Bonifiche: i sindaci dormienti di Pianoro e Loiano

di Vito Totire

CON QUESTO RITMO NEL 2500 NON SAREMO ANCORA “ASBESTOS FREE” (LIBERI DALL’AMIANTO)

Da Loiano giriamo lo sguardo verso Pianoro … Risulta che il sindaco di Loiano abbia emanato una ordinanza per chiedere alla proprietà degli immobili di via delle Croci di sapere entro 15 giorni se quello che sembra cemento-amianto lo è davvero e per chiedere, nel caso fosse amianto, un piano di bonifica entro 60 giorni. E risulta che la Ausl abbia detto che se fosse amianto ci sarebbe un problema di sanità pubblica (lo avrebbe detto nell’ottobre 2020).

Prima no? La condotta Ausl potrebbe forse essere interpretata ricorrendo alla psicoanalisi… Quello che non quadra è il “fattore tempo”. Abbiamo segnalato il capannone al comune il 9 dicembre 2019. Se dovesse emergere una natura amiantifera delle coperture (chiunque abbia un minimo di esperienza si sbilancerebbe “a occhio” ma, per carità, apettiamo l’analisi al microscopio) vorrebbe dire che dall’avvistamento alla bonifica saranno trascorsi almeno 16 mesi ; si rischia di fare il replay della ex-piscina di via del Boschetto, sempre a Loiano. Ma con un’aggravante: in via del Boschetto la proprietà non pareva e/o non era in grado di supportare l’onere economico della bonifica.

Se ci mettiamo sedici mesi a capannone il territorio italiano rischia di avere ancora amianto nel 2500.

Ammesso che quello di via delle Croci sia amianto… la vicenda è davvero inquietante:

  1. Grazie alla Regione Emilia-Romagna e al suo presidente (sostenuto dai Verdi… del sole che ormai piange) è stato boicottato l’unico approccio ragionevole alle bonifiche: censimento con obbligo di autonotifica, monitoraggio e bonifica
  2. Nonostante il boicottaggio della Regione i sindaci hanno piena facoltà di fare un’ordinanza nel senso appena illustrato come già alcuni Comuni dell’Emilia Romagna e di altre regioni; per non andare lontano San Lazzaro di Savena e Pianoro (di cui diremo poi)
  3. La Ausl fin dal momento del primo sopralluogo doveva esigere dalla proprietà l’accertamento immediato e la comunicazione della natura dei materiali; in caso di mancata collaborazione doveva prelevare un campione e analizzarlo; perché non lo ha fatto ?
  4. Prima della “scoperta” del capannone di via delle croci da parte dell’AEA (Associazione esposti all’amianto) da quando il capannone versava nelle attuali condizioni?
  5. Che succede poi nei territori limitrofi? Andiamo a Pianoro che pure ha fatto un’ordinanza per la bonifica, anche se meno esaustiva di quella di San Lazzaro (e gestita in maniera molto discutibile); basta vedere le foto: una riguarda un capannone in località Zena (neve, escursioni termiche, vento, piogge acide, contribuiscono al degrado delle copertura e alla diffusione aerea delle fibre di amianto), l’altra riguarda un’abitazione che pare abbandonata nel centro di Pianoro vecchio, via Irma Bandiera, sotto finestre di abitazioni civili; ci chiediamo cosa si aspetti a bonificare…
  6. I SINDACI DEVONO CON URGENZA EMANARE ORDINANZE PER UN INTERVENTO CAPILLARE DI CENSIMENTO-MORITORAGGIO-BONIFICA; l’amianto di per sé è cancerogeno. E molti studi dimostrano come l’inquinamento veicoli anche altri fattori di rischio come i virus; e qualora ritenessimo questi studi contraddittori o non esaustivi (in effetti esistono alcune incertezze) in quanto a nocività LE FIBRE DI AMIANTO “BASTANO” DA SOLE…

Bonifica rapida del territorio e i sindaci si sveglino… invece di oscillare fra lamentela e paralisi.

 

Redazione
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