16 settembre, Ravenna: fuori Israele dal porto
di Manuela Foschi
«Fuori Israele dal Porto di Ravenna. No al traffico di armi. No al progetto Undersec»: è quello che chiede la manifestazione del 16 settembre a Ravenna organizzata dal Coordinamento BDS di Ravenna – il Movimento per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni a Israele – con l’adesione di tantissime associazioni, sindacati, gruppi e partiti (vedi in coda il comunicato e le adesioni).
Il ritrovo sarà alle 17,30 in Darsena, dietro la stazione, con inizio del corteo alle 18 verso la sede dell’Autorità Portuale ravennate che proprio quel giorno avrà un incontro a porte chiuse con i suoi partner israeliani di Undersec.
Dall’inizio dell’estate la notizia che le armi dirette a Israele transitano anche dal porto di Ravenna diventa sempre più una certezza. Tutto parte dalla segnalazione di un lavoratore portuale di un carico di munizioni partito il 30 giugno dal porto di Ravenna sulla nave New Zealand della compagnia israeliana Zim diretto a Haifa. «Weapon Watch» lancia la notizia e da quel momento parte l’inchiesta di Linda Maggiori, giornalista di Altreconomia e del quotidiano il manifesto (vedi https-/ilmanifesto.it/carico-din-armi-per-israele-passato.).
La Capitaneria del Porto di Ravenna conferma il passaggio di armi da Ravenna e il loro imbarco. Mette in allarme che a quel carico manchi il visto dell’Autorità Nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che ha il compito di controllare il passaggio di carichi militari nei nostri porti e dogane. Ma UAMA interpellata afferma di non sapere niente in merito e dichiara: «Dopo il 7 ottobre 2023 il Governo italiano ha sospeso qualsiasi nuova autorizzazione verso Israele ai sensi della Legge 185/1990, sospensione che prosegue tutt’ora». Il carico di armi arriva a Ravenna dalla Repubblica Ceca e secondo le Dogane ravennati, seppur senza l’ok di UAMA è lecito il suo passaggio perché autorizzato da un altro Paese Ue secondo l’articolo 10bis.
La risposta non tarda ad arrivare da parte di Andrea Maestri (avvocato di Ravenna) e Carlo Tombola (di Weapon Watch) che precisano comee l’articolo 10 bis regoli le autorizzazioni ai trasferimenti tra Paesi «intracomunitari», quindi appartenenti alla Comunità europea e Israele non ne fa parte. Per Paesi terzi è necessaria una autorizzazione UAMA. A essere violate sono la legge 185/1990 che vieta l’esportazione di armi verso Stati o entità in conflitto armato…. e implicitamemte l’articolo 11 della Costituzione: «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e risoluzione delle controversie internazionali» oltrechè la promessa che il governo italiano ha fatto in Parlamento di aver interrotto il commercio di armi con Israele dall’inizio dei bombardamenti su Gaza.
«Faenza per la Palestina» organizza con altri comitati la prima manifestazione il 6 agosto proprio davanti ai cancelli della Curti, azienda di Castel Bolognese di costruzioni meccaniche. Si chiede alla Curti di non rinnovare i contratti con la divisione militare, navale e terrestre di Leonardo per la fornitura degli Helicopter e altro materiale bellico per Israele.
Il 9 agosto la seconda manifestazione davanti all’autorità portuale ravennate è organizzata da Slai Cobas e altre sigle antimilitariste per la rottura immediata dei rapporti tra Autorità Portuale e Israele.
A fine agosto scendono in piazza i «Sanitari per Gaza» con la campagna di boicottaggio dell’azienda farmaceutica Teva.
Il 2 settembre il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni (del Pd) scrive una lettera al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti – Matteo Salvini – per avere chiarimenti in merito al passaggio di armi e al progetto Undersec nel porto ravennate (cfr www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/04/armi-israele-ravenna-protesta-sindaco-notizie/8115280/).
Il ministro glissa completamente su ogni responsabilità del suo ministero e indica l’AdSP, l’Autorità di Sistema Portuale, come l’ente pubblico di riferimento del caso, che in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane gestisce il porto di Ravenna.
La deputata Ouidad Bakkali (del Pd) appena venuta a conoscenza del transito d’armi nel porto ravennate presenta un’interrogazione parlamentare ai ministri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia e Finanze: «chiediamo al governo di chiarire immediatamente la vicenda. L’Italia non può violare la legge, i propri impegni internazionali e i princìpi costituzionali permettendo questi transiti» (vedi www.ravennaedintorni.it).
