Canta che ti green-pass

di Gianluca Cicinelli

In un Paese normale il green pass dovrebbe essere visto semplicemente come una prolunga del patto sociale. Quando entro in un negozio e acquisto del cibo o dei macchinari o dei farmaci che qualcuno ha verificato non essere nocivi alla mia vita. Là il green pass viene esibito sotto forma di controlli che altre autorità hanno fatto. Se l’esercente vende cibo scaduto o giocattoli non a norma dei criteri di sicurezza va sanzionato per evitare che continui a nuocere. Così come occorre un certificato antimafia per partecipare agli appalti. O un certificato di sana e robusta costituzione fisica se fai attività in una palestra, che altrimenti risulterebbe responsabile della tua invalidità o morte per non aver controllato. C’è anche lo scontrino fiscale, un green pass che permette al commerciante di affermare con fierezza di non essere un evasore fiscale oppure a te di dire che è un evasore fiscale se non te lo rilascia. Un patto sociale appunto, che ha le sue radici nella Costituzione, quel sistema d’indirizzo democratico della vita individuale con quella sociale che ci permette, in linea di massima, di fidarci l’uno dell’altro.

Noi però non viviamo in un Paese normale. Io poi abito nella città meno normale di tutte, Roma, dove se passi con il rosso e ti fanno la multa l’automobilista torna indietro e picchia il vigile o se la fa togliere da altri vigili. Dove la mondezza resta in strada per mesi e chi la deve raccogliere firma atti pubblici falsi per avere i soldi di un servizio non effettuato. Dove entrando in un ufficio pubblico, in cui il dipendente è tutelato da un sistema mafioso che lo rende quasi totalmente intoccabile, dubiti che una riforma sarà efficace quanto un Kalashnikov. Dove quasi tutti hanno un amico che gli risolve un problema burocratico, accelera la pratica per il passaporto, fa una telefonata di presentazione per cui dovrai ringraziarlo con un favore a tua volta. Dove se prendi i mezzi pubblici sai quando esci di casa ma non sei sicuro di farvi ritorno, dove da mesi non c’è nessun controllo nè dei biglietti nè del distanziamento nè della presenza dei dipendenti alle fermate metro. Dove se sei handicappato e provi a uscire di casa devi sperare di ricevere i poteri di Devil per sopravvivere. Dove il posto macchina dell’handicappato è a tempo pieno occupato dal suv dell’avvocato del piano di sopra che ha conoscenze in Municipio oppure l’avvocato ha direttamente lui il permesso auto dell’handicappato, pur essendo in ottima forma.

Se fossi il responsabile dei programmi Netflix in Italia realizzerei a Roma il più grande reality mai visto, piazzando dal 6 agosto centinaia di telecamere all’ingresso dei bar e dei ristoranti, delle stazioni ferroviarie, in tutti i luoghi previsti dal decreto che rende necessario il green pass, e mi farei sponsorizzare da Lottomatica per raccogliere le scommesse sulle possibilità di sopravvivenza o sul grado delle ferite riportate da chi dovrà chiedere a chi accede di esibire il green pass. Magari anche una sponsorizzazione dall’Accademia di Arte Drammatica, per premiare il testo e la performance più originale di scuse per entrare senza il green pass. Se esistesse poi un’Associazione dei Falsari Italiani, gli andrebbe affidata la premiazione per il miglior falso green pass del mese, consegna il premio Vittorio Sgarbi. Con un decimo dei soldi degli sponsor ci vaccineresti tutta l’Africa, tutti i Paesi poveri dell’Asia e dell’America latina, che il vaccino e la vita se li meritano molto più di questa ormai insopportabile sedicente “civiltà” occidentale industrializzata.

Roma è particolare e ne parlo perchè la conosco come le mie tasche, qui c’è il potere e si sa che se la Capitale è infetta la nazione è usa-e-getta, non mi sembra però che il resto del Paese ci stupisca per una maggiore civiltà. E non parlo della rappresentazione dei giornali ma dai dialoghi quotidiani con amici che abitano sia più a nord che a sud di Roma. Le comunità sono ormai chiuse in circoli dove basta una parola polisemica (mi scuso con i no vax che leggendo polisemica sobbalzeranno e si chiederanno quale complotto nasconda) che venga intesa nel senso che non gli ha dato chi l’ha pronunciata, per causare espulsioni e faide. Per questo è stato sbagliato puntare sul green pass come discriminante della futura convivenza. Con i fascisti e nazisti nostrani che usano la pelle di quelli a cui l’hanno tolta anni fa, nei campi di concentramento e nelle camere a gas, per denunciare la dittatura sanitaria. Anche lì per esempio, contro i rigurgiti e le insegne neofasciste c’è una legge per contrastarli, la legge Mancino, che vale quanto il green pass, cioè quasi zero.

