Technogym: lavoro duro e precario

di Davide Fabbri

Questa mattina mi è arrivata un’informazione esemplare: la moglie di un operaio precario, assunto in Technogym con un contratto a tempo determinato, tramite agenzia di lavoro interinale (Randstad Italia), ha scritto su Facebook il proprio stato d’animo in riferimento al futuro incerto. «Sono in ansia per mio marito – ha scritto – che da aprile lavora alla Technogym come operaio». Con un contratto con l’agenzia di lavoro interinale in questione, rinnovato per ben tre volte. Venerdì 21 dicembre scade il contratto e questo lavoratore non sa se verrà rinnovato. Le volte precedenti – afferma la moglie dell’operario – l’agenzia interinale lo avvisava almeno una settimana prima, per la comunicazione del rinnovo. «Ora tutto tace – conclude la moglie dell’operaio Technogym – come mai questo silenzio?».
Fino a un paio di anni fa, i dati della pianta organica della Technogym di via Calcinaro a Cesena erano i seguenti:
787 dipendenti (733 a tempo indeterminato, 54 a tempo determinato); 457 impiegati e 281 operai; i dirigenti erano 49.
Nell’ultimo periodo, le cose sono un po’ cambiate.
I lavoratori interinali-somministrati sono ora circa 120. Assunti e stabilizzati dall’azienda soltanto una decina. Una trentina di loro assunti con contratto a tempo indeterminato dall’agenzia Randstad Italia.
Di circa 80 lavoratori, non siconosce ancora il destino.
Ne scrivo perchè il mio desiderio è fare chiarezza sulle effettive realtà lavorative del nostro territorio, cercando di elaborare proposte concrete per il lavoro, in grado di garantire la sicurezza a tutti i livelli, per estendere le tutele e i diritti, soprattutto nelle grandi aziende come la Technogym, per combattere la precarizzazione e contrastare l’idea che precarietà e flessibilità senza limiti (dominio assoluto dell’impresa) siano condizioni indispensabili allo sviluppo del nostro territorio.
Tornando al caso specifico di Technogym: dietro gli slogan salutisti di “Mister Fitness” – cioè Nerio Alessandri, patron dell’azienda e ispiratore di un progetto rimasto sulla carta (“La Valle del Benessere”, la Wellness Valley in Romagna) – quale realtà lavorativa si nasconde? Da diverso tempo sia le forze sindacali che diversi lavoratori mi parlano di precarizzazione, di pesanti carichi per gli operai, di condizioni difficili all’interno dell’azienda di Cesena (una vera e propria catena di montaggio) e di un turn over non indifferente per dimissioni volontarie. Sarebbe la dimostrazione di un clima pesante all’interno dell’azienda. Non solo. Mi arrivano segnalazioni sulle condizioni dei lavoratori disabili (anche con patologie gravi) che avrebbero gli stessi (o quasi) carichi di persone normodotate. .
Se la cosiddetta Wellness Valley è così splendente come viene dipinta (da molti politici locali-regionali-nazionali e dal suo fondatore Nerio Alessandri) qualcosa non torna.
Sarebbe ora di fare chiarezza. Spero in una risposta adeguata da parte della dirigenza della Technogym alle mie domande; una dirigenza sempre molto attenta a curare l’immagine aziendale, ad acquistare importanti spazi pubblicitari negli organi di stampa, a investire risorse in comunicazione.
E spero che i giornalisti – ai quali invio queste mie brevi note – raccolgano questa richiesta di informazione (che è di tanti lavoratori) invitando la dirigenza di Technogym a chiarire le criticità aziendali.

Davide Fabbri

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