Io pellegrino: in bici e treno post-Covid

59esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Il momento è arrivato: viaggiare in treno è più spettacolare di prima e di sempre. La pandemia con il corollario di regole e controregole ha smantellato e ribaltato alcune situazioni già di per sé vacillanti. Prendiamo il caso di Trenitalia, il più grande spettacolo della Nazione, come qualcuno lo ha definito in un libro illustrato sul tema (Amico treno non ti pago, illustrazioni di Irene Cavalchini). Il 25 giugno son partito da Perugia convinto che mi sarei divertito e mai potevo immaginare che… Anche nei treni ci sono visioni surreali e inaspettate: il biglietto non te lo chiedono perché non è il caso di rischiare. Prima qualche controllore poteva rischiare qualche aggressione sporadica ma adesso chi glielo fa fare: rischiare di infettarsi per un piatto di lenticchie. Credo sia il ragionamento che farebbe ognuno di noi se si trovasse a dover controllare i biglietti sui treni di questi tempi. Infatti è così: solo che adesso ti chiedono la mascherina. Anche se non con tanto zelo: almeno non nel treno da Perugia a Roma e neanche da Roma a Napoli. Ho fatto un biglietto… fino ad Assisi, dovevo cambiare a Foligno ma il treno per Roma è partito subito di scatto, anche perché quello da Perugia aveva ritardo e insomma sono arrivato a Napoli con il biglietto Perugia-Assisi. Detto così sembra una marcia della Pace; un po’ lo è, sicuramente un pellegrinaggio per me, che parto con la bicicletta caricandola sui treni per arrivare fino in Sicilia. Appena sceso a Napoli, neanche uscito dal binario, ho incontrato nientepopodimenoche Turi Vaccaro, da qualche mese uscito dal carcere di Palermo dove è rimasto quasi due anni per aver sabotato il MUOS di Niscemi e per disobbedienza all’obbligo di dimora. A Roma mi è capitata una cosa che non mi aspettavo: chiedo di fare il biglietto per Napoli e il bigliettaio mi dice che il treno è pieno secondo le norme post Covid e quindi… se salgo lo stesso troverò posto. Adesso ti spingono a salire sul treno senza biglietto… miracoli del post covid! A Napoli inizia il teatro che ci porta verso capolavori alla Totò e alla Troisi-Benigni: le macchinette e le biglietterie sono affollate. Una macchinetta dice la stessa cosa della biglietteria: il treno è “pieno” (siccome bisogna sedersi a distanza, se metà dei posti sono stati prenotati viene considerato pieno!). Provo a entrare nell’area dei binari però mi chiedono il biglietto della bicicletta: faccio vedere l’unico biglietto in mio possesso (da Perugia ad Assisi). Sarà lo spirito di San Francesco o quel che sarà, l’addetto al controllo non lo guarda attentamente e mi dice che però devo fare il biglietto della bici. Mi catapulto alle macchinette ovviamente affollate però dopo un consulto con Turi che ciondola in attesa di poter entrare anche lui con un biglietto da 1 euro e 60 per Casoria (tanto per riuscire a entrare nell’area binari, ovviamente è farlocco, perché Turi deve arrivare in Olanda, ecco la svolta. Turi mi regala il suo biglietto/pass, tanto a lui non lo fanno entrare, conciato com’è: vestito da “francescano spinto” quasi medievale e con un carrello con quattro cenci. Proverà in una stazione secondaria che lui conosce. Grazie al grande Turi. Gli regalo una copia di Se canti non muori e lui mi regala l’ultimo libro dei Nomuos: La lotta è una sola (migranti, ambiente e armamenti), appena pubblicato. Qui inizia la parte finale dello spettacolo, la più bella. Provo a entrare conl biglietto di Turi spacciandolo per quello della bici. Il controllore cade nel mio gioco e non si accorge del dettaglio. Però attenzione! Nella città che molti considerano la più lassista d’Italia, c’è un doppio controllo per entrare nell’area dei binari. Il secondo non lo supero. Come faccio? Invoco lo spirito di mia madre e “il Dio dei viaggiatori perdenti e resistenti” poi cerco di convincere il giovane controllore inflessibile. Alzo la voce e, come chiamato dallo spirito materno e divino, appare un Angelo, vestito da capotreno! Si chiama Alfredo e lavora per Trenitalia. Mi accompagna lui a fare il biglietto, anche se manca meno di un quarto d’ora alla partenza del treno per Sapri delle 18 e 14. La cosa straordinaria è che, mentre lui sta facendo il biglietto per me, un tipo senza biglietto deve prendere quel treno e ha il mio stesso problema: gli dicono che è pieno. Alfredo fa due biglietti, solo che il tipo prima diceva «vado a Sapri» poi dopo che ha messo 5 euro di carta nella macchinetta dice «devo andare a Salerno». Intanto io ho messo una carta da 20 euro dietro la sua da 5, e siccome non esce subito il resto comincio a urlare «Aiuto aiuto mi hanno fregato i soldi». I soldi del resto escono ma mi fregano comunque almeno 2 euro: pago 16 euro tutto compreso, io e la bicicletta. I due euro che mancano dovrebbe rimborsarmeli il tipo ma io faccio “il signore” e gli lascio i soldi… Adesso il pensiero è arrivare a Praia prima di mezzanotte. In teoria dovrei arrivare entro le 22 ma col senno di poi (e un ritardo del treno per Cosenza) arriverò a Praja alle 23. Per arrivare all’Ecocampo degli enotri, dove abita Biagio Accardi, dovrò pedalare per 5 Km anche nello sterrato in mezzo al bosco e in salita. Scena madre finale. Dopo che siamo saliti sul treno, rivelo ad Alfredo che sono l’autore del libro Amico treno non ti pago,e lui con sorriso beffardo esclama, con uno sguardo al macchinista del treno in partenza: «Ecco la meraviglia: ti ho fatto fare il biglietto per te e per la bicicletta». Il mondo è veramente capovolto e dopo la pantomima – ops, la pandemia – nulla è come prima, almeno se lo guardi con gli occhi del pellegrino Una visione surreale tra Roma e Napoli. Un ragazzo di Aversa (mi dirà che è un militare di professione) si aggira sul treno alla ricerca di un controllore. Anche a lui hanno detto che il treno è pieno e non gli hanno fatto il biglietto ma il controllore non si fa trovare. Il ragazzo in realtà è riuscito a fare il biglietto ma non lo ha potuto timbrare, quindi si premura e si preoccupa: cose da… militari? Tra Villa Literno e Napoli. Incontro un signore sulla cinquantina avanzata, mi indica un po’ di venditori ambulanti che salgono sul treno: «sono di tutte le parti, africani, rumeni» dice: «e nessuno di loro paga il biglietto». Io penso al mio biglietto “unico” Perugia-Assisi… ma non glielo dico, Vai a fargli capire che la mia è quasi una marcia della pace.