La chiave contro il covid era ed è il vaccino. Che forse non è esatto chiamare vaccino ma, chiamatelo come diavolo vi pare, sta di fatto che le morti da covid sono crollate a cifre prossime allo zero, da quando ci stiamo vaccinando (naturalmente cifre false per chi nega anche che le morti dell’anno scorso fossero dovute al covid). E sta di fatto che il 99% dei ricoveri attuali riguardano non vaccinati. Su questa strada il governo avrebbe dovuto forzare la mano. Gli sforzi per garantirci salute e vita vanno incentrati sulla prevenzione e non sulla pena, che, come abbiamo visto e come dimostra la storia italiana, alla fine viene sempre evitata in qualche modo, perchè la certezza del diritto è labile, soprattutto in questo periodo di grande confusione storica. E se a oggi, nonostante il generale degli alpini Figliuolo vanti risultati insperati, lo dico senza ironia, soltanto la metà della popolazione ha completato le vaccinazioni, è evidente che ciò che non ha funzionato da parte dello Stato riguarda le mancate vaccinazioni dell’altra metà della popolazione. Le scorte non adeguate dei vaccini subordinate ai capricci delle case farmaceutiche sono state sanzionate come verrà sanzionato, vedremo, chi non ha il green pass? Di certo no.

La conseguenza sociale che si profila con l’introduzione del green pass sfugge ancora a molti. Si dà uno strumento ai no vax (voglio andare a casa loro e controllare l’armadietto dei medicinali e chiedere conto di tutti i singoli componenti delle medicine che assumono comprese le creme naturali per lenire i dolori. E voglio vedere quale operatore telefonico o provider d’internet o ente previdenziale a cui sono legati gli assicura l’anonimato che reclamano per il covid) si dà ai no vax uno strumento attaccabile legalmente e che propone un modello di stato che corrisponde, anche se non lo fosse nell’intenzione, esattamente a quello contro cui dicono di combattere. Da questa crisi uscirà un modello sociale che difficilmente in seguito potrà essere moderato dalla Costituzione, in quanto gli individui non sono più disposti a cedere la loro parte di responsabilità negli affari collettivi. Si delineano delle enclave separate dove ognuno si fa le sue leggi e se non ti stanno bene cambi città o paese o villaggio. Cosa fare? Se lo chiedeva già il tipo col pizzetto che ha provocato quel casino in Russia, ma visto com’è finita non m’ispirerei a lui per la risposta. Perchè la risposta a questo punto difficilmente sarà collettiva e ognuno penserà a sè e non soltanto per il covid, questa è esattamente la piega che sta prendendo la nostra società, facendo il gioco del potere economico e finanziario. Che non lo capiscano i no vax non mi sorprende, sono il prodotto del decadimento culturale degli ultimi cinquant’anni, loro sono la negazione della vita sociale. Il resto sì, mi stupisce, ma per fortuna non conto una minchia e non posso vendicarmi del decadimento cerebrale altrui.
Allora: ci vediamo su Netflix dal 6 agosto. Titolo provvisorio “Com’era green il mio pass”.

