresentano, di per sé, anche se attenuano parzialmente i rischi più acuti , una condizione comunque morbigena;
- Il problema vero, con le elevate temperature, E’ LA RIDUZIONE DELL’ORARIO A PARITA’ DI SALARIO : ci pare che al momento solo i sindacati di base intravedono e sostengono la legittimità di questo obiettivo; è utile aprire un confronto a tutto campo
- Per eventuali costrittività , che il gruppo operaio omogeneo considerasse davvero inevitabili, occorre contrattare meccanismi di reale compensazione in temini di riposi e aumento di ferie retribuite; dover iniziare a lavorare alle 3.30 della notte, ove davvero inevitabile a parere del “gruppo operaio omogeneo”, deve essere compensato con lungo , successivo, riposo ristoratore
- I PADRONI DEVONO CAPIRE CHE , COL CALDO, IL COSTO DEL LAVORO DEVE NECESSARIAMENTE CRESCERE sia per i riposi pagati sia per la assunzione di un numero superiore di addetti per consentire adeguate turnazioni
- La signora Von der Layen, qualche anno fa, esultò alla notizia di una azienda umbra che (quella volta non per le temperature ma per il risparmio energetico) impose di cominciare a lavorare due o tre ore prima del turno abituale: appunto, il ceto politico non mostra nessun interesse al tema della salute e della sicurezza e “sorvola” su quanto lo sconvolgimento dei ritmi circadiani possa danneggiare la salute dei lavoratori.
In conclusione:
- Le ordinanze regionali sono troppo lacunose anche se sono un provvedimento utile per tamponare la irresponsabilità di datori di lavoro che omettono spesso la adozione anche delle più elementari di misure di prevenzione
- I cambiamenti climatici non sono stati causati dai lavoratori ma da scelte economiche che hanno saccheggiato l’ambiente e le risorse naturali col ricorso massiccio a fonti energetiche fossili il cui uso avrebbe dovuto essere limitato già da numerosi decenni
- i lavoratori non hanno causato i mutamenti climatici; perché dovrebbero pagarne le conseguenze?
- L’unica soluzione, perdurando la condotta irresponsabile ed omissiva dei datori di lavoro , è LA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITA’ DI SALARIO EVITANDO DI USARE COME SOLUZIONE TAMPONE RITMI E ORARI DI LAVORO ANTIFISIOLOGICI o anche provvedimenti di cassa integrazione con riduzione del salario; CASSA INTEGRAZIONE COME SOLUZIONE TAMPONE SI’ MA A SALARIO PIENO
- LE “SCADENZE” DEL PNRR SONO COSTRITTIVITA’ ASSURDE E MORGIBENE CHE PERALTRO CONTRASTANO CON LE DICHIARAZIONI FORMALI DELLA UE (ADATTARE LA SCARPA AL PIEDE E NON IL PIEDE ALLA SCARPA : è uno slogan della UE di cui quasi tutti si sono dimenticati)
L’auspicato aumento della vigilanza è necessario ma è anche indispensabile la attivazione della ASSEMBLEA DI GRUPPO OPERAIO OMOGENEO PER METTERE IN CAMPO LA ADEGUATA STRATEGIA DI DIFESA.
(*) Vito Totire, medico del lavoro, è portavoce della Rete Nazionale Lavoro Sicuro.
(**) La Cisl di Bologna denuncia che «domenica 10 agosto, in pieno centro a Bologna, su via Indipendenza diversi cittadini ci hanno inviato segnalazioni e foto che mostrano lavoratori impegnati in attività all’aperto sotto un sole cocente, con temperature percepite ben oltre i 35 gradi». Di fronte a queste segnalazioni «la Filca-Cisl area metropolitana bolognese esprime forte preoccupazione per la mancata applicazione dell’ordinanza comunale contro i rischi da caldo estremo, che prevede la sospensione o la rimodulazione delle attività nelle ore più calde della giornata».