L’Honduras al voto, tra speranza e complotti golpisti
Il 30 novembre si vota per eleggere il nuovo presidente del paese. La candidata delle sinistre, Rixi Moncada, denuncia i piani dell’oligarchia, che già da anni ha cospirato apertamente per far cadere la presidenta uscente Xiomara Castro e recuperare i privilegi perduti.
di Marco Consolo (*)
In Honduras, il prossimo 30 novembre circa 6.5000.000 persone sono chiamate ad eleggere il Presidente per il periodo 2026-2030, 128 deputati al Parlamento nazionale, 20 deputati al Parlamento centroamericano, 298 sindaci e altrettanti vicesindaci, nonché 2168 consiglieri comunali.
Nel piccolo Paese centroamericano, sono cinque i candidati presidenziali. La sinistra presenta Rixi Moncada per il Partito Libertà e Rifondazione (Libre). Contro di lei, Salvador Nasralla Salum si presenta con il Partito Liberale; Nasry Juan Asfura Sabla (Partito Nazionale); Jorge Nelson Ávila Gutiérrez, Partito dell’Innovazione Nazionale e dell’Unità Socialdemocratica (PINU-SD), e Mario Enrique Rivera Callejas, della Democrazia Cristiana (PDCH).
La candidata di Libre è di gran lunga in testa ai sondaggi e le destre, l’oligarchia e l’ambasciata USA stanno facendo l’impossibile per non farla vincere. Nonostante le sue piccole dimensioni ed il suo peso economico relativo, la sua collocazione geografica rende l’Honduras geo-politicamente significativo.
Ma andiamo con ordine.
Il golpe del 2009
Come si ricorderà, nel 2009 la breve esperienza progressista del governo di Manuel Zelaya fu stroncata sul nascere da un colpo di Stato civile-militare (avallato anche dalle gerarchie ecclesiastiche locali) con una dolorosa e sanguinosa repressione e decine di vittime. Tra le altre “colpe”, Zelaya aveva avuto l’ardire di portare l’Honduras nell’ALBA con Hugo Chávez, di voler chiedere alla popolazione se fosse d’accordo con una Assemblea costituente per “rifondare il Paese” e di cercare di liberarsi dall’ingombrante tutela e presenza statunitense, a partire dall’ importante base militare a stelle e a strisce di Palmerola che ospita il quartier generale della Joint Task Force-Bravo delle forze armate statunitensi.
Al golpe sono seguiti 12 anni di dittatura, mascherati con elezioni truccate grazie a sfacciati brogli elettorali denunciati dall’opposizione, ma avallati anche dalla UE. Al calore della resistenza alla dittatura, si rompe il tradizionale bi-partitismo (Partido Liberal, Partido Nacional) e nasce un nuovo partito, Libre, grazie all’ex presidente Zelaya e ai settori che avevano organizzato la resistenza. Finalmente, nel novembre del 2021 Libre riesce a vincere le elezioni e ad eleggere Xiomara Castro, la prima presidente donna del Paese.
La cospirazione golpista dell’oligarchia
Da allora, l’oligarchia cospira apertamente per far cadere Xiomara Castro e recuperare i privilegi perduti. Il suo governo ha raggiunto risultati storici per il Paese. Ma, ancora una volta, governare senza avere il controllo del potere economico e mediatico ha mostrato i suoi limiti strutturali: dall’interno dell’establishment, i poteri forti hanno sabotato scientificamente ogni conquista.
I partiti tradizionali (Partido Liberal e Partido Nacional) rappresentano infatti gli interessi delle 10 famiglie e dei 25 gruppi economici che controllano l’economia del Paese, accumulano l’80% del PIL e possiedono il 98% dei mezzi di comunicazione. In termini di libertà di espressione, i latifondi mediatici non avevano mai mentito e calunniato così tanto. L’oligarchia non è mai stata disposta a trattare con un governo di sinistra in Honduras, e in diverse occasioni, ha espresso la disponibilità ad arrivare ad una guerra civile, in caso sia necessario.
In queste elezioni, si scontrano quindi due concezioni contrapposte del mondo. E ancora una volta, LIBRE affronta la cospirazione nazionale e internazionale della destra fascista e della Casabianca, che ha l’obiettivo di distruggere qualsiasi progetto popolare dal Paese e dal continente.
Il governo di Xiomara e la candidata favorita, Rixi Moncada
Con lo slogan di “Rifondare l’Honduras”, i risultati del governo progressista dell’attuale Presidente Xiomara Castro sono stati molti, e riflettono significativi progressi nella trasparenza amministrativa, nella giustizia sociale e nella sovranità nazionale.