ciuoti

19 commenti

  • OMMIODDIONO anche in Bottega!
    Da giorni litigo quotidianamente con la mia lettura del Manifesto, su cui è in corso un martellamento -degno davvero di miglior causa- di articoli dai toni irridenti, quando non decisamente insultanti, rivolti ai contrari al green pass, che siano o meno scesi in piazza in questi giorni, e a prescindere dalle motivazioni che li muovono (ho letto con sgomento «rivendicano la libertà di infettare»!!!). Per scrupolo di coscienza personale mi sono anche controllata altri articoli, per esempio quelli sui sostenitori di Trump che hanno dato assalto al Campidoglio, e persino lì prevaleva sullo sfottò la volontà di interpretazione del fenomeno.
    Adesso no. Il Manifesto se la prende persino con il nutrito gruppo di medici che dal marzo 2020, volontariamente, dà assistenza ai malati di Covid a domicilio, proponendo cure precoci a quanto pare molto efficaci, e che ha manifestato perché non riescono a farsi ricevere da Speranza per sottoporre alcune proposte di protocolli.
    Quindi capirete il mio sconcerto: anche in Bottega? Ma siccome a voi voglio molto bene qualcosa ve la devo pur dire.
    Accantoniamo un momento i vaccini, occupiamoci del green pass.
    Uno strumento:
    ILLOGICO perchè il pass per il museo o il teatro e non per il supermercato o la 90 (x i non milanesi la circolare sempre affollatissima e insalubre anche senza Covid)
    ASCIENTIFICO i vaccinati si ammalano molto meno ma si infettano e possono infettare
    CLASSISTA il ricco può farsi tamponare dall’infermiere di fiducia quando e quanto vuole per andare al ristorante, il povero -specie se tiene famiglia- deve farsi bene i suoi conti in tasca anche solo se vuole portare i pargoli da MCdonald.
    Non serve quindi per contenere effettivamente i contagi in sé come strumento ma è una forma di obbligo vaccinale surrettizio, peraltro come il post di Cicinelli ben descrive, sarà uno strumento all’italiana e quindi pressoché inutile.
    Lo Stato dovrebbe invece assumersi il coraggio politico -e scientifico- di imporre l’obbligo vaccinale, operazione che peraltro gli è riuscita benissimo senza intoppi con l’orrendo Decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori per i minorenni.
    Quanto alla sinistra, vorrei che qualcuno mi spiegasse con quale coerenza ha levato gli scudi contro l’apartheid nei confronti degli anziani proposto illo tempore da Toti e adesso bolla come pazzo irresponsabile chi critica il green pass, strumento che nei fatti vorrebbe mettere in atto un impedimento di movimento analogo («ai domiciliari chiusi in casa come sorci», n’est ce pas?).
    Trovo spaventevole che non ci si accorga non solo del classismo di cui ho detto sopra, ma di quali porte potrà spalancare il green pass e di quali armi stiamo dando contemporaneamente a Confindustria e alle destre cavalcanti (fortunatamente nelle piazze -e con argomenti migliori- non ci sono solo loro, ma * compa sono poco visibili, anche se non per la occhiuta La Morgese).
    Io -appunto- sono molto spaventata. In questi giorni penso molto spesso a Marge Piercy e al suo Sul filo del tempo, e alla divaricazione di futuri che ci aspetta, sempre più sbilanciata.
    Mi aiuterebbero voci autorevoli che mettano i paletti a questa deriva.

    • Gianluca Cicinelli

      Credo che lei non abbia assolutamente letto l’articolo o non sia andata oltre le prime righe, altrimenti avrebbe capito che è esattamente contro il green pass.

      • Ci tengo a rassicurare: amo molto i post di Cicinelli, che leggo sempre con attenzione
        Il mio OMMIODDIONO è sorto spontaneo nel ritrovare anche qui l’invettiva generalizzata e ribadita verso indistinti “no vax” (che noia sta etichetta) prodotto del decadimento culturale degli ultimi cinquant’anni, e negazione della vita sociale, ecc ecc
        Si può scrivere contro il green pass senza che per forza prendersela anche con “quelli là”?
        E se “fossimo in un paese normale” il green pass sarebbe ok?
        baci

        • Grazie per l’apprezzamento, la mia obiezione è semplicemente relativa a un contenuto che non avevo espresso. Sì, se fossimo un paese normale lo scontrino fiscale e un certificato di buona salute sarebbero normali. Vede, anzi vedi, sono totalmente d’accordo con quel che dici sulle cure da sviluppare, da ricercare, da praticare il più possibile fuori dagli ospedali. Ma perchè mettere in contraddizione le cure con quella che dovrebbe essere prevenzione, appunto il vaccino? Sulle schedature sono più pessimista di te, ma da prima del green pass. Ho cambiato operatore telefonico da poco, ho persino dovuto inserire un video in cui dicevo chi ero e che aderivo alla proposta, mancava solo una copia di Repubblica tra le mani e il ricordo sarebbe andato a giorni infausti della nostra storia. Un saluto
          Ps Non ti ho risposto sui no vax. Certo che non sono tutti uguali. Ne condivido le preoccupazioni perchè è innegabile che questa è una sperimentazione anche se sembra aver prodotto buoni risultati. Ma quando fai un articolo e parli in generale ti rivolgi a quelle stesse folle che individuano in generale nei sostenitori non tanto del vaccino ma della sua necessità dei servi delle multinazionali farmaceutiche.

