Roskomsvoboda: la Russia non è Putin

di jolek78

Mi stupisce sempre come i campioni della libertà di parola, quando la censura viene attuata nei confronti di chi non la pensa come noi, di chi ha posizioni politiche diverse dalle nostre, o di chi vive magari in nazioni “diversamente democratiche”, non alzino neanche un sopracciglio per dire “ehi, qui c’è qualcosa che non va”. Sono giorni che navigo la internet russa alla ricerca d’informazioni e ovunque, dico ovunque, c’è una ricerca spasmodica di metodi per bypassare i sistemi di censura. Sputnik, Ruptly – e altri – sono dei canali terribilmente polarizzanti, produttori spesso di disinformazione e spesso citati e rilanciati dai produttori di fake news nostrane. Ma censurare – tutto – risolve forse il problema? E quando invece è il governo russo ad attuare la censura, noi che si fa? Si dice “va bene, ok, tanto sono russi?” Ecco, forse, dico forse, dovremmo cominciare a parteggiare per chi, in Russia, sta cercando di scappare alle maglie della censura per esprimere le proprie opinioni – magari proprio in opposizione al regime. La Russia non è Putin. Ripeto: la Russia non è Putin.

La domanda è malposta.
Avevo notato qualche giorno fa, nei log dei miei tor-relay, un incremento di traffico proveniente della Russia e come avevo scritto qualche giorno fa, a guardare le statistiche, effettivamente il picco globale c’è stato e continua a esserci – di seguito i dati aggiornati al 15/03.

Questo ovviamente potrebbe essere dovuto a due fattori principali: la guerra che la Russia ha dichiarato all’Ucraina e la censura bipartisan che l’intero occidente e lo stato russo sta attuando verso i cittadini del suo paese. Triste ripetersi (non lo farò) ma qui avevo parlato di un tentativo – ancora in atto – di separare la internet russa dalla internet globale. Il processo è appena iniziato ma se, nonostante tutto, sfuggisse il nodo della questione proverò a spiegarlo in questi termini:

immagina che esista una lingua che si chiama esperanto
immagina che tutti i popoli della terra parlino esperanto
immagina che parlare esperanto faccia sentire tutti “un po’ più uguali”
immagina che i membri di una o più nazioni da domani non possano più parlare esperanto
e ora immagina le conseguenze…

Ho provato più volte a immaginare come saremmo arrivati dalla condivisione democratica delle informazioni al controllo tecnologico delle informazioni, ma non mi aspettavo che mi sarebbe passato cosi’ sotto gli occhi, ai margini di una guerra. Nel terzo capitolo del libro “How democracy ends”, David Runciman scrive:

Nella terra della dipendenza tecnologica, il politico saggio è il suo imperatore. Questa è la storia delle democrazie occidentali […] Il potere dei computer, quello in cui si può premere un bottone on-off, potrebbe portare la democrazie stesse a crollare se cadesse in mani sbagliate. Ma questa storia non deve necessariamente finire in maniera distopica…

Un esempio positivo: RosKomSvoboda
Sta facendo molto parlare di sé un appello lanciato da una ong russa che si occupa di proteggere i diritti digitali – e conseguentemente di espressione – in tutto il territorio della ex Unione Sovietica. Questa ong si chiama RosKomSvoboda e, come viene spiegato nel sito, venne istituita il primo novembre 2012 a seguito della istituzione in Russia della “black list” (lista nera) di siti web che il governo cominciava a rendere inaccessibili.

https://roskomsvoboda.org/

Sono promotori di conferenze, dibattiti, hackaton – difficile descrivere questi eventi, lo tradurremo con “maratone di hacking” – e il loro scopo principale è di fare massa critica per stimolare un dibattito pubblico sulla censura attuata principalmente dal governo russo. Al loro interno lavora un team di tecnici, sviluppatori, attivisti, e un team di legali a cui, in caso di necessità, si può fare riferimento. Come si può facilmente immaginare, il loro lavoro si è letteralmente decuplicato in questo periodo.

Prima di tutto, sono promotori di una iniziativa tesa a difendere l’utilizzo di Tor in Russia – qui potete trovare come creare un tor-relay con una rpi3 – di cui è stato bloccato l’utilizzo dal 2017 perché permetterebbe di scaricare materiale da siti cosiddetti “estremisti”. Per questo motivo Roskomsvoboda, cosa non di poco conto, è rappresentante legale nella causa per difendere TorProject contro Roskomnadzor, il ministero censorio dei media in Russia.

Col sito Runet Report tengono traccia, con una mappa interattiva, di tutti gli eventi censori che avvengono all’interno della RuNet, ovvero la cosiddetta “internet russa”. Al momento in cui si scrive, soltanto nel 2021, ci sono state 427000 censure, 403 procedimenti penali e 1087 procedimenti amministrativi.

Sono inoltre promotori di un sito chiamato Safe che indica, con dettaglio, tutti i trucchi da adottare per proteggere la propria privacy online. Si va dal banale utilizzo di una vpn per visitare i siti vietati dal governo russo, al consiglio – molto ma molto apprezzato(!) – di utilizzare solo e soltanto software libero; da consigli dettagliati per un corretto utilizzo dello smartphone, fino a raccomandazioni su come scegliere una password sicura. Insomma, se soltanto non fosse scritto in russo, sarebbe utile anche nella vecchia Europa dove la privacy sembra soltanto un’opzione e non una necessità.

