Milano e Verona: abusi in divisa

articoli di Danilo Tosarelli e . Due questioni molto diverse e/o forse due modi per guardare alle politiche dello Stato (e delle sue articolazioni locali) per “la sicurezza pubblica”. Ovviamente sono graditissimi commenti e articoli.

Sentenza già emessa?

di Danilo Tosarelli, sovrintendente polizia locale MILANO

Trans brutalmente picchiata dai vigili.

È successo il 24 maggio 2023 a Milano.

Sono questi i titoli apparsi sui principali organi di informazione.

 

È chiaro di cosa voglio parlare?

E ne parlerò a modo mio, evitando i troppi luoghi comuni.

Indosso questa divisa da 30 anni e credo di avere cognizioni di causa.

Probabilmente, nelle stesse condizioni, anche io avrei reagito con impeto.

 

Per chi non conosce i fatti.

La mattina del 24 maggio, un agente della Polizia Locale sta svolgendo il suo servizio.

Il solito servizio scuole, presso il comprensorio Trotter di via Giacosa.

Viene avvicinato da un cittadino, preoccupato per la presenza di una persona.

Questa persona, a suo dire, ha atteggiamenti scostumati e minaccia bambini e passanti.

 

L’agente si reca in luogo e vi trova un soggetto privo di documenti e molto alterato.

Lo stesso si mostrava aggressivo anche verso l’agente, con improperi e minacce.

Dapprima veniva richiesto l’intervento di un’ambulanza, ma il soggetto dichiarava di stare bene.

Dopo tale rifiuto, veniva attivata la richiesta di 2 pattuglie in ausilio, una dotata di cella.

La persona era stata fermata e doveva essere accompagnata presso i nostri uffici.

 

Durante il trasporto, la persona mostra riottosità e poi improvvisamente simula un malore.

I colleghi fermavano il veicolo per prestare eventuale soccorso. Ecco l’errore fatale.

Mentre veniva aperta la portiera, il soggetto con violenza si dava alla fuga.

Seguirà un inseguimento rocambolesco, che porterà alla scena finale.

Con quelle immagini che hanno fatto il giro di mezzo mondo.

 

Giova precisare che la persona in oggetto è un trans brasiliano di sesso maschile.

Si veste e si agghinda come una donna e si fa chiamare Bruna. Nulla da eccepire.

Ma la coniugazione femminile riportata da tutti i giornali, può trarre in inganno.

Bruna non è proprio uno scricciolo d’uomo ed ha la forza di un uomo. Difficilmente contenibile.

Aggiungo perchè riportato, che la sua fedina penale non è proprio quella di un collegiale.

 

Uno dei tanti fatti che accadono quotidianamente a Milano. E non solo a Milano.

Questa volta, sono le riprese fatte da un cellulare a fare la differenza.

Sarebbero le benvenute, se avessero ripreso tutto l’accaduto. Invece no.

È stato ripreso solo il momento più increscioso, seppur necessario.

Quello dell’immobilizzazione ed ammanettamento del trans in fuga.

Facile da condannare, difficile da eseguire con guanti da maggiordomo.

 

Il caso ha riportato l’attenzione su un tema molto discusso e controverso.

A chi affidare la responsabilità su prevenzione e controllo nei centri urbani.

Stiamo ancora parlando di sicurezza e dei vari input correlati.

Quale è l’idea di ordine sociale a cui si fa riferimento?

Come deve agire in esso la Polizia Locale?

 

L’idea più diffusa tra amministratori e politici, è semplicemente questa.

È più facile essere inclusivi con chi porta soldi. Non l’avrei mai detto…

Più difficile esserlo con chi porta sofferenze, difficoltà, fastidio.

Mi rifaccio a studi di sociologia e criminologia urbana.

Lo spiega bene in un suo articolo, il docente di criminologia Roberto Cornelli.

 

L’attrattivita’ dei capitali (persone che spendono) impongono una necessità.

Quella di “ripulire la città “.

Ecco perché, la lotta al degrado ed alle inciviltà è diventato un pilastro essenziale.

Le politiche urbane si fondano sulla “criminalizzazione del fastidio”.

 

A chi viene affidato il compito di garantire questo disciplinamento urbano?

