The running man – Edgar Wright

(visti da Francesco Masala) al cinema un bel film di Edgar Wright. A  seguire “Il prezzo che paghiamo” un documentario di Sara Manisera, in coincidenza con la COP 30, prodotto da Greenpeace e ReCommon. Su yotube “You Hyde Me” un cortometraggio di Nii Kwate Owoo, del 1970, sui furti di opere d’arte africana, in questo caso al British Museum

Edgar Wright non delude mai, dai primi film inglesi a quelli girati oltreoceano (come Baby driver).

la storia è tratta da una creazione di Stephen King, di più di mezzo secolo fa, ambientata, che coincidenza nel 2025.

si raccontano le cose come sono, e questo lo rende un film politico.

c’è un modo per sfuggire alla miseria del 99%, partecipare a un programma tv dove si può vincere un sacco di soldi, ma quasi sempre si crepa.

la tv governa il mondo, lo spettacolo fotte le menti delle persone.

fuori dal Sistema qualcuno resiste, a rischio della vita, aiutano Ben, che riesce a fare una rivoluzione, ma non sapremo mai se il Sistema ha previsto tutto, e la sua è solo una rivoluzione colorata.

ottimi tutti gli interpreti, Edgar Wright, con una sceneggiatura a orologeria, è un’eccezionale regista.

un film da non perdere, nessuno se ne pentirà, promesso.

ps: il successo popolare di Ben mi ha ricordato quello del Mohicano, il ribelle è sempre nel cuore del popolo.

https://markx7.blogspot.com/2025/11/the-running-man-edgar-wright.html

 

 

Il Prezzo che paghiamo” della regista Sara Manisera, prodotto da Greenpeace e ReCommon

 

Dal 1995 al 2024, più di 832mila persone hanno perso la vita in tutto il mondo a causa di quasi 10mila eventi estremi, che hanno causato danni economici per un totale di 4,5 miliardi di miliardi di dollari. Nei giorni in cui in Brasile si tiene la Cop 30, mentre Germanwatch racconta che l’Italia è al sedicesimo posto del nuovo Climate Risk Index, ilfattoquotidiano.it ospita in esclusiva sul suo canale YouTube il documentario “Il prezzo che paghiamo”, prodotto da Greenpeace Italia e ReCommon, realizzato dal collettivo di giornalisti, fotografi e videomaker FADA, di cui è co-fondatrice la regista del documentario, Sara Manisera, tra le altre cose vincitrice nel 2024 dell’European Press Prize per l’inchiesta “Iraq senz’acqua: il costo del petrolio fino in Italia”. “Il prezzo che paghiamo” parla anche di petrolio. Ma parte dalle storie delle vere vittime della crisi climatica. Attraverso le analisi di ricercatori, giornaliste e attiviste, poi, il documentario – disponibile per tutti i lettori – mostra gli impatti dell’industria dei combustibili fossili non solo sul clima, ma sull’ambiente, sulla terra, sulle comunità. E svela così chi paga davvero il prezzo della crisi climatica.

La diretta con la regista Sara Manisera, Greenpeace e ReCommon

L’appuntamento è il 13 novembre, alle 17. Seguirà, alle 17.45, una diretta alla quale parteciperanno Simona Abbate, campaigner Clima e energia di GreenpeaceEva Pastorelli, campaigner Finanza pubblica e multinazionali di ReCommon e la regista del documentario, Sara Manisera. Modererà la giornalista de ilfattoquotidiano.it, Luisiana Gaita. Sarà l’occasione per commentare, proprio nei giorni della Cop brasiliana, il documentario che le ong stanno portando in giro per l’Italia con diverse proiezioni e per fare domande alla regista e alle due ong che lo hanno prodotto. Ma anche per fare un bilancio di quello che è stata la lotta ai cambiamenti climatici dall’Accordo di Parigi a oggi. Dieci anni di attivismo, ma anche di negazionismo climatico e greenwashing, mentre il prezzo da pagare per gli effetti del riscaldamento globale in atto diventava sempre più alto, non solo nei Paesi più vulnerabili del Pianeta, ma anche in quelli più vicini.

 

Chi paga il prezzo della crisi climatica

Dieci anni fa, infatti, in Italia si registravano 60-65 eventi estremi all’anno, tra alluvioni, siccità, esondazioni mentre nel 2024 sono stati 350, sei volte rispetto all’anno dell’Accordo di Parigi. Di chi è la responsabilità? “Il prezzo che paghiamo” inizia con l’amaro racconto delle alluvioni del 2023 e del 2024 in Emilia-Romagna. Sara Manisera fa rivivere quei momenti, descrivendo con le immagini del disastro cosa si prova a perdere la casa, il lavoro, un raccolto. Ma se le alluvioni sono uno degli effetti dei cambiamenti climatici, il documentario indaga soprattutto sulle cause. Il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), l’organismo internazionale più autorevole sul tema, afferma che la crisi climatica è principalmente dovuta al riscaldamento globale causato dalle emissioni derivanti dall’attività umana, in modo particolare per lo sfruttamento dei combustibili fossili. Nel documentario si ripercorrono le inchieste che hanno svelato come le grandi compagnie petrolifere e del gas sapessero già dagli anni Settanta e Ottanta gli effetti che le loro attività avrebbero avuto sul clima globale.

Dall’Emilia Romagna alla Basilicata

Si parla di ExxonMobilShellBP e anche dell’italiana Eni. Il racconto, poi, si sposta in Basilicata, diventata il più grande giacimento petrolifero su terraferma d’Europa. A vantaggio di chi? E oggi cosa prevedono i piani strategici di queste compagnie? Su cosa investono alla luce della tanto invocata transizione energetica? Un recente studio dell’Università Autonoma di Barcellona, pubblicato su Nature Sustainability, racconta che solo lo 0,1% della produzione energetica delle 250 maggiori compagnie oil&gas proviene da fonti rinnovabili. E allora è lecito chiedersi quale sia il ruolo dei governi e, quindi, anche dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni e se abbiano o meno la capacità di scegliere autonomamente che strada intraprendere. Il documentario prova a rispondere attraverso le analisi di esperti e giornaliste. Come sempre, anche i lettori che vorranno seguire la diretta, potranno fare domande.

da qui

 

 

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