Bologna: abolire il carcere minorile (per cominciare)

un commento di VITO TOTIRE (*) allo stiracchiato report semestrale dela Ausl-Bologna.

Gli stereotipi lombrosiani sono duri a morire…ma auspichiamo un percorso di superamento come quello dei vecchi “ospedali psichiatrici”.

A proposito del secondo rapporto semestrale 2017 relativo al carcere minorile del Pratello di Bologna e dei 4 casi di scabbia (ma non solo questo).

Si trascina con piglio stanco e burocratico la prassi dei rapporti semestrali sulle carceri da parte dell’Ausl di Bologna. Pare che la Ausl viva questa incombenza come un fastidio senza cogliere la opportunità che essa rappresenta. Il momento è particolarmente critico per l’universo carcerario in Italia per ragioni generali (è incerto il destino del nuovo regolamento penitenziario) e per il reiterarsi di eventi drammatici (suicidio di un giovane agente penitenziario a Oristano, notizia diffusa ieri sera da Radio Carcere).

Di solito i reports bolognesi – Dozza (adulti) e Pratello (minorile) – venivano licenziati insieme. Quelli relativi al secondo semestre 2017 li abbiamo chiesti il 3 gennaio 2018. Questa volta i tempi di redazione sono dissociati. Il report Dozza lo abbiamo già commentato (**). Quello relativo al Pratello lo abbiamo ricevuto solo dopo numerose insistenze; la visita ispettiva (se così la possiamo chiamare) è stata effettuata il 20.12.2017; il documento risulta redatto il 13.4.2018 e ci è stato inviato Il 17 aprile 2018.

Si potrebbe dire “buona grazia” (l’averlo ricevuto) visto che certe Asl italiane pare non redigano il rapporto e anzi a reiterate richieste rispondano “non capiamo cosa state chiedendo”. Per esempio la Asl di Bari a cui è stato chiesto il rapporto semestrale sulle carceri di Bari e di Turi (noto per aver “ospitato” Antonio Gramsci, Sandro Pertini e purtroppo tanti altri).

I PROBLEMI DEL MINORILE SONO DIVERSI DA QUELLI DELLA DOZZA: la situazione dal punto di vista fisico-ambientale NON PRESENTA LA DRAMMATICA CONDIZIONE DI INAGIBILITA’ IGIENICO-EDILIZIA DELLA DOZZA (cionostante…la scabbia). I PROBLEMI SONO ALTRI.

Una prima questione fondamentale – che esula dalla routine del report semestrale – è un interrogativo sulla esistenza stessa di un carcere per minori. Se le cose dovessero “andare bene” in Italia dal punto di vista socio-politico e culturale forse tra qualche decennio il carcere minorile “farà la fine” del vecchio opg (“manicomio criminale” il suo nome orignario) . Per l’opg infatti ci sono voluti circa quarant’anni (dalla legge 180 del 1978) per giungere alla unica conclusione possibile: il suo definitivo superamento.

Spinte sociali e ideali verso il superamento della pena detentiva per i minori non sono mancate negli ultimi decenni, ma sono purtroppo rifluite per varie ragioni in un momento in cui è pericolosamente in bilico anche il nuovo ordinamento penitenziario; connesso a questo bilico è lo scipoero degli avvocati penalisti italiani previsto per il 2 e 3 maggio (sciopero che modestamente APPOGGIAMO).

Ovviamente conserviamo memoria delle proposte abolizioniste e di quei tentativi di cambiamento che peraltro arrivarono a quasi concretizzarsi proprio a Bologna ai tempi dell’assessore “comunista” Alessandro Ancona ma furono rigettate anche a causa della reazione perbenista di una parte – minoritaria ma rumorosa – della cittadinanza di Bologna (quartiere Savena, in cui si progettava l’apertura di una struttura di accoglienza.

Torniamo all’oggi: cosa emerge dal rapporto semestrale sul minorile bolognese.

Gli “ospiti” oggi sono 20 di cui 14 “stranieri”; quindi gli “stranieri” sono il 70% (la percentuale è stata anche più alta in passato).

La potenzialità di accoglienza sarebbe per 42 persone.

C’è stata una epidemia di scabbia!

Si svolgono attività lavorative: però non vengono specificate quali.

Attività formative: non vengono specificate quali. Sono note a tutti le numerose attività ricreative, formative , culturali, teatrali ecc che coinvolgono gli “ospiti”: tutte attività importanti e meritorie per le quali sentiamo di dover ringraziare gli organizzatori e i gestori, Il problema a nostro avviso rimane l’esigenza di un “salto di qualità” verso il superamento totale della pena detentiva. Tutte le iniziative citate avrebbero un impatto ancora più positivo se non gestite in condizioni di cattività.

Sale di culto: come per la Dozza, si usa il plurale; non ci è chiaro se il plurale sia un errore.