La risposta è quasi scontata. Prevalentemente alla Polizia Locale.

A questo punto, non è più rinviabile una domanda che sta alla base di tutto.

 

Ogni amministratore e politico onesto dovrebbe interrogare la propria coscienza.

Quale tipo di polizia stiamo edificando, a seguito delle vostre decisioni?

È una domanda scomoda, fastidiosa.

Le risposte possono andare da un estremo all’altro. Prevale la convenienza.

Importante è accarezzare la pancia dell’elettore. Sempre e comunque.

 

Nel frattempo, tutte le tensioni di carattere operativo ricadono su di noi.

Sono gli operatori di polizia quelli che rimangono i più esposti.

Quelli che pagano le conseguenze di questo costante “scaricabarile”.

 

E purtroppo, temo che anche i miei 4 colleghi pagheranno ingiustamente.

La scelta del Sindaco Sala di avviare il procedimento disciplinare fa riflettere.

In attesa delle decisioni che prenderà l’Autorità Giudiziaria, non si attende.

E’ un mio pregiudizio, interpretare tale scelta come una condanna morale?

 

Indossare una divisa come la nostra,  è oggi più che mai difficile.

Perché quando la indossi, sai di rappresentare le istituzioni. Non è semplice.

Sai di dover essere un esempio per ogni cittadino, ma molti cittadini…

Spetta a te risolvere ogni problema, ma non sempre dipende da te. Lo spieghi.

Ma il cittadino lo pretende. Ecco perché, capita spesso di essere vilipeso.

 

Il cittadino pretende che tu garantisca la sua sicurezza.

Indossi una divisa e tu, proprio tu e non altri, sei preposto a tale compito.

Io ne ho consapevolezza da sempre ed ognuno di noi cerca di fare il meglio.

Peccato, che il mondo intorno a noi spesso ci rema contro. Proprio così.

 

Perché l’abuso di potere è dietro l’angolo e basta poco per esserne accusato.

Il Magistrato potrebbe essere sul piede di guerra e non giustificare.

Il cittadino è già in punta, con il suo cellulare pronto a “rendere giustizia”.

E il giornalista è subito pronto ad accanirsi sulla preda che fa notizia.

 

E tutto ciò, mentre per strada succede di tutto ed il cittadino chiama te.

Io lo so che tocca a me, ma tu mi devi consentire di operare adeguatamente.

Sono d’accordo con l’usare innanzitutto il dialogo, ma spesso non basta.

E allora sono obbligato ad utilizzare metodi più sbrigativi.

 

Non posso allontanare senza spingere, immobilizzare senza toccare.

Non posso bloccare se non uso forza adeguata. Sono preparato.

Il delinquente non ha remore ed io non posso permettergli di farla franca.

Ma forse tu cittadino non sei d’accordo. Come ti comporteresti?

 

Domande da porre ai tanti radical chic, che hanno già emesso sentenza.

Purtroppo ad oggi, a sinistra non ho sentito dichiarazioni diverse.

Qualcuno di loro, ha persino ipotizzato il reato di tortura. Un’assurdità.

Tutto ciò crea in me grande amarezza, ma non è una novità.

 

Sono da sempre un uomo schierato con i valori storici della sinistra.

Prima di indossare questa divisa ed anche dopo averla indossata.

Ho alle spalle lunghi anni di militanza politica e sindacale.

 

Non ho mai condiviso questa idiosincrasia verso le divise. Perché?

Un pregiudizio che ho sempre fortemente contrastato, perché becero.

Non ha mai consentito di saper distinguere, analizzare, comprendere.

Probabilmente, per loro chi indossa una divisa può solo essere di destra.

Non è proprio così e questo schematismo ideologico non fa loro onore.

 

Mi piacerebbe molto, condividere con questi cittadini il nostro lavoro.

E metterli alla prova, di fronte a situazioni particolarmente delicate.

Come contenere certe violenze, garantendo sicurezza? E l’uso della forza?

Qualcuno si chiede: “È possibile raccogliere l’immondizia senza sporcarsi le mani?”.

 

Nel frattempo esprimo la mia vicinanza ai 4 colleghi della Polizia Locale.