Con il sito OpenRunet si occupano invece di fornire i tre consigli rapidi e veloci per uscire dalla bolla informativa in cui Roskomnadzor vuole tenere i cittadini russi: 2 estensioni per il browser – CensorTracker e BypassyingRunet -, una vpn – viene consigliata vpnlove ma non solo – e poi, dulcis in fundo, ovviamente Tor.

L’appello del 7 marzo
A seguito dell’invasione in Ucraina, a seguito dell’intensificarsi degli sforzi di censura da parte delle piattaforme IT occidentali e del governo russo con la legge del “internet sovrano”, RosKomSvoboda ha deciso di attivarsi nuovamente. I membri legali del suo team hanno redatto un documento che spiega le ragioni per le quali la censura, qualunque sia la forma, qualunque sia la provenienza, qualunque sia il motivo, non è accettabile perché limita le libertà di espressione e, nel contempo, limita anche le possibilità del dissenso interno. Il documento è disponibile per la lettura e il download in russo, inglese, francese e tedesco.

Prima della lettura avvertiamo: dove RosKomSvoboda, nei primi paragrafi, parla di “operazione speciale” intende “guerra”, ma va ricordato che i giornalisti russi rischiano quindici anni di galera al sol pronunciare quella parola. Nel testo pero’ è piuttosto chiaro cosa sia per loro “operazione speciale”, tanto che poi, successivamente, quella parola, guerra, esce fuori dal cappello come per magia.

 https://roskomsvoboda.org/uploads/documents/statement_of_rks_team.pdf

Traduciamo qui di seguito i passi salienti dell’appello:

Oggi, molte aziende high-tech […] con sede negli Stati Uniti e in Unione Europea, stanno conducendo una disattivazione indiscriminata di massa degli account degli utenti russi. Tali azioni sono supportate […] dall’opposizione internazionale alla cosiddetta “operazione speciale” Russa in Ucraina. […] Tali azioni però non porteranno un miglioramento delle condizioni in Ucraina, ma potranno soltanto peggiorare significativamente la situazione in Russia per quanto riguarda i diritti umani fondamentali. L’interruzione di servizi (internet n.d.r) può portare soltanto a un rallentamento o una inaccessibilità del web russo, che avrebbe come risultato soltanto un isolamento […] Queste azioni forniscono un pretesto specioso alle autorità russe che stanno lavorando già, da due anni a questa parte, per creare il proprio chiuso e isolato “internet sovrano” […] Tali azioni sono un duro colpo per tutte le forze progressiste che sostengono la pace e le relazioni di buon vicinato, e che si oppongono all’auto-isolamento della Russia dal mondo esterno […] Tali azioni danneggeranno sia i russi che gli ucraini stessi, e soffocheranno tutte le voci interne contro la guerra in Russia, mentre i cittadini saranno privati d’informazioni affidabili sugli eventi in corso […] I diritti digitali sono parte integrante dei diritti umani fondamentali e delle libertà riconosciute nel diritto internazionale. Essi comprendono, tra le altre cose, il diritto alla protezione dei dati personali, la privacy e la libertà di espressione […] Roskomsvoboda, un’organizzazione non governativa che protegge i diritti digitali e le libertà dei cittadini, si è sempre coerentemente opposta a qualsiasi forma di censura e di restrizione volte a sopprimere la libertà d’informazione, le pratiche di sorveglianza di massa […] e la persecuzione per opinioni o credenze […] In questo tempo travagliato per il mondo intero, la diffusione delle informazioni è più vitale che mai per promuovere le cause di pace e sicurezza […]

Un soffio di speranza
C’è un libro che mi accompagna da tanto tempo. Si chiama “Voices for peace” e venne pubblicato pochi mesi dopo l’attacco di Al-Quada a New York. In esso son contenute piccoli interventi, o meglio piccole perle, degli intellettuali più influenti del nostro pianeta. Uno in particolare son due paginette, ricche di contenuto, scritte dal biologo evoluzionista Stephen Jay Gould. In un frammento si dice:

Nel mondo, le persone buone e gentili sono di gran lunga più numerose delle altre. La tragedia della storia umana risiede nell’enorme potenziale di distruzione che sporadici atti malvagi provocano, non nell’alto numero di persone malvagie. Sistemi complessi possono essere costruiti soltanto un passo alla volta, mentre la distruzione di essi richiede soltanto un istante. È nostro dovere, o meglio è una necessità, tenere nota degli innumerevoli atti di tenerezza quando atti malvagi minano alla base la nostra percezione del comportamento umano.

Appunto: la speranza negli esseri umani. Come dicevo all’inizio, dobbiamo sempre tenere a mente una cosa fondamentale: come ci dimostra una delle innumerevoli petizioni anti-guerra promossa proprio da RosKomSvoboda – e l’atto eroico compiuto giusto ieri in diretta tv dalla giornalista Marina Ovsyannikova – la Russia non è Putin. Ripeto: la Russia non è Putin.Bonus: il pezzo seguente è di David Rovics e si intitola “at the end of world war 3“.

https://soundcloud.com/davidrovics/at-the-end-of-world-war-3

Buon ascolto.

Aggiornamento: Ci siamo messi in contatto con i ragazzi di RosKomSvoboda e li abbiamo aiutati a tradurre il tutto anche in italiano. Dal 20/03 dunque, nel pdf linkato precedentemente, si può trovare l’appello anche nella nostra lingua.

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jolek78
Un tizio che pensava di essere uno scienziato. Si ritrovò divulgatore scientifico. Poi si addormentò su un aereo e si risvegliò informatico. Ma era sempre lui.

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