Tra le misure più significative prese su iniziativa del governo Castro, nel 2022 il Parlamento ha approvato all’unanimità l’abrogazione delle Zone di Occupazione e di Sviluppo Economico (ZEDE), enclave dotate di un alto livello di autonomia con un proprio sistema politico a livello giudiziario, economico e amministrativo, presumibilmente basato sul capitalismo di libero mercato. E nel settembre 2024, la Corte Suprema di Giustizia ha dichiarato la loro incostituzionalità. L’eliminazione degli ZEDE ha rappresentato un duro colpo al modello neoliberista implementato nei decenni precedenti.
Ma il programma di governo di Rixi Moncada non è solo continuità: l’obiettivo è quello di approfondire la trasformazione del modello economico, aumentare gli investimenti sociali e rafforzare il ruolo dello Stato come ente regolatore. Dopo il colpo di Stato contro Manuel Zelaya, Moncada è stata sua rappresentante nei dialoghi di San José, volti a ristabilire la legalità istituzionale. Dopo un breve esilio (e una persecuzione giudiziaria senza fine), è stata una delle fondatrici del Frente Nacional de Resistencia Popular, dal quale nel 2012 è nato il partito Libre, a cui ha dato vita insieme a Zelaya. All’interno di Libre è entrata a far parte della Commissione Politica. Nel governo di Xiomara Castro, ha ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di direttrice dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, consigliera del Consiglio Nazionale Elettorale, Ministra delle Finanze e Ministra della Difesa, la prima donna in Honduras a ricoprire quest’ultimo incarico.
Tra le sue prime azioni come Ministra delle Finanze, Moncada aveva presentato alla nuova Presidente un rapporto sulla situazione finanziaria del Paese, affermando che il governo di Castro (appena insediato) aveva ereditato uno Stato in bancarotta con «cifre manipolate e con il segno della corruzione, con istituzioni crollate e affondate». In una dura arringa aveva anche affermato che il bilancio generale della Repubblica approvato dal governo precedente era falso, corrotto e non rifletteva la realtà del Paese.
Non c’è quindi da stupirsi del fatto che la campagna elettorale si sia svolta senza esclusione di colpi e gli attacchi contro Rixi Moncada siano aumentati di intensità via via che si avvicina la data delle elezioni. “Vogliono fermarmi. I gruppi di potere, l’oligarchia, la leadership del Partito Nazionale e del Partito Liberale, le banche dell’Honduras, i poteri economici dell’Honduras vogliono fermarmi” ha ripetuto Rixi Moncada durante un evento elettorale.
Gli altri due candidati
Gli altri due candidati con qualche possibilità, sono Salvador Nasralla (Partido Liberal) e Nasry Asfura (Partido Nacional), sebbene entrambi siano molto indietro nei sondaggi (da prendere sempre con le pinze).
Per quanto riguarda Salvador Nasralla, è il candidato su cui puntano i settori più reazionari di Washington per vincere contro l’avvocata Rixi Moncada. Non è un caso che Nasralla non abbia fatto una campagna territoriale, e abbia passato gran parte del periodo di campagna elettorale negli Stati Uniti e in Spagna, dove si è riunito con i vertici del fascismo di lingua spagnola. In un recente programma televisivo, Nasralla ha sostenuto che, in caso di sua sconfitta, parte della flotta statunitense schierata nei Caraibi attualmente contro il Venezuela e la Colombia, potrebbe essere spostata sulle coste honduregne per “mettere ordine”.
Il terzo candidato, Nasry Asfura, si presenta per il partito dell’ex Presidente Juan Orlando Hernández, oggi in carcere negli Stati Uniti con una condanna a 45 anni con l’accusa di traffico di droga e criminalità organizzata. Per l’ambasciata statunitense il Partido Nacional appare quindi poco credibile, e ha preferito scommettere sul recupero del Partito Liberale, lo stesso partito che nel 2009 ha dato il golpe contro José Manuel Zelaya, che proveniva dalle sue stesse file.
Al contrario del programma di governo di Rixi Moncada, quelli di tutti i candidati della destra puntano a riprendere le privatizzazioni e i privilegi per la ristretta oligarchia locale. In altre parole, propongono di tornare alla situazione dei 12 anni di dittatura neoliberista. Una dittatura che ha provocato l’aumento esponenziale della povertà (arrivata al 75 %), e la terza disuguaglianza sociale più grande del continente.
Non solo. Nell’epoca delle “fake news”, la verità è ormai irrilevante e il bue dice cornuto all’asino: i fascisti, che si dicono perseguitati, partecipano anche ai forum sui diritti umani facendo la parte delle vittime.