  • Anche al sottoscritto piacciano molto i post di Cicinelli, ma stavolta mi permetto di non condividere. Chiedo solo una cosa: se il vaccino ti dà l’immunità perché prendersela tanto con i non vaccinati che al massimo dovrebbero provocare danno solo a se stessi. . Non è santo della mia devozione, ma condivido totalmente quanto scritto ieri da Cacciari su La Stampa
    Buon pomeriggio con immutata stima per Cicinelli.

    • Grazie per la stima anche a te, spero sia chiaro che è reciproca, se fossimo d’accordo su tutto sarebbe preoccupante. La domanda che poni merita risposta. Io sono una persona semplice, cioè faccio tante domande proprio perchè mi ritengo ignorante su materie che non ho studiato, non solo la medicina ma tutto ciò che è scientifico. Naturalmente qual è il limite di questa impostazione, che se io avessi chiesto agli ingegneri di Autostrade se il ponte Morandi era solido quelli mi avrebbero risposto di sì e poi sarebbe crollato lo stesso. Intendo dire che mai come adesso la scienza ci dimostra i suoi limiti, quindi la mia risposta alla tua domanda è basata su quello che credo di aver capito e non su quello che certamente è. Il non vaccinato allarga la soglia di diffusione del virus nel suo complesso, questo ho capito. Tu la poni come se andando in macchina insieme tu decidessi di non mettere la cintura di sicurezza e in caso d’impatto ne faresti le spese soltanto tu, io ho capito che invece è come non mettere l’olio dei freni nella macchina e mettere a rischio la sicurezza di tutti quelli a bordo. Ne sono certo? Abbastanza ma non ho strumenti per dire che è assolutamente così. Però una piccola certezza ce l’ho e l’ho espressa nell’articolo. Questo ragionamento contro il vaccino dovrebbe valere per tutto. Con il cibo, con i liquidi, con l’omeopatia, con l’allopatia, respirando, noi inseriamo nel nostro corpo sostanze di cui spesso soltanto anni dopo scopriamo la pericolosità. Non controlliamo tutto, un mio amico ha sviluppato una dermopatia con una crema omeopatica all’arnica contro il dolore. Hai voglia a leggere il foglietto, in apparenza non c’è nessun elemento che dovrebbe provocarla, probabilmente, gli disse l’omeopata, la sua particolare acidità della pelle a contatto con la crema aveva provocato un problema che non capita quasi mai a nessuno. Pensa tu con i vaccini che non sappiamo tra dieci anni che effetti ci faranno, ma al tempo stesso di sicuro in questi mesi hanno ridotto il numero dei morti e per questo li ritengo utili sperando, non sapendo ma sperando, che la maggior parte degli scienziati siano persone con una cosicienza maggiore degli ingegneri del ponte Morandi. Spero di essermi spiegato, senza nessuna pretesa di convincerti, un abbraccio.

  • Non mi hai convinto, ma contraccambio sinceramente l’abbraccio perché opinioni diverse, molto spesso, appartengono a persone simili,.

  • riunire in un solo articolo una sequela simile di falsità date come verità assolute era difficile, ma ci sei riuscito Gianluca. Constato che quella che era “la sinistra della sinistra” si è ridotta a definire chi scende in piazza “il prodotto del decadimento culturale degli ultimi cinquant’anni, loro sono la negazione della vita sociale” (detto da chi propone il distanziamento sociale e la discriminazione tra cittadini di serie A-vaccinati e serie B-nonvaccinati fa sinceramente sorridere). Fai finta di essere dubbioso, in una risposta, ma poi spari frasi come “forse non è esatto chiamare vaccino ma, chiamatelo come diavolo vi pare, sta di fatto che le morti da covid sono crollate a cifre prossime allo zero, da quando ci stiamo vaccinando”: come giornalista d’inchiesta dovresti almeno aprire Internet per confrontare i dati delle morti covid dell’anno 2020 alla stessa data e stagione odierna e constaterai che le cifre erano ancora più basse di quelle attuali (solo per fare un esempio delle verità assolute che ci sottoponi). Non ti sorprende essere diventato omogeneo alla narrazione dominante, dopo tanti anni da dissenziente?

    • Caro Fabio, piacere di sapere che sei un lettore della Bottega. Visto che la butti sul personale vorrei ricordarti che non ero io a festeggiare la rivoluzione d’ottobre ancora negli anni 90 come una spinta propulsiva del presente, quindi le tue analisi politiche per dare il bollino di cosa è sinistra vera mi lasciano indifferente. Ti lascio perciò in compagnia dell’allegra brigata del neofascismo italiano in piazza a spiegarci cosa è la libertà e cosa è il dissenso. Con immutato affetto personale ti abbraccio.

