Nancy Kress: Atto primo

Bisogna arrivare alla penultima pagina per capire il senso del titolo, ma ne vale la pena. Ancora una volta, Nancy Kress fa centro: «Atto primo» (Delosbook: 100 pagine per 10 euri; ediz orig 2009, traduzione di Luca Landoni) è all’altezza dei suoi migliori libri ed evidentemente – lei stessa l’ammette – la misura del romanzo breve (o racconto lungo, fate voi) le giova.

Forse le paure e le speranze della Kress non sono le mie ma che importa? Se si scrive bene e se la provocazione politico-scientifica è intelligente, il resto è secondario. Volete un’ etichetta? e sia: fantagenetica con venature utopiche. Se vi piacerà, recuperate gli altri suoi romanzi “genetici” fra cui «La connessione Erdmann» e «Il trattamento D» (in effetti sono una sorta di trittico) entrambi Delosbooks e recensiti su codesto blog.

Non posso dir molto della trama perchè toglierei molte sorprese, anzi a mio avviso i risvolti di copertina svelano troppo. Perciò buttatevi subito nelle prime righe (anzi nei primi scalini: si scende in una misteriosa cantina) del libro e vedrete che l’ex diva Jane Snow, il suo manager Barry Tenler, la terrorista – in crisi? – “Miss risentimento”, le assai insolite gemelle Barrington, Ethan e Leila vi resteranno in mente a lungo.

Terminato il romanzo, forse il piacere della lettura può essere sostituito da qualche riflessione o discussione, se avete accanto le persone giuste: voi il Genemod (Atto di Modifica Genetica) lo chiamereste «la sindrome di Arlen» oppure «il beneficio di Arlen»? Dalla scelta del nome già si capisce da che parte vi schierate. E se l’empatia fosse obbligatoria… che ne pensereste? Più in generale libera ricerca (con gli occhi bene aperti, va da sè) o prima deve arrivare il permesso dal trio Ratzinger-Casini-Buttiglione?

Vi segnalo l’acondroplasia (una varietà del nanismo) e razzismi relativi. Una veloce partita di mah-jong (se non siete cinesi o se non abitate in Romagna… forse vi manca) . Molte frasi simpatiche come: «dal dado esce abbastanza spesso il 7 o il 12». Ma verso la fine del libro il perchè di quel «Sputai un’altra volta sulle dita e lo rifeci» non ve lo scorderete per un pezzo.

Acuta (come sempre) la prefazione di Salvatore Proietti che definisce la Kress «sommessamente ma profondamente femminista». Vero ma io aggiungerei: «e piena di contraddizioni etiche, politiche e scientifiche», un paio di volte l’ho sospettata di cadute rerazionarie. Chiedo a chi l’ama: sbaglio?

Se vi piacciono i libri che si possono finire in una serata “divanosa” o in una domenica casalinghissima, queste vispe e benissimo scritte 100 pagine (la musura standard della collana Odissea: la trovate in librería, non nelle edicole) vi daranno soddisfazione. Come pure «Il recupero dell’Apollo 8» (pure Delosbooks) di Kristine R. Rusch che vado a recensire fra 7 giorni.

Redazione
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Un commento

  • No, Daniele, non sbagli.
    Le cadute reazionarie ci sono. Tuttavia sono indulgente con la signora Kress, so per esperienza che si pensa di scrivere in un certo modo e poi la creatività se ne va per i fatti suoi, pascola dove gli scrittori non vorrebbero, mucca testona.
    Ciao.

    Clelia

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