Visto il succedersi dei fatti, l’eccesso di adrenalina può aver avuto un ruolo.

Dopodiché ognuno di loro riferirà nel merito, assumendosi le proprie responsabilità.

Certo è che giudicare stando alla finestra è sempre molto facile.

 

I colpi inferti alla persona con il distanziatore, non mi appaiono così forti.

La mia sensazione è che volessero essere intimidatori e non volessero fare male.

Vi immaginate l’effetto di un colpo portato alla testa con forza? Svenimento.

 

E invece la persona non ha voluto neppure essere refertata.

Alcuni colleghi invece si sono fatti male, causa il tentativo di fuga messo in atto.

Ho sentito anche, tra le tante accuse ai colleghi, quelle di razzismo e sessismo.

Personalmente, definisco qualunque strumentalizzazione nel merito, colpevole e capziosa.

 

Mi auguro, che tutto ciò non demotivi i tanti colleghi che continuano a crederci.

Reazione professionalmente non accettabile, ma umanamente comprensibile.

Dietro ad ogni nostra divisa, vi è sempre un uomo ed una donna con un cuore.

Non si può lavorare bene, se c’è l’ansia di chi si sente con il dito puntato contro.

Il nostro senso di responsabilità merita il massimo rispetto.

 

Attendo con fiducia gli esiti delle indagini svolte dall’Autorità Giudiziaria.

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • domenico stimolo

    Conosco Danoilo Tosarelli esclusivamente per via epistolare – posta elettronica…..in varie forme: contatto diretto o multiplo di “lista” -. Sul piano logistico le nostre residenze territoriali sono proprio molto lontane.
    I suoi scritti, rivolti a tematiche sociali, politiche nel senso della “polis “ e quindi dello stare comune, alla memoria come valore storico civile, sono sempre caratterizzati da trasparenza, chiarezza nel pronunciamento e senza fini nascosti.
    E’ questa l’impressione che ho sempre tratto, condividendo le sue argomentazioni. Certamente ci uniscono i percorsi che hanno riguardato l’attività sindacale, anche se in ambiti alquanto diversi.
    Nel leggere questa sua nota, lunga, articolata e minuziosa, su un evento, drammatico certamente, si sente tutto il cuore della vicinanza ai Soggetti in causa. Persone della stessa appartenenza lavorativa, con le quali ovviamente,Tosarelli ha instaurato da lungo tempo un rapporto di “conoscenza” specifico e diretto.
    Lo elogio per la sua franchezza, e per la sua pubblica esposizione, con civile e democratico coraggio.
    L’ avvenimento che si è consumato a Milano è alquanto dirompente, nei fatti e nelle immagini che per diversi giorni sono stati ampiamente “messi in onda” da tutti gli strumenti di informazione.
    Giusto così. Nel mare grande delle informazioni, delle disinformazioni e delle “censure” che ci invadono quotidianamente ( in maniera sempre più crescente…….non servono esempi di merito), avere mostrato la realtà del protagonismo dei fatti avvenuti è un obbligo democratico!
    Ciò vale per tutte le situazioni ( almeno quelle che assurgono a informazione divulgata), piccole e grandi, di uso della violenza ( da parte degli addetti in divisa) nei confronti di coloro che, pur non usando violenza, si trovano in maniera palese in situazioni di svantaggio ( forte, in tante vicende) psicologico e materiale, di rappresentazione di ruolo. I casi, anche di “massa” che si sono verificati in Italia sono molteplici. A partire, per ordine cronologico, dall’ultimo di Verona particolarmente turpe.
    Il manganello, quando si alza e poi si abbassa, è sempre un duro colpo per i sentimenti democratici degli spettatori, come avvenuto a Milano.
    Il diritto e quindi il rispetto delle leggi, la salvaguardia della persona, l’umanità e quindi il rispetto verso gli “interlocutori”, vengono imposti dalla Costituzione. Sempre e comunque.
    Condivido la considerazione finale di Danilo Tosarelli. “ Attendo con fiducia gli esiti delle indagini svolte dall’Autorità Giudiziaria”. Il modo migliore per concludere le argomentazioni portate all’attenzione.

  • Il corpo del cittadino è sacro, non ci sono giustificazioni.

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