Le nostre proposte

Come si diceva il “nocciolo” rimane la congruità della esistenza stessa di un carcere minorile.

Evacuare il Pratello e gestire per i minori pene alternative alla detenzione significherebbe poter destinare le strutture attuali a un progetto di decongestionamento della Dozza con la possibilità di ospitare nell’attuale Pratello persone in regime di vigilanza attenuata, semiliberi e chi è ammesso al lavoro esterno. Quaranta persone in meno alla Dozza sarebbero una boccata di ossigeno, ancorché insufficiente.

Forse è superfluo tornare sul tema della presenza di “stranieri”; poiché noi siamo agli antipodi della ideologia lombrosiana siamo portati a ritenere che questo dato sia il riflesso della povertà e della deprivazione sociale e non della “tendenza a delinquere”.  Certo non tutti hanno sepolto gli stereotipi lombrosiani, anzi abbiamo registrato di recente valutazioni di un settore della magistratura di Bologna tese ad accreditare l’esistenza di una asserita “proclività a delinquere. Segno evidente del fatto che la strada da noi indicata pare essere comunque ancora lunga (se appunto sopravvivono certi stereotipi).

In conclusione un percorso di dismissione delle carceri minorili (in favore di percorsi di risocializzazione alternativi alle pene detentive) presuppone una maggiore valutazione e chiarezza sui determinanti sociali del fenomeno, fra questi la scarsa praticabilità degli arresti domiciliari per adolescenti poveri quindi senza casa o appartenenti a nuclei familiari disgregati e precari.

Anche per questo si deve mettere in discussione pure la capienza dichiarata per il Pratello: 42 persone, per quale motivo? Si prevede addirittura una crescita della popolazione minorile detenuta?

Ultima questione che la redazione del report Pratello lascia aperta è: anche l’attuale tornata dei rapporti semestrali non include riferimenti alla REMS e ad altre realtà cittadine in cui sono collocate persone private della libertà.

Col passar del tempo abbiamo visto che il garante nazionale ha spostato la nostra tesi. Certo non ne facciamo una questione di paternità, anzi che Mauro Palma – a sua insaputa – abbia rilanciato proposte che noi facevamo già da anni è un fatto positivo. Sono invece le istituzioni che tacciono colpevolmente mostrando indifferenza totale su un tema che invece è di grande importanza. Eppure l’allargamento della vigilanza è necessario e urgente, anche se le attività delle Asl devono rispondere a parametri ispettivi efficaci e “normali” (cioè vera vigilanza con poteri prescrittivi e sanzionatori).

Allargamento significa:

REMS : in cosa si differenzia davvero la gestione delle Rems rispetto ai vecchi opg? Per fare un esempio: IL FILO SPINATO CHE E’ STATO COLLOCATO LUNGO LA RETE DELLA REMS DI VIA TERRACINI DI BOLOGNA DEPONE PER UNA STRUTTURA SANITARIA O CARCERARIA? RIVENDICHIAMO CHE IL FILO SPINATO VENGA TOLTO E CHE LA REMS ENTRI NEL NOVERO DELLE STRUTTURE DA VIGILARE.

Celle della questura: il “suicidio” consumatosi a Bologna di recente (***) non ha “convinto” Ausl e istituzioni che quel sito deve essere incluso nelle strutture da vigilare in quanto si “ospitano” persone private della libertà? Essendo inclusa la Ausl avrebbe rilevato che le telecamere non funzionavano e che la linea di comando per gli interventi di emergenza non era affatto chiara? Sul luttuoso evento abbiamo ampiamente detto la nostra opinione: inascoltati – ma purtroppo è ”normale” – però non consideriamo chiusa la vicenda.

Siti in cui si effettuano tso cioè trattamenti sanitari obbligatori: Ottonello , SPDC, altri siti con tso non dichiarati ma di fatto…

Cie (dove ci sono, non è il caso oggi di Bologna ma va ricordato che quando a Bologna esisteva il CIE le istituzioni non vollero affrontare il problema).

Su questi temi (condizione dei cittadini privati della libertà) – dopo anni di non dialogo – proporremo incontri formali a Ausl, Regione, curia vescovile, sindacati dei lavoratori, forze politiche e sociali.

Bologna, 20.4.2018

(*) Vito Totire a nome di: circolo Chico Mendes e Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria Francesco Lorusso

(**) cfr  Carceri/Bologna: così non va ma anche Carcere Dozza: la pagliuzza e la trave e Carcere di Bologna: l’istituzione totale ha fallito ancora

(***) Sul “suicidio” di Cheikou Oumar Ly in “bottega” vedi Non archiviare la morte di Cheikou e gli articoli precedenti

LA FOTO è di una porta dell’antico carcere di Genova

 

Redazione
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