Lo stesso fa il deputato di Avs Marco Grimaldi: «Nella nostra interrogazione sottolineiamo che l’articolo 10 bis della legge 185/1990 disciplina i trasferimenti all’interno del territorio europeo, e non verso Paesi terzi» (cfr www.tr24.it).
Il 4 settembre anche i lavoratori del porto di Ravenna di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti si uniscono alle proteste. «Le lavoratrici e i lavoratori del porto pretendono di sapere e di poter scegliere se far azioni di obiezione di coscienza e mobilitazione quando con il loro lavoro rischiano di essere complici in azioni di guerra con uccisione di donne e bambini. Qualora questo non fosse rispettato…annunciano la mobilitazione della cittadinanza e di tutto il personale del porto».
Lo Slai Cobas invita tutti i sindacati allo Sciopero Generale se non ci saranno iniziative concrete da parte delle istituzioni.
Infine il 6 settembre anche Cgil e la «Via Maestra» indicono un Flash Mob a Cervia e sulla spiaggia di Punta Marina per supportare la Global Sumud Flotilla.
Arriva anche la risposta surreale del ministro degli Esteri Antonio Tajani (dal Forum di Cernobbio): «E’ una leggenda metropolitana, noi non inviamo armi ad Israele dal 7 ottobre di due anni fa». Un’affermazione che vorrebbe smentire l’inchiesta sul porto di Ravenna come i tanti blocchi di carichi di armi diretti a Israele – e denunciati in questi mesi dal «Collettivo autonomo dei lavoratori portuali» di Genova.
I dati Istat confermano invece che l’Italia nel 2024 ha esportato verso Tel Aviv 5,2 milioni di euro in «Armi e Munizioni» secondo la dettagliata analisi del marzo scorso fatta dal direttore della rivista Altreconomia.
Veniamo ad Undersec che sempre Linda Maggiori porta alla luce denotando lo stretto legame fra l’Autorità portuale di Ravenna e il ministero della Difesa israeliano. A questo progetto finanziato da Horizon Europa partecipano 22 enti di dieci Paesi comunitari e Israele. L’Autorità del Porto di Ravenna è uno dei partner principali insieme al ministero della Difesa israeliano, l’Università di Tel Aviv e la Rafael Advanced System, azienda israeliana che produce tecnologia per la sicurezza marina e sottomarina , la quale verrebbe “testata” a Ravenna sotto la guida dell’Università di Tel Aviv nei prossimi mesi creando non pochi problemi per i sistemi ecologici e ambientali. Questa tecnologia entrerà poi a far parte del comando marittimo Nato e del progetto Frontex, come chiarisce Linda Maggiori nell’articolo uscito, a fine agosto, sul sito di Altreconomia.
La mobilitazione continua a più livelli e con la manifestazione del 16 settembre non si fermerà. La sfida è sensibilizzare e coinvolgere più persone possibili tra cui lavoratrici e lavoratori delle aziende che hanno rapporti con Tel Aviv per far cessare i rapporti commerciali con chi sta compiendo un genocidio.
Altra sfida sarà ottenere la realtà (degli accordi in corso) al governo ma anche al Comune di Ravenna e alla Regione Emilia-Romagna.
In questi giorni la giornalista Maggiori è stata invitata a parlare di Undersec a un convegno organizzato dalla Università La Sapienza, dove è intervenuta anche Francesca Albanese, la relatrice speciale Onu che ha affrontato il tema dei rapporti delle Università italiane con le multinazionali coinvolte nell’occupazione e nel genocidio di Gaza nonché dei rapporti con l’Università di Tel Aviv che non ha mai condannato quello che succede nella Striscia a partire dalla distruzione delle Università palestinesi (il video è su www.dinamopress.it).
IL COMUNICATO
Fuori Israele dal porto di Ravenna. Manifestazione contro il traffico di armi e contro Undersec.
16 settembre
ore 17.30 ritrovo nella Darsena dietro la stazione ferroviaria.
Ore 18 corteo verso l’autorità Portuale.
Perché manifestiamo?
