Riarmo: se lo sostieni non hai capito…
…che lo finanziano con i soldi destinati a pensioni, sanità e salari – Federico Giusti
Quello che non ti dicono ma che invece la Bce scrive
La storia dovrebbe averci insegnato che, quando i lavoratori abbracciano le tesi del nazionalismo e del riarmo dimenticando di migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, diventano carne da macello in qualche guerra o gendarmi della reazione contro le poteste sociali e sindacali. L’odio per la storia e la contemporanea costruzione di una società omologata agli interessi di chi la dirige vanno di pari passo, riarmo europeo significa maggiori risorse alla difesa, meno spese sociali e forse anche più tasse per i salariati dopo averci fatto credere che gli sgravi avrebbero superato la progressiva erosione del potere di acquisto dei salari. Il militarismo è da sempre lo strumento privilegiato anche per contrarre gli spazi di libertà e democrazia. Anche a non volere rivolgere lo sguardo a 100 anni or sono, è sufficiente qualche rimembranza del passato per far scattare una associazione di carattere storico tra il novecento e i nostri giorni. L’uscita dalla crisi economica fu una svolta autoritaria e invece di suggestionarsi sulle zone rosse bisognerebbe guardare al pacchetto sicurezza per quello che è ossia un insieme di norme necessaria per la repressione preventiva quando le contraddizioni emergeranno facendo riempire le piazze. Ma ancora una volta alla analisi oggettiva della realtà si preferisce la retorica non sapendo che questa attira ceto politico ma non determina una presa di coscienza di massa.
Bisogna far sentire la nostra voce partecipando alle mobilitazioni di Giugno contro il Riarmo e farlo con parole d’ordine semplici e dirette ma il vero problema sta proprio nella incapacità di costruire delle mobilitazioni serie e di massa privilegiando la visibilità di singoli organizzazioni.
Un po’ come accaduto con Il pacchetto sicurezza, qui si sta a rievocare zone rosse e terminologie di 20 anni fa senza far capire che la contrazione degli spazi di agibilità e di libertà collettiva accompagnano la costruzione della società del riarmo. Sul Riarmo assistiamo a fughe in avanti, pacchetti di mobilitazioni precostituite per la visibilità di singole aree politiche e sindacali. Gli scioperi ad indirli si fa presto ma poi quando falliscono, come in tanti casi, l’effetto boomerang arriva su tutte le realtà conflittuali. Nulla di nuovo sotto il cielo italico ma il Riarmo invece rappresenterebbe un autentico salto di qualità.
Proviamo allora a sintetizzare un ragionamento su alcuni punti
- l’aumento delle spese militari mette a rischio la stabilità finanziaria europea, indebita i paesi in una fase storica in cui le economie sono ferme e minacciate dai dazi Usa, spese che presto graveranno sulle finanze costringendo ad alcuni tagli che riguarderanno le spese sociali ossia sanità, scuola, salari e pensioni
- Sospendono alcune regole della Ue per favorire in una certa misura l’indebitamento ma restano pur sempre vigenti, spostati di qualche anno magari, gli obiettivi di riduzione del deficit e contenimento del debito, a breve per far tornare i conti arriveranno nuove tasse (“nuove entrate”) o tagli di spesa.
- Più cannoni e meno burro, i tempi bui stanno tornando
- Ricordate i fondi del Pnrr? Dovevano servire in buona parte a progetti sociali e di manutenzione del territorio ma poi li hanno indirizzati ad altro e oggi sperano nelle “ricadute tecnologiche sulle industrie civili”, un po’ come quando dicevano che la ricchezza esponenziale di pochi avrebbe portato qualche beneficio a tutti gli altri che invece sono diventati sempre più poveri.
E Riarmo significa privatizzazioni (pardon liberalizzazioni) ma anche il perdurare di un sistema fiscale che non chiede ai redditi elevati un contributo proporzionale
Per l’aumento “necessario” delle spese militari serviranno “nuove entrate e la ridefinizione delle priorità di bilancio” quindi nel nome del Riarmo taglieranno le spese sociali imponendo contratti al ribasso, i nostri salari perderanno potere di acquisto, come anche le pensioni, curarsi diventerà un lusso.
Fermiamo la macchina del riarmo prima che depredi le ricchezze sociali di ogni paese Ue, questa dovrebbe essere la sola parola d’ordine comune
E visto che anche nella sinistra radicale l’analisi delle fonti sembra essere un tabù si rinvia a quanto scritto dalla Bce
I necessari aumenti della spesa per la difesa potrebbero avere un impatto significativo sui bilanci, richiedendo un maggiore margine di bilancio. Con l’evoluzione dei parametri di sicurezza europei, alcuni governi mirano a rafforzare l’autosufficienza nel settore della difesa. Data l’ampia gamma di spese correnti per la difesa e il nuovo obiettivo di spesa attualmente in discussione nelle sedi europee e internazionali, alcuni paesi potrebbero dover apportare aumenti sostanziali. La capacità a breve termine di soddisfare tali esigenze varia notevolmente in quanto le esigenze di rifinanziamento e i livelli di debito non sono omogenei tra i paesi . Di conseguenza, la maggior parte dei paesi più indebitati non si è finora impegnata ad aumentare notevolmente la spesa per la difesa. Per creare lo spazio fiscale necessario, il “ReArm Europe Plan/Readiness 2030” della Commissione europea[3] suggerisce di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del patto di stabilità e crescita e di erogare prestiti da nuovi prestiti congiunti utilizzando lo strumento dell’azione per la sicurezza per l’Europa (SAFE). Inoltre, il piano suggerisce di riutilizzare parte dell’attuale bilancio dell’UE e di mobilitare capitali privati accelerando la formazione di un’Unione del risparmio e degli investimenti. Anche la Banca europea per gli investimenti potrebbe svolgere un ruolo.