Pena di morte: mobilitazione in Tennessee e …

l’Egitto del boia Al-Sisi

Testi ripresi dal «Foglio di collegamento» del comitato Paul Rougeau. A seguire la presentazione e il sommario del numero 276

 

FORTE MOBILITAZIONE PER SALVARE PERVIS PAYNE IN TENNESSEE

L’esecuzione è stata fissata per il 3 dicembre; Payne si dichiara innocente e riceve un forte sostegno in ambienti religiosi e laici.

Pervis Tyrone Payne nel braccio della morte del Tennessee

La data di esecuzione di Pervis Payne è stata fissata per il 3 dicembre. Egli fu condannato a morte in Tennessee nel lontano 1988 dopo essere stato accusato di aver ucciso a coltellate la 28enne Charisse Christopher e la sua figlioletta di 2 anni a giugno del 1987 nei pressi di Memphis. In quell’occasione fu colpito anche Nicholas, il figlio di 3 anni della donna uccisa ma questi riuscì a sopravvivere alle coltellate ricevute.

Pervis Payne si è sempre dichiarato innocente sostenendo di essere arrivato sulla scena del delitto dopo aver udito delle grida e di essere rimasto scioccato dalla vista delle tre persone accoltellate. Dice che stava aspettando che la sua ragazza tornasse a casa, quando sentì delle grida provenienti dall’androne. Accorse per prestare aiuto e gli si presentò una scena orrenda: una donna e sua figlia erano state pugnalate a morte. Anche il figlio era stato ferito, ma non mortalmente.

Il quoziente intellettuale di Pervis Payne è molto basso (72 punti), vicinissimo al limite che avrebbe impedito la sua condanna a morte.

Gli avvocati di Pervis Payne hanno presentato una domanda di grazia al Governatore del Tennesse Bill Lee il 5 ottobre, chiedendo al commutazione della pena di morte in ergastolo. Ciò anche se Bill Lee non ha accolto nessuna richiesta di clemenza da parte di condannati a morte da quando è entrato in carica nel 2019 lasciando portare a termine quattro esecuzioni.

Elder Carl Payne, il padre del condannato, si fa coraggio grazie alla fede mentre aspetta i risultati dei test del DNA concessi in extremis: “Non è finita finché Dio non dice che è finita, e Dio non lo ha ancora detto”.

Si è sviluppata un forte mobilitazione in Tennessee e molte personalità si sono espresse in favore di Pervis Payne.

La mattina di domenica 18 ottobre in una dozzina di chiese si è pregato affinché venga riconosciuta la sua innocenza.

L’accusatrice Amy Weirich ha ricordato che molte corti statali e federali, inclusa la Corte Suprema degli Stati Uniti, si sono occupate del caso di Pervis Payne e niente è cambiato. L’accusatrice ha affermato che le prove contro il condannato sono schiaccianti. In televisione la Weirich ha dichiarato: “Non si possono cambiare i fatti, la verità riguardo al caso, la verità su quello che l’accusato ha fatto e per la quale la sua famiglia ha sofferto e ancora soffre”.

L’EGITTO HA MESSO A MORTE 49 PERSONE NELL’ARCO DI 10 GIORNI

Nel Paese governato in modo dittatoriale dal presidente Abdel Fattah Al-Sisi, si intensificano le condanne a morte e le esecuzioni dopo processi iniqui.

Abdel Fattah Al-Sisi

Il 22 ottobre Human Rights Watch ha chiesto alle autorità egiziane, responsabili dell’esecuzione di 49 persone in 10 giorni, di fermare immediatamente le esecuzioni e di riprocessare i condannati a morte.

Le esecuzioni di massa di decine di persone in pochi giorni in Egitto sono scandalose” ha dichiarato Joe Stork di Human Rights Watch. “La sistematica assenza di processi equi in Egitto, soprattutto nei casi politici, rende ogni condanna a morte una violazione del diritto alla vita”.

Fra il 3 e il 13 ottobre le autorità egiziane hanno messo a morte 2 donne e 32 uomini condannati per reati ordinari e 15 prigionieri politici.

Tredici di questi prigionieri politici erano detenuti nel braccio della morte del carcere di Scorpion, dove alla fine di settembre quattro agenti penitenziari e quattro detenuti sono stati uccisi nel corso di una sommossa che, secondo le autorità, era una tentata evasione.