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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Un commento

  • angelo maddalena

    Il seguito del viaggio è stato un pò…”capovolto”, quattro giorni dopo (la sosta all’Ecocampo degli enotri di Biagio Accardi): pago un biglietto a metà da Praja a Paola, in treno, perché metto 5 euro di carta e la macchinetta non li prende, quindi metto le monete, e pago fino a Diamante, e qui ci sarebbe tutto un rimando ai treni Milano Agrigento che prendevamo fino a dieci e più anni fa, dal 2007 non esistono più! solo Intercity e frecce e quindi aumento anzi raddoppio o triplicamento del prezzo del biglietto, anche se arrivi con qualche ora di anticipo; capovolto nel senso che da Nord o da Centro Nord a Napoli niente controlli e niente biglietti, da Napoli in poi più controlli e più biglietti: a Paola (altro luogo simbolo dei treni scomparsi: San Francesco da Paola ecc.), trovo, all’edicola, la pubblicità della Gazzetta del Sud che ha appena pubblicato il dizionario del dialetto calabrese, “il meraviglioso dialetto calabrese”, e trovo, all’ingresso della stazione un tavolo con due uomini che fanno i tamponi, ma lo capirò dopo, quando glielo chiederò: “per i rientri”, mi dicono, per quelli che vengono da fuori regione, ma sono assolutamente volontari, io provo anche ad andare verso il centro storico di Paola, che non so perché mi convinco che è solo uscendo dalla stazione salendo a sinistra, ma c’è troppo da salire e io ho il treno dopo meno di un’ora, e quindi…dopo un pò di salita torno indietro e vado verso destra, verso il lungo mare, e scopro che anche lì c’è vita: bar, farmacia ecc., e ovviamente donne anziane con le mascherine all’aperto che rischiano tranquillamente l’alcalosi, cioè il mancato ricambio di anidride carbonica e la mancata riossigenazione. Da Paola a Reggio Calabria pago solo fino a Lamezia, per un colpo di culo mi controlla il biglietto (primo controllo sul treno dalla partenza di Perugia) prima di arrivare a Lamezia, cioè subito dopo la partenza, perché Lamezia è la prima fermata dopo Paola. A Villa San Giovanni incontro un ragazzo messinese che ha la fidanzata a Reggio e mi dice che fa la spola tre volte a settimana, parla tantissimo ma mi piace perché i messinesi mi piacciono tanto, sono genuini e popolari, a differenza dei catanesi e palermitani che sono snob e presuntuosi, insomma, a Messina incontro Rino Baeli, grande amico delle lotte messinesi, indipendendista siciliano ma non integralista o un pò sì ma con stile, editore di una carta geografica della Sicilia a colori e che viaggia nel tempo, mi porta panini con ricotta infornata tipica messinese e olive verdi, commovente oltremodo, solo i messinesi e i calabresi fanno di queste cose spontaneamente! (mi era capitato con Vincenzo, un altro costruttore di strumenti musicali e credo anche musicista, di Lamezia o giù di lì), di cognome credo faccia Piazzetta (cercatelo, uno o due anni fa era anche alla fiera dell’artigianato di Milano Rho), insomma: da Messina a Catania il controllore mi fa il biglietto sul treno, intero e senza sovrapprezzo, si chiama Rosario, lode a lui e alla sua bellezza antica e pur sempre nuova da siciliano forte e tenero e ironico. E poi da Catania a Caltanissetta faccio il biglietto intero (unico tratto che pago interamente da subito) e c’è un controllore che è sputato Montalbano, fortissimo, che a un certo punto dice “Mascherine libere, mi sono rotto la minchia di fare il poliziotto, tanto fra un anno vado in pensione, se no se dovessi applicare le regole dovrei fermare il treno per ogni passeggero che non mette la mascherina e dovrei denunciarlo per interruzione di servizio pubblico, ma dicci ca si nni vanu a fari ncuuulu”, da Caltanissetta pedalo lungo la vecchia e poetica strada del Ponte Besaro rischiando di incontare i cani dei pastori con le pecore, vedo un gregge lontano giù nel canyon dopo metà strada, sono le otto di sera o quasi, niente cani…solo poesia e desolazione da trasformare in canto

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