Scor-data: 26 febbraio 2009

Altre impronte fossili di un divenire umani migrando

di Giorgio Chelidonio (*)   

Riconoscere in impronte fossili vecchie di un milione e mezzo di anni le caratteristiche di piedi umani moderni fa certamente notizia, specie in ambito scientifico dove anche dalla notorietà di dettaglio può dipendere il finanziamento o meno dei prossimi progetti di ricerca. Quest’ultimo aspetto, un tempo peculiare del mondo scientifico nordamericano, sta diventando diffuso anche dalle nostre parti, e questo influisce perché, anche se a livello di semplice curiosità, anche la preistoria suscita ormai curiosità anche in un Paese tradizionalmente centrato solo sull’archeologia classica. Come dire che già a parlare di “villanoviani” (comunità protostoriche in qualche modo antesignane degli Etruschi ma di questi più antiche solo di un paio di secoli) si rischia la notizia-tonfo: alzi la mano, a riprova, chi ha già visitato lo straordinario museo di Verucchio, anche se si trova a due passi dal divertimentificio riminese.
Tornando alle più antiche impronte umane, il “9” ritorna ma è quello del 1979, anno in cui furono presentate le più antiche impronte fossili datate ad almeno 3,5 milioni di anni fa: erano però impronte di australopitecine, lasciate da 3 ominini bipedi che camminarono su una superficie di ceneri vulcaniche da poco cadute dopo un’eruzione.
L’altro “9” – quello della scordata di oggi 26 febbraio del 2009 – ci racconta sempre di impronte fossili di piedi, sempre di ominini ma datate “solo” a 1,5 milioni di anni fa: rinvenute nel sito “FwJj14E site” vicino alla città keniota di Ileret (e perciò note con quest’ultimo nome) furono lasciate dalla camminata di 3 personaggi, in due strati diversi e sovrapposti. Complessi studi e ricostruzioni hanno stimato in 169.3, 168.8 e 182.2 centimetri le loro rispettive altezze, ovviamente senza poter distinguere di quale sesso fossero. Siccome in quell’epoca l’Eurasia era abitata dall’ Homo erectus, un tipo di ominini la cui altezza media è stimata in cm. 160 per le femmine e 180 cm. per i maschi, si è sbrigativamente concluso che doveva essere proprio di H. erectus. Questo sebbene già allora si distinguesse fra Homo ergaster, come ominino africano dell’epoca, riservando ad H. erectus la prima colonizzazione dell’Asia e, forse, dell’Europa stessa.
Le impronte di Ileret sono “seguite” a breve distanza da quelle del sito, pure keniota, denominato “GaJi10”, scoperto nella regione di Koobi For a: furono lasciate 1.435.000 anni fa circa da un gruppo di 7 ominini mentre camminavano sulle rive di un lago. Anche per queste l’attribuzione è stata H. erectus: del resto venne così definite l’ominino prima detto Pitecantropo (cioè uomo-scimmia) perché si credeva che fosse stato il primo a praticare il bipedismo.
Ma la rincorsa delle impronte non era finita: nel 2003 a Roccamonfina in Campania alcune strane impronte (localmente note da tempo come “le ciampàte del diavolo”) si sono rivelate per essere traccia di Homo Heidelbergensis lasciate nel fango vulcanico fresco (ossia forse ancora tiepido) di 345.000 anni fa circa.
La marcia delle scoperte però se ne infischia dell’ordine cronologico: nel 1995 in SudAfrica, a Langebaan Lagoon vennero scoperte impronte di piedi datate ad “appena” 117.000 anni fa, lasciate su una duna sabbiosa dopo un temporale. Siccome da poco si era sparsa la notizia della cosidetta “Eva mitocondriale” quelle impronte vennero divulgate come “Eve’s footprints” e in effetti si stava scoprendo che a quel tempo l’Africa aveva già visto l’emergere evolutivo di Homo sapiens anatomicamente moderno.
Arrivando infine ai nostri giorni, il 7 febbraio scorso, è stata resa nota la scoperta di Happisburgh (Norflok): dalla spiaggia sono emerse circa 50 impronte dei piedi datate fra 850 e 950 mila anni fa circa: sono le più antiche in Europa (ed extra-africane) e dovrebbero essere state lasciate da un gruppo di Homo heidelbergensis o da altri Homo antecessor, due tipi di ominini che attualmente si contendono la palma di “primi europei”. Ma gli archeologi inglesi hanno fatto appena in tempo a fotografarle e farne calchi: in meno di un mese (maggio 2013) il mare le ha cancellate perché non erano fossilizzate ma solo compresse nel fango della spiaggia di quasi un milione di anni fa.

26febbraioIMM

Figura 1 : Rilievi di impronte fossili di ominini.  Da sinistra: Laetoli  (3,5 milioni di anni fa),  “GaJi10” (1,435 milioni di anni fa),  “FwJj14E” (1,5 milioni di anni fa), Sefton Coast  (Inghilterra NW, 7.000   anni fa).

 

Biblo & link consultati

http://news.nationalgeographic.com/news/2009/02/090226-oldest-footprints.html
http://archaeology.about.com/od/anthropology/qt/footprints.htm

–          Bennett, Matthew R., et al. 2009 Early Hominin Foot Morphology Based on 1.5-Million-Year-Old Footprints from Ileret, KenyaScience 323:1197-1201.

–          Leakey, M. D. and R. L. Hay. 1979. Pliocene footprints in the Laetolil Beds at Laetoli, northern Tanzania. Nature 278:317-323.

–          Mietto, Paolo, Marco Avanzini, and Giuseppe Rolandi. 2003. Palaeontology: Human footprints in Pleistocene volcanic ashNature 422:133

–          Raichlen, David A., Herman Pontzer, and Michael D. Sockol. 2008. The Laetoli footprints and early hominin locomotor kinematicsJournal of Human Evolution 54(1):112-117.

–          Roberts, D. and L.R. Berger 1997. Last interglacial (c. 117 kyr) human footprints from South AfricaSouth African Journal of Science 93(8):349-350

–          Scaillet, Stéphane, Grazia Vita-Scailleta, and Hervé Guillou 2008 Oldest human footprints dated by Ar/Ar. Earth and Planetary Science Letters 275(3-4):320-325.

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(*) Se “camminando” in questa splendida «scor-data» sentite il bisogno di una colonna sonora, vi consiglio «Pithecanthropus Erectus» (del 1956) di Charles Mingus: ne trovate un paio di versioni liberamente scaricabili in rete.

Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 26 febbraio fra l’altro avevo ipotizzato: 964: inizia l’anno dei «tre papi»; 1266: muore Manfredi; 1802: nasce Victor Hugo;1885: le potenze europee si spartiscono l’Africa;1902: nasce Vercors; 1918: nasce Sturgeon (era la scordata dell’anno scorso); 1965: ucciso Jimmie Lee Jackson; 1988: scandalo delle «lenzuola d’oro»; 1992: Cavallo Pazzo cioè Mario Appignani interrompe Sanremo; 1993: primo attentato al World trade Center; 1998: la storia di Yonathan (nel film «Lebanon»); 2007: la Corte di giustizia dell’Aja definisce «genocidio» ciò che accadde a SrebrenicaE chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero per chi non sta a Padova su www.radiazione.info.

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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