      • purtroppo la sinistra vera è la tua, non mi sembra ce ne sia altra in giro e di certo io non la cerco (quindi non do bollini, visto che il mio giudizio è negativo sull’insieme di ciò che oggi si autodefinisce “sinistra”): una sinistra che oggi schifa la rivoluzione d’ottobre, ma plaude alle misure autoritarie per gestire un’emergenza sanitaria. Ti lascio in compagnia di Mario-se-non-ti-vaccini-muori-Draghi e della fede nella nuova superstizione in una Scienza unica e infallibile, dando la caccia alle streghe in stile maccartista a chi etichetti come “no vax” in piena sintonia con il vangelo a reti unificate. Curioso, poi, che tu consideri bizzarro parlare di rivoluzione d’ottobre e poi suggerisci un imperio del “collettivo” sulle libertà individuali in perfetto stile totalitario.

  • domenico stimolo

    Sarebbe belle sapere cosa pensano i residenti dei Paesi dove, per l’ingordigia de Luoghi ricchi e la buona attesa di lauti profitti delle aziende farmaceutiche, non riescono a vaccinarsi. Sono contenti di morire “come le mosche” per covid o per altro, che ancora gira abbondante, che non esiste più nei Luoghi ricchi e satolli?
    Lo stesso, cosa ne pensano i tanti poveri, emarginati, senza tetto e immigrati sfruttati che cercano di sopravvivete in Italia?
    Si sa, la pancia piena obnubila la mente!
    Consiglio di sentire “ pigliate ‘na pasticca” del grande Carosone
    https://www.youtube.com/watch?v=YbQlYvpPrHg

    In ogni caso può aiutare la riflessione.

  • Francesco Masala

    secondo me ci sono delle domande da farsi

    1 – dopo i vaccini i morti sono diminuiti?

    2 – le case farmaceutiche fanno i loro interessi?

    3 – il potere politico e i partiti politici (nessuno escluso), in questi tempi ultraliberisti, hanno la volontà, la forza, la lucidità, la coerenza, l’integrità per riuscire a imporre delle regole ai soggetti economici (case farmaceutiche, imprese siderurgiche, produttori d’armi, per fare degli esempi) in tutti i casi in cui gli interessi privati possono essere in contrasto con gli interessi generali)?

  • A proposito di vaccini, vorrei ricordare che all’epoca della polio si è imposto il Salk (avevano le scorte da smaltire), che ha fatto dei danni devastanti, e si è snobbato il Sabin, che è stato donato gratis.
    Adesso siamo ancora in una situazione peggiore!

  • Pio Russo Krauss

    Rispondo alla domanda di Masala (“dopo i vaccini i morti sono diminuiti?”). Sì. Lo dicono i dati. Anche se le domande più corrette sarebbero: “chi si vaccina muore di meno di chi non si vaccina? Chi si vaccina e contrae il covid lo ha in maniera meno grave (soffre di meno)?”. E le risposte sono sempre: “Sì, lo dicono tutti i dati” (vedi per esempio https://www.iss.it/covid19-faq/-/asset_publisher/yJS4xO2fauqM/content/id/5799698).
    Rispondo alla seconda domanda (“le case farmaceutiche fanno i loro interessi?”). Sì, certo, mica sono enti di beneficenza. Ma anche il panettiere dove compro il pane, il contadino della coldiretti dove compro le verdure, l’azienda che ha fabbricato il computer che sto usando e quella del divano dove sono seduto. Se dovessi servirmi solo di beni dati da soggetti che non perseguono il loro interesse sarei già morto da tempo.
    Nella società da sempre ci sono tendenze autoritarie e negli ultimi tempi si è diffusa una certa intolleranza e la voglia di imporre la propria visione e volontà (vedi la cultura che soggiace al maggioritario e ai premi di maggioranza, i vaffa grillini, la riforma costituzionale di Renzi ecc.). Credo che tali tendenze ci siano anche riguardo all’epidemia di covid ed è bene contrastarle. Ma tendenze autoritarie, fino a francamente fasciste e antisociali, ci sono ancor più nel variegato mondo delle persone contrarie ai vaccini, alle mascherine, al green-pass ecc.
    Io sono contrario all’obbligo vaccinale (sia per le vaccinazioni dell’infanzia di cui al decreto Lorenzin, sia per il covid), perché bisogna avere rispetto per chi ha paura di vaccinarsi, per chi è ideologicamente contrario ecc. Ma poiché c’è un’epidemia in corso e l’epidemie se non contrastate hanno conseguenze tragiche (soprattutto perché sono fenomeni esponenziali) chi non si vaccina, poiché si ammala molto di più di chi si vaccina (intasando il sistema sanitario nazionale e quindi danneggiando chi se ne deve servire) e molto probabilmente (stante le attuali conoscenze scientifiche) più facilmente contagia altre persone e più facilmente fa circolare il virus e riprodurlo aumentando il rischio di varianti, chi si non vaccina dunque deve attuare pratiche che riducano tali rischi. Il green-pass è uno di tali strumenti. Nessuno è obbligato a farlo, ma se non lo fai non puoi andare in discoteca e ristoranti al chiuso e in pochi altri luoghi dove il contagio potrebbe essere più facile. Opporsi a questo non mi sembra per niente di sinistra. Ho sempre pensato che la sinistra è razionale e sociale, mentre la destra è irrazionale, individualista e egoista.