Il complotto contro le elezioni
Ma, oltre a cercare di farsi passare come vittime, i piani golpisti sono meno delicati. Pochi giorni fa, la Procura della Repubblica ha rivelato una serie di 26 intercettazioni audio, già sottoposte a perizia. Nelle intercettazioni, la consigliera del Consiglio Elettorale Nazionale, Cossette López (designata dal Partito Nazionale) ed il capogruppo parlamentare dello stesso partito, Tomás Zambrano, mettono a punto le modalità del sabotaggio del processo elettorale del 30 novembre. Gli audio rivelano un complotto per la gestione dei risultati, l’alterazione del sistema di trasmissione dei dati, l’uso di osservatori elettorali per delegittimare il processo, il tentativo di controllare il trasporto delle urne, di destabilizzare i data center dove vengono trasmessi i risultati, il rafforzamento della campagna mediatica contro il governo.
Dulcis in fundo, gli audio riguardano anche il ruolo delle Forze Armate, e di un settore militare di estrema destra pronto al colpo di mano. Scoperto il complotto, il Capo di Stato Maggiore, generale Roosevelt Hernandez, ha appena tolto il comando a ben cinque colonnelli che erano d’accordo con i golpisti civili.
Nelle intercettazioni, la Consigliera dichiara di aspettarsi l’aiuto attivo della Casabianca, e menziona “strumenti” che sarebbero stati forniti dall’ambasciata degli Stati Uniti nel Paese.
L’obiettivo è proclamare vincitore Salvador Nasralla, contro Rixi Moncada, chiaramente favorita. Le intercettazioni rivelano i dettagli di un piano già in esecuzione, che corrisponde al millimetro a ciò che sta accadendo nelle ultime settimane. Il copione del golpe elettorale non è nuovo e non brilla per fantasia: la strategia è quella di non accettare il risultato delle urne, gridare ai brogli, aumentare il conflitto per annullare le elezioni e ripeterle più avanti in condizioni più favorevoli alla destra.
Colta tramando con le mani nel sacco, la destra è oggi impegnata nel manipolare l’opinione pubblica, per togliere importanza al contenuto delle intercettazioni, e rafforzare la pesante campagna di diffamazione contro il Procuratore generale della Repubblica e il Capo di Stato maggiore delle FF.AA..
Parte della campagna di distorsione è diretta a convincere la popolazione del “controllo totale e totalitario” di tutte le istituzioni da parte del governo di Xiomara Castro, compresa polizia e Forze Armate. La destra honduregna lavora sodo per far sì che un settore militare, fedele al SOUTHCOM (il Comando Sud degli Usa), si ribelli contro i suoi comandanti e faciliti un nuovo colpo di Stato di “ultima generazione”, in caso sia necessario. Un tema menzionato anche dal candidato Nasralla in televisione, che ha esortato le Forze Armate a ribellarsi. L’oligarchia non perdona all’attuale vertice militare di non avere prestato orecchie ai canti di sirena golpisti e alla richiesta delle destre di reprimere la popolazione.
La realtà è ben diversa dal “controllo totale e totalitario” e, viceversa, i rapporti di forza istituzionali sono svantaggiosi per il Partito Libre. Nella Corte Suprema di Giustizia, 9 giudici su 15 appartengono ai settori più reazionari, e nella Procura abbondano i Pubblici Ministeri piazzati dopo il colpo di Stato del 2009. Sono gli stessi che bloccano i processi ai responsabili della sanguinosa repressione del golpe, garantendone l’impunità.
Anche in Parlamento, la maggioranza dei deputati è espressione dell’oligarchia e favorevole all’agenda della Casabianca. Ma l’opposizione non ne controlla la Presidenza, e non c’è giorno in cui non si espliciti la sua volontà aggressiva di conquistarla.
Il fallimento della simulazione elettorale
L’ultimo dato preoccupante è stato il fallimento della simulazione elettorale dello scorso 9 novembre, a 20 giorni dalle elezioni. Per Marlon Ochoa, consigliere del Consiglio Nazionale Elettorale per conto di Libre, il fallimento dimostra che “c’è una cospirazione contro il processo elettorale orchestrato nel cuore della stessa istituzione elettorale”. La denuncia si è concentrata sulla mancata connettività satellitare per la trasmissione dati, con solo 1.556 minuti trasmessi di 4.362 previsti (35,7%), e sulla mancata connessione per il rilevamento dei dati biometrici degli elettori con 317 dispositivi collegati su 1.340 dispiegati (23,7%)”. Azioni che coincidono perfettamente con il piano rivelato negli audio, per screditare il processo elettorale e generare una crisi di legittimità post-elettorale in Honduras.
In conclusione
Il prossimo 30 novembre, l’Honduras dovrà scegliere se continuare e approfondire il cammino del cambiamento o tornare al modello che aveva fatto precipitare il Paese in una crisi senza fondo. Visti i complotti in corso, sarà decisiva la risposta popolare ai tentativi golpisti e all’ingerenza statunitense. E altrettanto importante sarà l’allerta e l’accompagnamento internazionale che contribuisca a fermare la cospirazione golpista.
(*) Link all’articolo originale: https://marcoconsolo.altervista.org/lhonduras-al-voto-tra-speranza-e-complotti-golpisti/