Il 30 giugno un container di munizioni proveniente dalla Repubblica Ceca e diretto a Israele è transitato dal porto di Ravenna, senza autorizzazione Uama. Ad agosto altri due carichi militari per Israele da Serbia e Romania, hanno fatto scalo prima a Venezia poi a Ravenna. Questi sono solo i transiti scoperti da inchieste giornalistiche. Ma chissà quanti altri container di armi saranno transitati nelle navi Zim che fanno la spola Venezia Ravenna Haifa due volte al mese. Le Dogane (dipendenti dal ministero Economia e Finanze) hanno ammesso il transito di armi verso Israele ma si celano dietro “correttezze procedurali” (in realtà violano la legge 185/90 e stiamo facendo un esposto). È la nuova banalità del male. La burocrazia dello sterminio. Ma come può essere ‘corretto’ armare degli assassini? Come può essere ‘procedura’ inviare munizioni a chi perpetra un genocidio? Il porto di Ravenna non è solo snodo di traffici di armi dirette a Israele, ma è anche partner di Undersec, progetto europeo che vede tra i partner più importanti gli israeliani: il ministero della difesa di Israele, accusato di crimini contro l’umanità, l’azienda Rafael che arma i genocidi, e l’università di Tel Aviv che nelle sue facoltà crea sensori e tecnologie per contribuire al massacro. Undersec non è un progetto civile, le tecnologie che ne usciranno saranno usate dai comandi Nato e Frontex. Una delle tecnologie è di Rafael, un modem subacqueo in dotazione alle unità speciali dell’Idf, le stesse che hanno attaccato le navi umanitarie e i pescherecci palestinesi. E saranno gli stessi a minacciare la Sumud Global Flotilla. Il 16 settembre s’incontreranno tutti i partners a Ravenna, in un luogo segreto e a porte chiuse. Ma noi saremo a protestare. Dalla Darsena all’autorità Portuale. Di fronte allo sterminio di bambini, di fronte al loro grido. Non si può restare indifferenti. Ascoltiamo l’appello dei sindacati palestinesi. L’appello dei portuali di Genova. Bisogna bloccare tutto. Basta armi. E non ne passerà più nessuna da questo porto. Basta complicità. Il porto si tolga dal progetto Undersec. Il governo italiano la smetta di coprire il transito di armi in violazione della l. 185/90. Blocchiamo, scioperiamo, fermiamo questa strage. Se non lo faremo avremo perso tutti un po’ della nostra umanità.
Organizza: Coordinamento BDS Ravenna (movimento per il Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni a Israele)
ADESIONI IN ORDINE DI ARRIVO
Faenza per la Palestina Slai Cobas Donne in Nero Ravenna Comitato in difesa della Costituzione La Comune Arci brigante di Pieve Cesato BSA Emilia Romagna Comitato per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata Ravenna Resistenza Popolare Ravenna Ravenna in Comune Cobas SGB – Sindacato generale di base Rimini4Gaza Coordinamento ultimo giorno di Gaza Rimini Mani Tese Faenza Ravenna antisfratto Ravenna antifascista Campagna Per il Clima – Fuori dal fossile Reca Rete no Rigass no Gnl Spartaco Ravenna Greenpeace gruppo locale Rimini Potere al Popolo Ravenna Rifondazione Comunista di Ravenna Sinistra Italiana Emilia Romagna Consulta Provinciale Antifascista di Ravenna Coordinamento No Nato Osa Ravenna Circolo Italia Cuba “Vilma Espin” Ravenna USB Emilia-Romagna BDS Bologna Federazione Emilia Romagna Partito dei Carc Italia Nostra sezione di Ravenna Giovani Palestinesi BDS Modena Radici Del Sindacato CGIL Ravenna Partigiani per la pace Cesena Associazione Femminile Maschile Plurale Ravenna Adl Cobas Life.
Per adesioni: coordinamentobdsravenna@gmail.com
LE FOTO
6 agosto davanti i cancelli della Curti (organizzata da Faenza per la Palestina)
9 agosto davanti l’Autorità Portuale di Ravenna (organizzata da Slai Cobas)
6 settembre Flash Mob a Punta Marina (organizzato da Cgil e La Via Maestra)
La deputata Ouadid Bakkali manifesta a Punta Marina
Ottimo lavoro. Dovrebbe farlo ogni Provincia d’Italia. Scovare i traffici con Israele, manifestarsi e contestarli. Non e’ solo importante se si riesce a bloccarli.
E’ importantissimo che la popolazione sappia e sia consapevole di quello che succede nel suo territorio.
Controllo del territorio: questa e’ sicurezza.