    • Giuliano Spagnul

      Grazie! Così finalmente so che sono di destra, dato che sono conscio della parte preponderante di irrazionale che mi guida, che spesso sono antisociale e quasi sempre, ma forse senza il quasi, egoista!

  • Mariano Rampini

    Credo che in tutte le suggestioni proposte dall’intervento dell’autore Cicinelli, manchi un elemento importantissimo. Cioè cosa è un vaccino. Che non è una cura ma solo e soltanto uno strumento di prevenzione. Impedisce cioè (almeno nella sua accezione più comune) il diffondersi di una determinata malattia che, una volta diffusasi va trattata con altri farmaci. Detto questo – ho 67 anni compiuti – vorrei ricordare cosa accadde tra gli anni 50 e 60 con le epidemia di tubercolosi e di poliomelite. Da bambino, entrando a scuola, vedevo altri bambini muoversi a fatica indossando strane apparecchiature (sembravano più attrezzi di tortura ) che permettevano loro di muoversi. Chiesi di cosa si trattasse e mi fu risposto che erano i “malatini” di poliomelite. Con il passare degli anni e con le necessità lavorative (molti anni, in realtà) fui giocoforza costretto a informarmi, a leggere e a studiare. Scoprendo con raccapriccio che i primi tentativi di vaccinazione contro la polio ebbero effetti nefasti. Ci furono molti morti, motli più di quanto si possa pensare e il sistema di prevenzione della malattia subì una svolta soltanto con Sabin che, peraltro, pur essendo un ricercatore, regalò al mondo i diritti sulla sua scoperta. Quelle vaccinazioni eradicarono (quasi) la polio che però, almeno nell’occidente industrializzato è del tutto scomparsa. I vaccini, quindi, servono: uguale destino della polio ha seguito il vaiolo (altra malattia terribile) mentre la Tbc è rimasta in qualche sparso focolaio nel mondo ma con numeri esigui grazie anche all’effetto barriera delle vaccinazioni. Parlare male dei vaccini, quindi mi sembra controproducente. Lo si fa perché big pharma (ho lavorato come giornalista per giornali professionali di medici, farmacisti e infermieri) ha fatto di tutto per guadagnarsi una cattiva fama. Soprattutto nel momento iun cui sono stati introdotti i sistemi di sanità pubblica. Sono state fatte carte false (nel vero senso della parola) per far sì che un farmaco innovativo (sul suo significato ci sarebbe da discutere ulteriormente) venisse inserito nei prontuari: ne derivavano benefici economici per le aziende nell’ordine di svariati miliardi. E, al contempo, si assisteva al fenomeno del consumismo farmaceutico (mi riferisco agli anni 70, 80 e primi 90) nel corso dei quali la spesa farmaceutica nazionale lievitò a livelli impensabili, costringendo lo Stato (nel nostro caso quello italiano) a misure di contenimento che, alla fine, hanno gravato su tutti (ticket, note Aifa e via dicendo). Effetto? L’industria farmaceutica è cattiva e malvagia. Vero, ma come in tutte le cose, solo in parte: non vanno dimenticati i farmaci che hanno avuto un impatto positivo sulla nostra vita come gli antibiotici (oggi sotto attacco a causa di un loro uso smodato e della conseguente antibioticoresistenza ) o le ciclosporine che hanno permesso lo sviluppo della chirurgia dei trapianti. Ne ho citati solo due ma ce ne sono tanti altri. A fare le spese dei comportamenti scorretti di big pharma siamo stati tutti: sia perché abbiamo subito restrizioni a volte ingiustificate nella concedibilità di un farmaco, sia perché si è persa fiducia nei confronti dei tanti ricercatori che pure lavorano per il bene degli altri. Occorre quindi cercare di fare un passo indietro e andare a cercare le radici del problema green pass. Cosa lo rende necessario? Il fatto che ci siano parti di popolazione che, sulla scorta di quella fiducia perduta guardano con sospetto ai vaccini che sono farmaci e come tali – ricordando che in greco antico la parola ha il doppio significato di cura e di veleno – possono avere effetti collaterali e reazioni avverse. Ma restano un’arma formidabile contro le epidemie. Qualsiasi imposizione, quindi, appare spropositata rispetto agli effetti. Ma dimentichiamo che questi farmaci sono sotto osservazione costante (non tutte le organizzazioni scientifiche sono al soldo dell’industria: cito per tutte la Cochrane Collaboration, organizzazione che sottopone gli studi presentati dalle aziende a una attenta verifica e a un serrato confronto con tutti gli studi esistenti su un determinato intervento sanitario), sono “nuovi” cioè non hanno alle spalle un uso prolungato che ne possa indicare con la massima precisione eventuali effetti negativi. Tutto vero, senza dubbio. Ma se siamo malati di cuore e ci viene prescritto un farmaco innovativo, che facciamo? non lo prendiamo perché non sappiamo se ci farà davvero bene? Insomma, ritengo che il dibattito sulla vicenda green pass (è un’imposizione come quella del divieto di fumare nei luoghi chiusi: ricordo i cinema di un tempo dove si entrava in una coltre azzurrina di fumo…) ma se ben spiegata (cosa che non è stata fatta) può anche risultare meno gravosa. Concludo questo mio lungo intervento (mi perdonerete amici carissimi) ricordando un fatto importante e per farlo torno un attimo indietro: ho scritto che esistono ancora sacche di Tbc, ma dove? Nei Paesi dove non c’è stata una campagna vaccinale completa. Lo stesso può dirsi per il Covid (il virus appartiene allo stesso ceppo, cioè è parente alla lontana, dell’influenza stagionale): per debellarlo del tutto occorre che le licenze dei vaccini vengano abolite e sia concesso a chi è in grado di farlo, di produrli autonomamente. I virus sono nemici insidiosi che automaticamente cambiano per adattarsi a ogni mutamento dell’ambiente circostante. Se non si riuscirà a organizzare campagne vaccinali anche nei Paesi in via di sviluppo (definizione eufemistica per indicare le nazioni più povere), assisteremo comunque a nuove mutazioni. E queste, se non troveranno gruppi consistenti di vaccinati a sbarrargli la strada, continueranno a girare e a mutare. Con il rischio di sviluppare – magari tra moltissimo tempo, me lo auguro – una forma contro cui non ci sia nulla da fare…