I gruppi per i diritti umani hanno messo in dubbio la possibilità di un’evasione, dato che il carcere Scorpion è uno dei più sicuri, ed hanno chiesto alle autorità di rivelare la vera causa della morte dei detenuti.

Le esecuzioni sono ritenute un avvertimento per gli altri detenuti e una rappresaglia per l’uccisione degli agenti.

Secondo un avvocato che ha parlato con la famiglia di due detenuti, i quattro prigionieri hanno ucciso gli agenti con strumenti improvvisati, dopo di che le forze di sicurezza sono entrate nel blocco e altri detenuti hanno sentito gli spari.

L’Egitto è uno dei primi dieci Paesi al mondo per esecuzioni e condanne a morte insieme a Cina, Iran e Arabia Saudita.

Dal colpo di stato del 2013, con il quale Abdel Fattah Al-Sisi ha assunto il potere, le condanne a morte sono aumentate in Egitto. Le esecuzioni vengono spesso eseguite dopo processi iniqui e di massa e confessioni ottenute con la tortura.

Niente sembra mettere in discussione la leadership del dittatore al-Sisi che continua a restringere le libertà fondamentali dei cittadini egiziani.

Dove i diritti umani e la libertà di espressione sono stati annullati, dove oppositori politici, avvocati, attivisti e giornalisti sono costretti a subire persecuzioni e ad essere incarcerati, negli ultimi mesi anche le persone in grado di influire sull’opinione pubblica sono state prese di mira. Vengono accusate di condividere materiale pornografico, di incitare alla prostituzione e di essere colpevoli di crimini morali pregiudizievoli dell’integrità del Paese.

Da anni in Egitto si sta registrando una vera e propria crisi dei diritti dell’uomo. Complice di tutto questo è anche l’inerzia della comunità internazionale (dell’Italia in particolare), che continua a ritenere al-Sisi un valido partner commerciale.

Tra condanne a morte, incidenti e torture, in Egitto i luoghi di detenzione sono un inferno.

Situazione della pena di morte nel mondo al 10 ottobre 2020

106 Stati abolizionisti per tutti i crimini: celeste chiaro

9 Stati abolizionisti per i crimini di diritto comune: celeste

34 Stati con la moratoria delle esecuzioni: blu

LA PRESENTAZIONE DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO” (numero 276)

Questo numero si apre con due articoli riguardanti l’inequivocabile rigetto della pena capitale da parte delle due maggiori Chiese cristiane, la Chiesa Cattolica di papa Francesco e la Chiesa Ortodossa del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Bartolomeo invita cristiani e non cristiani a mobilitarsi per ottenere l’abolizione universale della pena di morte.

Come sempre dobbiamo occuparci della pena di morte ancora applicata, in modo diversamente ingiusto, in Paesi geograficamente e culturalmente lontani tra loro: Stati Uniti d’America, Iran, Yemen.

Non sappiamo ancora chi sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti, anche se sembra profilarsi la vittoria di Joe Biden su Donald Trump. Ci auguriamo che vinca Biden perché Trump è un accanito sostenitore della pena di morte. Trump ha rimesso in moto la macchina delle esecuzioni nella Giurisdizione federale. Giurisdizione nella quale sono stati messi a morte 7 condannati negli ultimi tre mesi e sono state programmate a breve le esecuzioni di altri 3 condannati.

Vi ricordo che gli articoli comparsi nei numeri precedenti del Foglio di Collegamento, ai quali rimandano le note in calce ad alcuni articoli di questo numero, si trovano nel nostro sito www.comitatopaulrougeau.org

Giuseppe Lodoli
per il Comitato Paul Rougeau

 

SOMMARIO

Nell’enciclica ‘Fratelli tutti’ il Papa condanna la pena di morte    

Bartolomeo si unisce a Francesco nel condannare la pena di morte                     

Fissate altre tre esecuzioni nella giurisdizione federale USA

Forte mobilitazione per salvare Pervis Payne in Tennessee 

L’Egitto ha messo a morte 49 persone nell’arco di 10 giorni                      

Il lottatore iraniano Navid Afkari era innocente!                  

Impedito ad Amir Hossein Moradi di recarsi al funerale del padre  

Celebrata la 18-esima Giornata Mondiale Contro la Pena di Morte (con notizie da molti Paesi)

Notiziario: Alabama, Yemen                  

Questo numero è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 31 ottobre 2020

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