  • Giuliano Spagnul

    Credo che la discussione qui, come altrove, su vaccino sì/no, green pass sì/no e tutte le altre contrapposizioni createsi intorno all’epidemia di Covid potrebbe continuare all’infinito senza darci un minimo di contributo di sapere in più sulla questione, per il motivo principale che la vera questione in gioco sembra essere qui nascosta, se non proprio negata. Che sul vaccino, come sulle scoperte scientifiche applicate alla medicina, da sempre, ci sia battaglia e contrapposizioni, anche molto feroci, è facile appurarlo andando a vedere la storia della medicina moderna, ben documentata e analizzata da tanti testi sociologici, filosofici ecc. Ma qui per quello che ci riguarda nella situazione attuale, la crisi a cui stiamo assistendo mette in discussione qualcosa di nuovo rispetto al passato: la nostra identità politica. Già messa in crisi dal tramonto delle utopie da un lato e dal dissolversi del sistema dei partiti di massa dall’altro, qui ad andare in crisi è ciò che intendiamo per sinistra, come baluardo del razionale, del progresso, dei diritti universali ecc. e, viceversa, della destra irrazionale, razzista, illiberale e così via. Oggi nelle piazze la destra grida libertà e sui media governativi la sinistra grida sicurezza. Sembra di vivere nel mondo alla rovescia. Tutto questo nella sinistra della sinistra (diciamo così per intendere i residui della sinistra rivoluzionaria, antagonista…) è diventato scontro fratricida: ci manca solo di ritrovarci in cortei contrapposti agitando ancora una volta hazet 36 contro P38. Non sarebbe, forse, allora più utile e necessario discutere sul vero problema, che non smetterà di essere tale anche una volta finita la pandemia, e cioè cosa significa essere di sinistra e cosa di destra? Se le diverse prese di posizione sul green pass ci fanno infuriare così tanto senza neanche avere il coraggio di dire, da una parte come dall’altra, che per uno stato è lecito e doveroso prendersi la responsabilità di obbligare, o meno, i propri cittadini, di fronte a un palese pericolo collettivo, di vaccinarsi, e che altrettanto non è lecito trasformare la libertà in un qualcosa da acquisire per via premiale, allora vuol dire che ciò che s’intende come destra e come sinistra ha perso un preciso e chiaro significato. Ed è da questo, a mio modestissimo avviso, che dovremmo tentare di ripartire.

  • angelo maddalena

    è interessante notare, che nessuno di quelli che scrive, sa (o sa ma non ne parla) che ogni giorno ci mandano in aerosol attraverso i gas di scarico delle automobili il benzene, classificato dall’AIRC come cancerogeno di classe 1, e che questo contribuisce alla morte precoce di 60 mila persone ogni anno in Italia e 500 000 in tutta Europa, e che è veicolo del covid, eppure nessuno sta proponendo di abolire o ridurre drasticamente in modo concreto (ci sarebbe il modo, ovviamente, e lo sappiamo tutti qual è, lo sa anche Trump!) la circolazione di automobili, il comandante dei vigili di Verona lo disse un anno e mezzo fa: mi auguro di non vedere più automobili con un solo abitatore per le strade; la soluzione, per evitare di confondersi con Trump, sarebbe quella di viaggiare su imezzi pubblici autoriducendosi il prezzo del biglietto, lo hanno fatto per decreto a Milano e a Roma e a Torino, a gennaio del 2016, per una settimana, perché c’era l’emergenza pm10 pm 2,5, ha funzionato, per una settimana l’ATM ha stabilito che si poteva viaggiare sui mezzi pubblici senza pagare il biglietto, dipende da noi, come dice Natale Fiorucci; accapigliarsi e avvoltolarsi nei lacci del legalitarismo non aiuta, né per debellare l’avvelenamento dell’aria e di noi stessi, né per salvarsi dalla pandemia con il vaccino, esprimere ed esercitare una forza individuale non vuol dire essere egoisti, e l’ideologia di sinistra, storicamente, ha sacrificato l’individualità, hai voglia de fà!

  • angelo maddalena

    tra l’altro, Gianluca, io non avevo ben capito se la tua posizione era contraria al green pass, o meglio mi sembra che sia contraria al green pass ma per un vaccino obbligatorio, ora io sono molto perplesso ma non solo per il vaccino obbligatorio, ma del terreno o sostrato sociale e psicologico e politico che da diversi anni serpeggia, come atteggiamento verso le possibilità di gestire le ansie interiori, come direbbe Illich: qualche giorno fa sono andato in treno da Roma a Foligno, c’era un ritardo di treni, un ragazzo aspettava da un’ora a Foligno, poi ci siamo confrontati, anche perché io aspettavo insieme a lui, per farla breve: quando ho detto al ragazzo che dovremmo rispondere a questi disservizi con l’azione diretta, e cioè autoridurre il prezzo del biglietto, lui mi ha detto che effettivamente se gli avessero chiesto il biglietto, lui, che ha anche l’abbonamento, non glielo avrebbe fatto vedere al controllore, per protesta (è il terzo giorno che c’è un ritardo, mi ha detto Carmine). Poi mi ha detto che viaggia in treno perché ha fatto un incidente e non ha una macchina in questo periodo. Poi parlando mi ha rivelato quello che io pensavo già: se un pò di gente che hala macchina, si imponesse di viaggiare sui mezzi pubblici per almeno una settimana o un mese, non solo si abbasserebbe di molto la quantità di veleno nell’aria e nei nostri polmoni, ma ain più “ci sarebbe una rivoluzione”, come dice Carmine. Ora, tu dici: che c’entra con il vaccino? credo sia una questione di atteggiamento morale, di forza morale, non nel senso di moralista, di forza psicologica e politica, individuale, che poi si deve intrecciare ed è già intrecciato (è una questione di consapevolezza) con la collettività, da qui bisogna ripartire

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